Probabilmente, ad un approccio scientifico e razionale, si è preferito quello delle urla e continue contraddizioni nei salotti televisivi, che ha finito per terrorizzare i nostri cittadini e allontanarli dalla scienza.
Negli ultimi quarant’anni abbiamo assistito alla trasformazione dell’esercizio della figura del medico di medicina generale, l’architrave di un buon servizio sanitario. Architrave che negli anni si è fortemente indebolito e che oggi porta i cittadini a rivolgersi prevalentemente al pronto soccorso e riempire gli ospedali a causa di complicanze di stati morbosi non diagnostica ti e trattati per tempo a prescindere dall’eziologia, ovverosia dal fattore che provoca una malattia. Il tutto dovuto alla cronica e sempre più preoccupante carenza di professionisti, al carico di lavoro dovuto al numero di pazienti da seguire e alla mole di adempimenti burocratici richiesti per espletare la professione medica. Non di meno, all’insufficiente coinvolgimento dei professionisti nel definire gli indirizzi politici della sanità, tanto che nel tempo è prevalsa una concezione ospedalocentrica della strategia sanitaria, con gli ospedali che sono divenuti l’unico riferimento su cui far convergere le esigenze dei cittadini.
L’emergenza sanitaria che stiamo vivendo, ha semplicemente reso più evidente, plastico, un problema che origina da molto lontano e che da anni incalza la politica. Fintantoché lo si affronta negando o minimizzando l’ovvio, o peggio ancora addossando le colpe ad altri (a chi non ha un ruolo istituzionale) per aprire nuove strade, non c’è spazio per la consapevolezza che è propedeutica ad una risposta che possa farci uscire dal pantano in cui la politica ha confinato la sanità", consigliere Claudio Cia, presidente del Gruppo Consiliare Fratelli d’Italia