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Trento, Valdastico: depositati 1300 ordini del giorno

Trento - Corridoio est, continua la discussione in Consiglio provinciale a Trento. I gruppi di minoranza hanno depositato 1300 ordini del giorno. E’ continuata oggi la discussione generale sul ddl 37/XVII dell’assessore Gottardi sulla variante al Pup per l’introduzione del corridoio est. In mattinata sul disegno di legge sono intervenuti i consiglieri Valduga (Campobase), Demagri (Casa Autonomia), Degasperi (Onda), Coppola (Avs) e Zanella (Pd). Nel corso del dibattito la minoranza ha depositato 1300 ordini del giorno che si aggiungono ai 51 di Filippo Degasperi (Onda).

Alessio Manica (Pd), in apertura di seduta, ha sottolineato l’importanza (sottolineata ieri da Eleonora Angeli) della presenza anche dei consiglieri alle cerimonie di apertura degli eventi o alle inaugurazioni delle opere pubbliche. Ed ha fatto l’esempio di tre interventi in Vallagarina, partiti, tra l’altro, nelle scorse legislature. Quindi, Manica ha chiesto che la Giunta allarghi gli inviti anche ai consiglieri siano essi di minoranza o maggioranza. Un tipo di intervento questo, ha commentato l’assessore Gottardi, che è da capigruppo e non da aula. Il presidente Soini ha affermato che se ne discuterà nel pomeriggio in una capigruppo.

Demagri: sulla Valdastico anche Fugatti ha espresso qualche dubbio
Nel merito del ddl 37/XVII dell’assessore Mattia Gottardi, la modifica del Pup per il corridoio est, ha aperto la mattinata Paola Demagri di Casa Autonomia affermando che negli ultimi 50 anni, nei quali si sono susseguiti il no alla Valdastico, il quadro sociale e politico è profondamente cambiato e la salvaguardia dell’ambiente è diventata centrale. Il presidente Rossi, ha ricordato, consegnò a Fugatti una sola teca: quella che con la documentazione sulla Valdastico accompagnandola con una raccomandazione: non sia il concessionario a decidere un progetto di questo valore e impatto. Un progetto che ha sempre diviso il Trentino e che ha sempre trovato pochi sì. Ribattendo all’intervento di ieri di Stefania Segnana (Lega) ha ricordato le manifestazioni della Lega sotto la fonte dello Spino contro la Valdastico e a Antonella Brunet ha risposto che se si ritiene che questa autostrada si dovrebbe fare anche per favorire i veneti allora si dovrebbe dire sì anche alla diga del Vanoi. Inoltre, Demagri ha sottolineato l’estrema delicatezza ambientale e paesaggistica della Valdastico. Non solo, difendendo la legittimità dell’ostruzionismo, ha ricordato che i dubbi sulla bontà della Valdastico hanno accarezzato lo stesso Presidente Fugatti.

Degasperi: meno camion in Valsugana? Solo con i pedaggi
Filippo Degasperi (Onda) ha affermato che in aula si sta affrontando un confronto vero e ha riconosciuto, come ha detto Gottardi, che con il ddl non si decide nulla e quindi è inutile invocare, come è stato fatto da alcuni della maggioranza, il decisionismo. Se il ddl venisse approvato si allargherebbe il corridoio ma senza arrivare a una decisione. Per Degasperi non tiene neppure il discorso sulla produttività delle aziende trentine che avrebbe bisogno dell’autostrada perché, come ha ricordato Draghi, il problema dell’Europa sta nel fatto che la sua struttura economica è legata a vecchi schemi, dei quali fanno parte anche le autostrade. La Valdastico, inoltre, per l’esponente di Onda, contraddice le richieste emerse dagli Stati generali della montagna e va nel verso opposto alle politiche europee (condivise dalla Pat) che puntano sulla ferrovia. Anche i motivi interni, secondo Degasperi, non tengono, prima di tutto per quanto riguarda la statale della Valsugana che è gravata dal traffico tra Pergine e Trento, mentre sul resto della tratta, ad esempio tra Pergine e Levico, è in calo. Tra l’altro, ha aggiunto, non si è fatto nulla per mettere l’SS47 in sicurezza, strada tra l’altro priva di controlli da parte delle forze dell’ordine. La ferrovia della Valsugana langue abbandonata e ha ricordato che il primo atto di Fugatti fu di chiedere al governo di spostare i fondi destinati a questa linea. Da noi, ha detto ancora, si va ancora con le “Littorine” mentre in Veneto ci sono i treni elettrici. Eppure, ha aggiunto, nessun sindaco della Valsugana ha mai detto nulla. Anche per quanto riguarda la riduzione del traffico pesante questa sarebbe possibile solo attraverso l’introduzione di un pedaggio sull’SS47. Degasperi, sul piano politico, ha chiesto se la maggioranza abbia le idee chiare: perché Fugatti vuole l’uscita a Rovereto, mentre FdI ha dichiarato di essere pronta a fare le barricate contro l’ipotesi della Valdastico. Infine, il consigliere di minoranza ha citato un verbale del gennaio 2019 di un incontro con il ministero dei trasporti nel corso del quale l’assessore Spinelli disse che la scelta dell’uscita a Rovereto era certa e che nel giro di quattro anni ci sarebbe stata la posa della prima pietra. Nella realtà, ha aggiunto, in sei anni la Giunta non ha fatto nulla, non si è ancora detto a Roma dove si può fare uscire questa autostrada.

