Cles - La forzata permanenza di Margherita de Cles in Zimbabwe sta terminando, dopo quattro mesi farà rientro in Italia e nei prossimi giorni sarà nella sua Cles (Trento).
Margherita de Cles racconta gli ultimi giorni in Zimbabwe e ricorda i bellissimi momenti vissuti al fianco della popolazione
"Come ogni bella favola c’è sempre un lieto fine… e non serve avere trovato un principe azzurro…
Quattro mesi fuori di casa, un viaggio in tanti viaggi, racconti e voci di tanti volti e culture, un melting pot di genti pur quanto diverse ma così vicine tra loro, the zimbabweans.
UN GIARDINO TERRESTE - Ho scoperto così per caso, lo Zimbabwe, un giardino terrestre paradisiaco, dove flora e fauna sono indivisibili l’uno dall’altro, e in quei tramonti così brevi ma così intensi in cui la luce è talmente particolare e calda, da rimane impressa nella mente di chi lo guarda, mi sono persa nei pensieri e nei sensi.
Come dimenticare le scampagnate sulle vette di Domboshawa sorseggiando caffè italiano e respirando aria di libertà, o le passeggiate casual indossando un abito e le scarpe meno indicate, circondata dalla bellezza delle giraffe di Leopard Rock o da sorprendenti trii di zebre coordinate e che rispettano la social distance o un cucciolo di impala perduto che cerca la sua mamma.
Un lunch in un game park privato osservando la meraviglia della natura e sorseggiando bollicine con donne mai conosciute prima e presentate dall'amica italiana Mirella, vera ambasciatrice italiana in Zimbabwe. Bianchi ebrei, bianchi cristiani, indiani, neri, non c’è diversità di status e di età, storie di vita da raccontare che emozionano come dei film e in cui dentro c’è tanta umanità e tanta accettazione per i disagi che questo paese presenta ogni giorno.
GLI INCONTRI - Artisti di strada, scultori, musicisti e dj, maestri dell’argento, come dimenticare l’incontro con il Maestro Patrick Mavros… Davanti a una tazza di té raccontarsi la propria visione di bellezza e scoprire che seppur di generazioni e background tanto diversi la visione è la stessa, anche lui come me è partito dal Giappone con il suntuoso e sobrio kimono. Incontri magici, scambi sottili, reicontri e nuovi traguardi…
Entrare nel suo studio e vedere gli artigiani all’opera che danno vita a veri e propri safari in miniatura. Passare a 7 anni da disegnare uccelli visti da un albero ad avere creato un vero impero, vivendo in una casa museo dove gli oggetti raccontano ogni particolare della storia rhodesiana e dove anche le poltrone parlano di safari….
L’arte fa dimenticare certe situazioni economiche che metterebbero in difficoltà qualsiasi bravo imprenditore italiano o europeo.