E’ stata condotta una collaborazione con l’Università degli Studi Ca’ Foscari di Venezia e Istituto Italiano di Tecnologia nell’ambito del progetto Cultural Heritage Crimes e con il Liceo Maffei di Riva del Garda, unitamente alla locale Arma, nell’ambito del progetto Cultura della legalità.
Al favorevole esito di procedimenti penali riferiti ad attività di indagine già concluse, nel rispetto delle limitazioni imposte dalla vigente normativa in materia di contenimento dall’emergenza da COVID-19, si è proceduto alla restituzione di beni culturali nell’ambito di cerimonie tenutesi a:
- Chiusi (SI), restituzione al locale Museo Nazionale Etrusco di un bronzetto risalente al II sec. a. C, sequestrato a Udine.
- Napoli, restituzione all’Accademia di Belle Arti di un dipinto del maestro Giulio Carpioni rubato nel 1975;
- Bedonia (PR), restituzione al Seminario Vescovile di una cinquecentina trafugata nel 1993 e ritrovata in Spagna;
- Torino, restituzione di una targa di bronzo della prima metà del XX secolo, afferente la Direzione Regie Gallerie – Ufficio Esportazione oggetti d’arte, sequestrata in provincia di Pordenone;
- Roma, restituzione all’Ambasciata della Repubblica dell’Iraq di una statua mesopotamica del IV secolo a. C., sequestrata a Udine;
- Firenze, restituzione di un volume del XVIII secolo, illecitamente asportato in epoca imprecisata ai danni della Curia Provinciale dei Frati Minori di Toscana;
- Udine, restituzione di un libro dell’autrice austriaca Laura Freudenthaler rinvenuto fortuitamente nel capoluogo friulano ed appartenente alla Biblioteca Regionale di Graz (A);
- Roma, restituzione di un dipinto del pittore fiammingo Leonaert Bramer (Leonardo delle Notti) rubato in una casa d’aste capitolina nel 2006.
Tra le operazioni condotte nell’anno 2020, meritano particolare menzione le seguenti:
Operazione “Bank”
A seguito di una segnalazione pervenuta per il tramite della Procura della Repubblica di Udine in relazione al presunto illecito possesso di beni archeologici da parte di un privato, i militari del Nucleo TPC di Udine conducevano una serie di accertamenti e verifiche che confermavano la presenza all’interno di una cassetta di sicurezza di un istituto bancario del palmarino di materiale di origine romano-aquileiese. I beni - 91 monete di epoca romana, 4 anelli, una borchia antica e 15 gemme lavorate - erano custoditi all’interno della cassetta assegnata ad una persona defunta ed ai cui eredi sarebbe spettato, pro quota, il contenuto. Le indagini, svolte in collaborazione con la Stazione Carabinieri di Torviscosa (UD), hanno consentito di appurare che tali beni erano stati depositati proprio da uno degli eredi che in passato si era impossessato illecitamente di materiale archeologico aquileiese con l’aiuto di un conoscente, successivamente defunto. Venivano pertanto richiesti alla Procura procedente due ulteriori decreti di perquisizione domiciliare, la cui esecuzione da parte dei militari operanti consentiva di individuare e sequestrare ulteriori 3 anfore romane rispettivamente tipo Dressel 20, ovoide adriatica e una Keay 52, nonché un unguentario, 136 frammenti archeologici di varia natura, numerose tessere di mosaico romano, 9 monete romane e 6 sigilli di interesse archeologico. Il valore complessivo dei beni recuperati, certificati come archeologici dalla Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio FVG di Trieste e da un esperto numismatico che collabora con l’Università degli Studi di Udine, si aggira intono ai 15.000 euro. Tre sono le persone indagate ai sensi dell’art. 176 “impossessamento illecito di beni culturali appartenenti allo Stato”. E’ stata richiesta alla Procura procedente la definitiva confisca del materiale sequestrato a favore del citato Ateneo udinese per motivi di studio.
Operazione “Wolle”
A seguito del monitoraggio di piattaforme on-line finalizzato a contrastare la commercializzazione illecita di beni culturali contraffatti, veniva individuato - su facebook-marketplace - un annuncio di vendita di un dipinto attribuito al maestro Luigi Filippo Tibertelli De Pisis, uno tra i maggiori interpreti della pittura italiana della prima metà del Novecento. L’olio su tela, proposto alla vendita per 18.000 euro da un privato residente a Lana (BZ) identificato a seguito di accertamenti incrociati effettuati anche in collaborazione con la locale Stazione Carabinieri, per il tema e lo stile riprodotti nelle fotografie pubblicate on-line insospettiva i militari operanti che, ben conoscendo l’autore, notavano l’insolito stile attribuito dal venditore all’artista ferrarese. Veniva pertanto contattata l’Associazione per Filippo De Pisis, l’ente milanese di riferimento per il defunto autore e le sue opere, il cui Comitato scientifico si esprimeva in termini di non autenticità dell’opera, sebbene la firma presente sulla tela fosse molto simile a quella dell’artista. In forza di tale parere tecnico il Nucleo TPC di Udine notiziava la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bolzano che, nel concordare con le risultanze investigative prodotte, emetteva un decreto di perquisizione domiciliare che consentiva ai militari operanti di individuare e sequestrare il dipinto fasullo. Il proprietario veniva dapprima indagato ai sensi dell’art. 178 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio per aver posto in commercio un dipinto contraffatto. Il relativo procedimento penale veniva successivamente archiviato ed il dipinto, su disposizione del Tribunale di Bolzano, veniva riconsegnato al proprietario previa indelebile marchiatura attestante la falsità e l’ammonimento a non rivendere l’opera quale originale del maestro De Pisis in maniera tale da togliere definitivamente il dipinto dal mercato delle opere autentiche.