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Cgil, Cisl e Uil chiedono interventi alla Provincia per rilanciare l'economia in Trentino

Trento - Politiche industriali, Cgil, Cisl e Uil chiedono alla Provincia di Trento "innovazione e qualità del lavoro le ricette per uscire dalla crisi e rilanciare l'economia". Inoltre per i sindacati vanno incentivati gli investimenti privati e vanno rafforzati formazione, riqualificazione professionale e servizi per la ricollocazione.


Cgil Cisl Uil - TrentoIn Consiglio provinciale si terrà oggi una discussione sulle politiche industriali in Trentino. Sul tema intervengono anche le organizzazioni sindacali che per bocca dei segretari generali di Cgil, Cisl e Uil del Trentino, Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti, ribadiscono la centralità delle politiche di sviluppo e della formazione per affrontare una crisi drammatica come quella provocata dall'emergenza Covid-19, priorità che dovranno essere al centro anche della prossima legge di stabilità provinciale.


"Nei prossimi mesi migliaia di posti di lavoro saranno a rischio - ricordano i tre segretari generali -. Non si tratterà solo dei settori più esposti a questa crisi ossia il terziario, il turismo, il commercio e i servizi. Anche il manifatturiero soffrirà per un inevitabile calo della domanda. Per questo serve una politica selettiva di sostegno alle imprese che privilegi le aziende capaci di investire su se stesse e di qualificare la forza lavoro, rafforzando sostegno al reddito e politiche attive del lavoro per i dipendenti di quelle aziende che invece non riuscissero ad affrontare la sfida dell'innovazione.

Dobbiamo guardare oltre l'emergenza per poter disegnare una strategia comune di sviluppo fondata su sostenibilità ambientale, sulle trasformazioni digitali e Industry 4.0 e sulla qualità del lavoro".


Per Cgil, Cisl e Uil del Trentino si deve rafforzare la produttività del nostro sistema economico, che negli ultimi dieci anni è pericolosamente calata, causando una crescita del PIL del tutto insoddisfacente. "Secondo la Banca d'Italia, - ricordano Grosselli, Bezzi e Alotti - ciò è dipeso in gran parte da un calo degli investimenti pubblici ma anche da una contrazione significativa degli investimenti privati. Ciò vuol dire che le aziende stesse non puntano a sufficienza sulla innovazione dei propri processi e dei propri prodotti. Questo produce anche un calo della qualità dell'occupazione che non possiamo più permetterci. Serve allora un cambio di passo anche nelle scelte delle imprese che debbono puntare sull'innovazione per produrre maggiore valore aggiunto in tutti i settori. Non basta chiedere sostegni, le imprese debbono anche tornare ad investire".


La soluzione quindi non passa dalla riduzione dei salari e degli stipendi, né dalla messa in discussione del contratto collettivo, com'è successo alla Sicor-Fermator dove il contratto dei metalmeccanici è stato disdetto dall'azienda. "Le retribuzioni reali in Trentino - affermano i tre segretari generali di Cgil, Cisl e Uil del Trentino - sono già più basse in media di quelle registrate in Alto Adige e nel Nord-est."


Per affrontare questi nodi quindi servono strategie per lo sviluppo che necessariamente passeranno anche attraverso le risorse stanziate dall'Unione Europea grazie alla Recovery Fund.


Su questo fronte i sindacati si dicono preoccupati. "Nelle stanze della Provincia si sente ormai dire troppo spesso che le risorse europee che arriveranno in Trentino saranno poche. Se così fosse sarà una sconfitta per tutti, in particolare per la Giunta Fugatti che dimostrerebbe ancora una volta la propria incapacità di proporre investimenti strategici e ben documentati, nonché la difficoltà a negoziare con il Governo sulle partite finanziarie. E su questo il Trentino non può diventare dipendente dall'Alto Adige. Insieme, Trento e Bolzano debbono fare fronte comunque a Roma e reclamare le risorse europee necessarie a rilanciare il nostro sviluppo".

Ultimo aggiornamento: 19/10/2020 00:05:26
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