Dopo la richiesta odierna, il dubbio è - se fosse accolta la proroga, non certa - se questa decisione basterà, visto che non è alle viste alcun alleggerimento nel breve-medio termine del lockdown sia per volontà politiche locali che nazionali, visto che dalle istituzioni - a tutti i livelli, tra Comuni, Regione e Governo, senza reali decisioni di discontinuità tra tutti questi attori al di là di alcuni proclami - si registrano continue invocazioni di "serrate" per attività economiche e sociali (e la caccia non fa eccezione), come già avvenuto da mesi.
LA PROPOSTA REGIONALE - "Per le zone rosse come la Lombardia - ha detto Fabio Rolfi, assessore all'Agricoltura, alimentazione e sistemi verdi - dobbiamo necessariamente rimediare alla sospensione momentanea dell'attività venatoria derivante dal Dpcm del 3 novembre. La Regione potrebbe sospendere in ogni caso la caccia collettiva al cinghiale fino al prossimo 7 dicembre per poi decretare un'estensione al mese di febbraio 2021. In questo modo rispetteremmo, comunque, l'arco temporale massimo di tre mesi previsto per questa forma di caccia".
"La proliferazione incontrollata della fauna selvatica durante il periodo di lockdown - ha aggiunto Rolfi - rischia di comportare un grave pericolo sia per l'uomo, visti i numerosi incidenti stradali causati, che per l'agricoltura".
"Grazie all'attuazione della disciplina regionale per la gestione faunistico-venatoria del cinghiale - ha rilevato Rolfi - sempre più a regime sull'intero territorio lombardo, cominciamo a riscontrare effetti positivi in termini di contenimento numerico e territoriale delle popolazioni di cinghiale".
"La sospensione dell'attività venatoria e il blocco totale dei prelievi, sia in selezione che in collettiva, comporteranno l'effetto negativo di una risalita della curva degli impatti socioeconomici provocati dalla specie. Un riavvio della caccia collettiva - ha detto in conclusione l'assessore regionale - unitamente alla ripartenza della caccia individuale di selezione, potrebbe consentire di ovviare, almeno parzialmente, al rischio di seria compromissione degli sforzi fatti, sia dalla Regione che dai cacciatori, per limitare questa specie fortemente problematica".