Con alcuni dei protagonisti del settore, l’associazione ha tracciato lo scenario del mercato, partendo dalla situazione internazionale sino alle dinamiche locali, e ha avanzato le proposte del sistema lattiero-caseario bresciano per affrontare la situazione.
È innegabile che il circuito cooperativo sia quello che, al momento, sta offrendo performance nettamente migliori, a differenza del latte venduto singolarmente dai produttori all’industria (stiamo parlando di circa il 34 per cento in Lombardia): gli allevatori fuori dalle cooperative sono infatti quelli maggiormente in difficoltà. Per questo oggi è imprescindibile l’impegno a consolidare l’aggregazione di prodotto, oltre a un approccio di filiera che coinvolga anche i settori vegetali e delle produzioni di alimenti zootecnici. “Ciò che proponiamo è il modello di zootecnia di Confagricoltura - dichiara il presidente bresciano Giovanni Garbelli -, che si basa su un’agricoltura professionale legata alla filiera e alla cooperazione, con una forte attenzione alle produzioni di qualità e alle Dop. Noi immaginiamo un allevamento e un’agricoltura basati sul concetto di intensificazione sostenibile, ovvero con maggiori risultati in termini qualitativi e quantitativi ma con meno input produttivi grazie all’uso di tecniche innovative ed efficienti”.
I
n parallelo viaggia la proposta, portata avanti in particolare dal presidente nazionale della federazione Lattiero casearia di Confagricoltura Francesco Martinoni (presidente onorario di Confagricoltura Brescia), di valorizzare le destinazioni alternative del latte, che potrebbe creare sbocchi in mercati come la cosmetica e i prodotti in polvere.
In vista della definizione della nuova Pac (Politica agricola comune) e del relativo Piano strategico nazionale, Confagricoltura Brescia ha chiesto in maniera decisa la creazione di un tavolo regionale e di uno nazionale che superino la logica degli interventi straordinari e pongano le basi per una politica agricola di ampio respiro e di continuità. “Domandiamo un confronto in Regione e al ministero - prosegue il presidente Garbelli - perché il tema venga trattato con una forte attenzione da parte delle istituzioni. Pretendiamo più attenzione al settore zootecnico, posizione peraltro già sostenuta dalla Regione Lombardia, in particolare sul latte. Al tavolo regionale chiediamo di lavorare per garantire un rapporto equilibrato tra le diverse componenti della filiera, che tenga conto principalmente dei costi di produzione”. In questo frangente, si registrano già le prime aperture, con la convocazione di un tavolo sul latte in Regione il 28 settembre e di uno ministeriale il 30. Sul fronte dei rincari delle materie prime, va poi affrontata la dipendenza dagli approvvigionamenti esteri (basti pensare che l’auto-approvvigionamento del mais dal 2014 è passato dal 70 al 50 per cento odierno): su questo tema, da sempre, Confagricoltura spinge sulla ricerca genetica, in modo da aumentare le rese.