Valduga: non siamo contro la Valdastico, ma contro questa Valdastico
Francesco Valduga (Campobase) ha ricordato che ci si ritrova a discutere di una variante al Pup, che chiaramente prelude alla Valdastico, e che è stata già bocciata da molti comuni. Il capogruppo di Campobase, facendo riferimento all’intervento di Stefania Segnana di ieri, ha anche ricordato che le maggioranze hanno ragione a governare, ma non governano perché hanno ragione. Quindi, non è perché si vincono le elezioni che si può fare quello che si vuole. Non solo, ma molti elettori del centro destra non condividono la Valdastico, così come elettori di centro sinistra possono essere favorevoli. Comunque, nel merito, non avrebbe senso devastare la valle di Terragnolo, terra di fatica che ha trovato una sua strada con il turismo “dolce”, per favorire il turismo sull’Altipiano. Valduga ha aggiunto che qui non si sta parlando di Valdastico ma di questa Valdastico. Questa Valdastico che, ha detto ancora, non risolverebbe i problemi sollevati legittimamente dalla Valsugana. Comunque, questa non è una battaglia tra Valsugana e Vallagarina, ha aggiunto, anche perché non si affronta, come si dovrebbe fare invece, un ragionamento urbanistico complessivo sulla viabilità. Tra l’altro, rivolgendosi alla consigliera Brunet, ha continuato, è difficile capire come questa opera possa servire ad avvicinare territori come il Primiero agli aeroporti; non solo, ma il tracciato Laste Basse – Rovereto compie un percorso a “C” rovesciata quindi non va dritta verso nord come chiedono, ad esempio, gli industriali roveretani. Un ulteriore elemento che la rende inutile per limitare il traffico pesante sulla statale della Valsugana. Anche per Valduga l’autostrada appartiene ad un modello di sviluppo superato, mentre il Trentino deve sempre più inserirsi nel sistema delle tecnologia d’avanguardia. Sul piano politico, anche il capogruppo di Campobase ha ricordato la posizione duramente contraria di Fdi roveretana all’uscita di Rovereto così come quella del Patt. Valduga ha poi toccato l’aspetto tecnico affermando che la Giunta che lamenta che si sono persi anni e ancora se ne perdono, già con gli strumenti attuali potrebbe e avrebbe potuto realizzare l’autostrada e quindi è poco chiaro perché si sia proposta la variante al Pup. Infine, l’esponente dell’opposizione, ha affermato che il percorso partecipativo nel caso il progetto venisse realizzato non è chiaro, motivo questo che giustifica l’ostruzionismo. La via dell’ostruzionismo, ha concluso, che è l’unica in assenza della volontà di dialogo e di fronte ad un’ipotesi devastante di un’autostrada che potrebbe riservare brutte sorprese per il territorio a partire dal commercio e dall’artigianato.

