Bolzano - “Per la nostra terra l’Europa è una visione, una prospettiva e un’opportunità”. Questo il messaggio lanciato dal presidente della Giunta provinciale, Arno Kompatscher, nell’intervento di apertura dell’atteso convegno dedicato ai 70 anni dell’Accordo Degasperi-Gruber nell’aula magna dell’Università di Bolzano. (Foto USP/Oskar Verant)
“Noi vogliamo sviluppare con successo la nostra autonomia e ragionare su quale dovrà essere in futuro la strada che dovranno percorrere l'Alto Adige e l'Euregio”, ha sottolineato il Landeshauptmann. “Dopo il convegno del 5 settembre a Castel Firmiano che ha analizzato gli aspetti storici - ha aggiunto il presidente - oggi (18 novembre) il focus è sugli aspetti giuridici dell’Accordo di Parigi, sulla protezione delle minoranze in Italia e in Europa, sulla funzione di potenza tutrice dell’Austria e sul significato dell’Euregio. Per questo sono molto felice che partecipi al convegno anche il presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker”. Tra gli oltre 600 partecipanti al convegno, il presidente della Giunta ha salutato il vescovo Ivo Muser, i presidenti Ugo Rossi (Trentino) e Günther Platter (Tirolo), l’ex presidente Luis Durnwalder, il presidente dell’Università, Konrad Bergmeister, il vicerettore dell’Università di Innsbruck, Bernhard Fügenschuh, gli assessori della giunta provinciale, i consiglieri provinciali, l’europarlamentare Herbert Dorfmann, il presidente della Sottocommissione per l’Alto Adige del Parlamento austriaco, Hermann Gahr, il console austriaco, Wolfgang Spadinger il sindaco di Bolzano, Renzo Caramaschi e i numerosi sindaci presenti, i parlamentari ed ex parlamentari e i rappresentanti del mondo della cultura e della ricerca scientifica. Un saluto particolare Kompatscher, infine, lo ha rivolto agli studenti „che costruiranno il futuro della nostra terra“.
Il presidente Konrad Bergmeister ha aperto il proprio intervento citando Wilhelm Leibnitz come precursore del pensiero europeo che definì primo come “valore” il mantenimento della propria lingua e cultura e riconobbe l’importanza della tutela delle minoranze. Il vicerettore dell’Università di Innsbruck, Bernhard Fügenschuh, ha, invece, sottolineato il crescente livello di collaborazione tra i tre atenei dell’Euregio.
Christine Binder, docente all’Università di Vienna, ha analizzato gli effetti dell’Accordo di Parigi e i principi di tutela delle minoranze negli ultimi 70 anni. Parafrasando la Fattoria degli animali di George Orwell, il costituzionalista Antonio D’Atena ha definito l’autonomia altoatesina come “la più speciale tra le speciali”, soffermandosi quindi sull’architettura costituzionale che permette l’esistenza sullo stesso territorio di tre enti dotati di potere legislativo, la Regione e le Province di Bolzano e Trento, con un progressivo spostamento del baricentro dell’autonomia su queste ultime. D`Atena ha infine sottolineato l’importanza dell’ancoraggio internazionale dell’autonomia, anche nell’ipotesi che entrasse in vigore la riforma costituzionale attualmente sottoposta a referendum.
L’esperto di politiche europee e diritto internazionale dell’Università di Innsbruck, Walter Obwexer, presidente del centro di ricerca per l’integrazione europea del capoluogo tirolese, ha parlato del ruolo di tutela dell’Austria alla luce della normativa europea, mentre l’ambasciatore Helmut Tichy ha sottolineato che l’Austria ha preso e prende tuttora sul serio la funzione di potenza tutrice. “Lo fa relazionandosi da una parte con l’Italia, ma anche con gli organismi internazionali impegnati nella tutela delle minoranze”, ha sottolineato Tichy.
Prima degli interventi conclusivi del presidente della Commissione europea, Juncker, e del presidente Kompatscher il professore dell’Università di Trento e ricercatore dell’Eurac, Jens Woelk, ha analizzato un decennio di collaborazione istituzionale tra Alto Adige, Trentino e Tirolo nell’ambito del Gect Euregio. “Il superamento dei confini - ha detto - è un simbolo dell’integrazione europea e la collaborazione ha grandi potenzialità di sviluppo, ma vanno curati bene anche i rapporti con gli Stati di riferimento e con l’Europa”.
Intervenendo oggi al convegno nell’aula magna della LUB, il presidente della Commissione UE Jean Claude Juncker ha ricordato di essere venuto volentieri in visita in Alto Adige "perchè c’è buonsenso in grande misura, perché posso parlare con persone che vivono le aree di frontiera, perché il contesto europeo qui è visibile." Nel soffermarsi sui 70 anni dell’Accordo Degasperi-Gruber Juncker ha ricordato che l’Alto Adige è un modello anche per la sua lunga storia di riconciliazione e per l’identità vissuta in tre dimensioni: quella sudtirolese, quella italiana e quella europea. Ha inoltre ricordato che la regione è elemento centrale in Europa e vuol dire sussidiarietà, e che senza sussidiarietà non funziona. Ai livelli di Stato e Regione, che devono respirare assieme, si aggiunge il grande rispetto dovuto al Comune, la prima istanza del cittadino. Il futuro delle Regioni è legato anche a crescita e occupazione, oggi ancora troppo deboli in Europa, ha aggiunto Juncker soffermandosi sul Piano europeo di rilancio economico che porta il suo nome e che prevede un raddoppio delle risorse (da 315 a 630 miliardi di euro da mobilitare in sei anni) a disposizione per gli investimenti strategici privati e pubblici e colmare così il gap europeo.
Parlando del lavoro della Commissione UE, il Presidente ha spiegato che il punto critico nella costruzione dell’Unione è stata la distanza tra la politica europea e i cittadini europei. L’Europa è diventata quindi spesso il capro espiatorio, ma è sbagliato considerarla responsabile di tutto.