TRENTO - Non intendono restare a guardare le lavoratrici del call center di Dolomiti Energia di fronte al progetto aziendale di delocalizzare il call center che attualmente occupa
34 persone a
Trento (più
18 a Milano). Per questa ragione oggi hanno scioperato per l’intera giornata.

Il nodo della questione è il nuovo appalto che prevede che tra un anno, in base al capitolato, il lavoro oggi svolto nel primo appalto (attualmente affidato a GPI), e svolto sul territorio provinciale applicando il contratto nazionale dei metalmeccanici, sia trasferito nel secondo appalto, che gestisce una parte del servizio ma con condizioni contrattuali peggiorative e soprattutto nessun vincolo di mantenimento dell’occupazione in provincia.
Questo vuol dire che 34 posti di lavoro oggi tutelati e vincolati con la clausola sociale, nel rispetto della normativa provinciale sugli appalti, scompariranno dal nostro territorio, per essere spostati altrove e in condizioni comunque meno tutelate e con salari più bassi.
Una condizione che per la Fiom è inaccettabile. “Anche se Dolomti Energia si è impegnata a trovare una soluzione occupazione per le 34 lavoratrici che oggi operano nell’appalto GPI, è innegabile come una società a capitale pubblico, che ha bilanci molto floridi, non si fa alcuno scrupolo a risparmiare sulla pelle delle lavoratrici, con buona pace di ogni forma di responsabilità sociale. Di fatto questa scelta produrrà esuberi in Trentino e posti di lavoro meno tutelati fuori dalla nostra provincia”.
Senza un segnale chiaro da parte della società le proteste continueranno. Intanto Fiom e RSU confermano lo stato di agitazione ad oltranza e non escludono ulteriori mobilitazioni.