Coppola: l’opera aggraverà l’overturism
Lucia Coppola (Avs) ha affermato che l’autostrada servirebbe solo al Veneto perché sfuggono i vantaggi che porterebbe al nostro territorio che, evidentemente, ne subirebbe il peso e le ferite. La revisione del Pup, dopo 16 anni, andava fatta ma pensando a una mobilità sostenibile e non certo a una nuova autostrada. Una infrastruttura che amplierebbe i problemi legati al fenomeno, già molto grave, dell’overturism al punto che il mondo del turismo non si è espresso, mentre parte del mondo agricolo, come il sindacato Cia, ha detto chiaramente no. La Valdastico significa solo macchine, macchine e macchine per un territorio già intasato dai motori in un quadro anche di sicurezza stradale sempre più compromesso e tragico. Insomma, un progetto che va in direzione drammatica contrario alla sostenibilità, che avrà un impatto fortissimo sul territorio, a partire dal consumo di suolo fino alla messa a rischio della sorgente dello Spino che serve Rovereto e Trento. Un’opera, inoltre, che richiederà un cantiere che rimarrà aperto per più di dieci anni rendendo, quindi, ancora più obsoleto il progetto. Inoltre, la Valdastico, secondo Lucia Coppola, sul lato umano impatterà anche sull’identità di valli che hanno saputo conservare le loro caratteristiche culturali.

Zanella: un progetto che contraddice gli stessi documenti della Pat
Paolo Zanella (Pd) ha messo in evidenza che siamo nel bel mezzo di una crisi ambientale e climatica ancor più grave di quanto era stata prevista. E le Alpi sono un punto di crisi nella crisi; un territorio dove si è registrato l’aumento di temperature più alte del mondo. E malgrado ciò, ha aggiunto, si propone una nuova autostrada andando contro i dettati della Convenzione delle Alpi. L’assessore Tonina, nelle scorsa legislatura, ha ricordato Zanella, ha elaborato un documento sulla strategia provinciale per la sostenibilità (Spross) nella quale si affermava che per il Trentino si dovrebbe puntare sulla mobilità pubblica, un ripensamento per la mobilità turistica, l’elettrificazione della linea della Valsugana, un nuovo trasporto pubblico per la Val di Fiemme e Fassa e un’integrazione del trasporto pubblico con il tunnel del Brennero e spostamento delle merci dalla gomma alla ferrovia. Un documento che si concludeva dicendo che c’è la necessità di un Piano di mobilità sostenibile per contenere gli spostamenti. Invece, non si è fatto nulla. Eppure queste sono le via soluzioni e non le autostrade, ha detto l’esponente dem. Diciotto comuni, ha ricordato ancora, hanno detto un no motivato mettendo in evidenza che c’è una forte sensibilità verso un modello di sviluppo diverso. L’opera, ha continuato, avrà un impatto grave sull’assesto idrogeologico, con forti rischi per la sorgente dello Spino, ed è un non senso geometrico perché il tracciato va prima a nord per poi tornare a sud per uscire a Rovereto che servirà solo a togliere solo 6000 macchine su 40 mila dalla Valsugana. Non solo ma la galleria della Valdastico sarà la terza più lunga del mondo e ciò richiederebbe, per ammortizzare i costi, pedaggi salatissimi che, come succede con la Pedemontana, certo non favorirebbero i passaggi. Quindi, alla base, secondo Zanella, il tema di fondo è quello della scelta del modello di sviluppo e certo non ha senso fare un’autostrada costosissima da tutti i punti di vista per farci passare 6000 macchine.

È proseguita anche nel pomeriggio la discussione generale sul disegno di legge 37 di Gottardi di approvazione della variante al Pup relativa all’ambito di connessione Corridoio Est. Un testo gravato al momento dalla presenza di oltre 1.300 proposte di ordine del giorno (qui la notizia). Questo pomeriggio sono intervenuti i consiglieri Roberto Stanchina (Campobase), Michela Calzà (Pd), Mariachiara Franzoia (Pd), Michele Malfer (Campobase). Di seguito si riporta una sintesi degli interventi. I lavori d’Aula riprenderanno domani mattina dopo la riunione della Prima commissione, fissata per le 9.15.

Roberto Stanchina (Campobase): variante al Pup, occasione storica da non svilire
Il primo intervento del pomeriggio è stato quello di Stanchina che, riferendosi agli interventi della maggioranza, ha ricordato che laddove la democrazia va a cadere ci sono i governi di regime: mi auguro che in Trentino non si debba e possa ancora parlare di regime, non lo vogliono credo nemmeno i trentini, ha dichiarato.
Ha poi ricordato la data dell’11 agosto 1967, in cui l’Aula si è votato il primo Pup (il lavoro era partito sei anni prima) che portava ai trentini le opportunità che fino a quel momento stentavano ad arrivare e che metteva un paletto fisso sulla salvaguardia della ricchezza che è il territorio trentino. Un piano dagli attori molteplici, nato anche con la collaborazione di diverse teste pensanti, che doveva servire a rafforzare la sinergia tra le potenzialità della Regione e il lavoro delle due Province. Un punto fisso che, per Stanchina, si sta svilendo in una diatriba politica: si discute la variazione di un caposaldo per realizzare una strada. Ha parlato di un modus operandi svilente, perché il Pup è molto alto e tocca molto pesantemente la pelle di ogni cittadino. Stanchina ha ricordato che il Pup è stato cambiato due volte in sessant’anni e ha chiesto che oltre a una variante tecnica nella discussione di una variante al Pup ci sia anche una visione legata all’ambiente. Si sta distruggendo uno strumento più importante dell’importanza che stiamo dando a questo tema, ha proseguito riferendosi ad esempio alla mancanza di un piano urbano per la sostenibilità e di un piano per l’emergenza climatica. Come si può perdere un’occasione storica di revisione di uno strumento di questa portata facendo cadere la discussione solo sulla diatriba Valdastico sì o no? Infine ha motivato l’ostruzionismo: bisogna fermarsi a pensare perché non sarà la fretta a restituirci un Trentino migliore. Il tema, ha continuato Stanchina, è legato all’autonomia, che si fa qui e si difende a Roma: non si può fare una variante accontentandosi di dare il via libero incontrollato a qualcosa che ad oggi non si sa nemmeno chi farà. Il consigliere ha richiamato l’attenzione sul termine intermodalità. Il no è al metodo, ha concluso, il dovere morale è pensare al Trentino di domani.

Michela Calzà (Pd): Europa punta alla sostenibilità, qui si propone un’autostrada
Calzà ha parlato del cartello comparso sulla Ss 45 bis all’altezza di Vigolo Baselga che chiede lo spostamento della strada: negli anni opere di miglioria non sono state prese in considerazione. Da quasi a un anno ha ricordato di aver chiesto i dati sul traffico e degli interventi su quell’asse. Parlando della variante al Pup, ha affermato la proposta in esame non si avvicina agli obiettivi indicati dall’Unione europea. Ha citato il libro bianco e snocciolato dei dati: nel 2021 un terzo della CO2 prodotta è imputata ai trasporti, di cui il 93% di fatto su strada. I diesel producono 160 grammi di CO2 ogni chilometro percorso; il rapporto Ispra 2021 dice che all’anno si superano in Italia 11 milioni di tonnellate il limite proposto. In prospettiva 2030 il dato pare vada peggiorando. Calzà ha parlato del convegno City Flows di qualche giorno fa: si è detto che la velocità considerata a livello europeo come catalizzatore della sicurezza stradale sono i 30 km all’ora, un principio base che nella strategia europea ha l’obiettivo di arrivare a 0 morti nel 2050 e nel convegno si è auspicato che il principio dei 30 chilometri all’ora diventi legge a livello europeo. Qui invece, ha detto Calzà, la maggioranza ci propone di costruire una nuova autostrada. La media europea di morti per incidenti auto è di 55 morti nel 2013 e di 46 nel 2023, l’Italia però si attesta ancora alla media del 2013 con 52 morti in media all’anno. La consigliera ha affermato che è ora di chiedersi se è il caso di continuare sulla politica di investimento su strade e autostrade o se è il caso di riflettere su altri strumenti. La Convenzione delle Alpi vede una visione comune delle Alpi come regione pioniera per una vita sostenibile nel cuore d’Europa, ha ricordato, un chiaro indirizzo verso la sostenibilità. La Convenzione è precursore dell’Agenda 2030: tra gli obblighi generali dell’articolo 2 si dice che si deve partire dall’interesse dei Paesi delle regioni alpine e della comunità europea usando le risorse in modo responsabile e durevole. Vi si legge anche tutela della natura e del paesaggio. Sulla SproSS trentina: è un documento approvato dalla precedente Giunta Fugatti, ma su richiesta è stato risposto che per quanto riguarda il report va bene quello del 2023 e che la competenza principale rispetto al tema della sostenibilità fa capo all’Agenzia provinciale per l’ambiente e in questa fase non è in programma l’istituzione di un ufficio dedicato. L’Umst è stata sciolta e ora è in capo all’Appa, ha rilevato Calzà. Si è detta infine felice dell’approvazione del 17 giugno in Europa della legge di conservazione della natura: se la nuova autostrada andrà avanti, questa direttiva europea dovrà essere considerata (prevede che entro due anni gli Stati debbano rendere all’Europa un piano di adeguamento alla direttiva e che entro il 2030 il 30% di habitat in cattivo stato di conservazione debba essere bonificato, ha detto). La consigliera dem ha chiesto rassicurazioni all’assessore Gottardi sul corridoio Ovest: con il provvedimento che la Giunta propone si rischia di creare un precedente perché dopo il Corridoio Est il prossimo che si trova negli enunciati è il Corridoio Ovest? Per Calzà l’idea di mobilità che si immagina per un territorio è uno dei capisaldi da cui si deve partire per immaginarne lo sviluppo: è indispensabile avere un’idea chiara dello status quo e dello scenario che si vuole raggiungere. La Valdastico non serve a collegare il Veneto con il Trentino, ma per attraversare il nostro territorio e per accelerare il transito delle merci, ha dichiarato. Poi: risulta schizofrenico investire miliardi su opere ferroviarie come il bypass e poi aprire una nuova arteria su gomma. Il beneficio della Valdastico sarebbe minimo anche nel caso fossero applicati pedaggi selettivi; la soluzione per la mobilità della Valsugana è l’elettrificazione e il potenziamento della ferrovia. Per Calzà non va trascurato il tema dell’ambiente, dell’inquinamento (ha citato la sorgente di Spino), bisogna studiare i profili idrogeologici e geologici del contesto. Ha ricordato che forse nemmeno Verona ha interesse sul progetto, con il fatto che ha investito sull’interporto. Non convince che il collegamento autostradale sia la soluzione ai problemi del Veneto, ha aggiunto, ha ricordato la contrarietà di diversi Comuni e affermato che il processo partecipativo andrebbe fatto prima di mettere a terra progettazioni e provvedimenti.

Mariachiara Franzoia (Pd): il “no” del Comune di Trento, proposta vuota
Franzoia ha riportato la propria esperienza personale con la Valdastico, legata alla vita amministrativa e quanto discusso nell’amministrazione comunale di Trento. Tanto si è prodotto in termini di valutazioni e auspicabili miglioramenti rispetto alla documentazione trasmessa dalla Provincia, su cui si è fatto un grande lavoro politico e tecnico, ha detto, che è culminato nel ricorso al Tar. La contrarietà espressa dal Comune di Trento, ha raccontato, era di metodo prima ancora che di merito: si tratta di una proposta di variante di fatto vuota e paradossalmente lo ha sancito lo stesso Tar non accogliendo il ricorso perché di fatto non c’era nulla a cui appellarsi. Nel merito ha letto le osservazioni prodotte e inoltrate alla Provincia dal Consiglio comunale (il riferimento è alla delibera del febbraio 2023): il Consiglio comunale chiedeva alla Provincia di revocare la delibera 1923 del 28 ottobre 2022 vista l’incoerenza con il quadro normativo e le previsioni del Pup e considerando che i contenuti sono indeterminati e non condivisibili. La proposta di modifica al Pup non era per il Comune definibile come variante perché non presenta contenuti attribuiti a tale livello di pianificazione della legge per il governo del territorio. Quanto approvato potrebbe essere approvato solo come cappello di metodo e non come variante stessa, ha chiarito, perché rimanda ad altri strumenti di pianificazione in una fase successiva. Poi: la variante Corridoio Est si limita a introdurre un metodo operativo che potrebbe ammettere diverse tipologie infrastrutturali e tracciati. Poco chiara per il Comune la proposta anche in riferimento alla pianificazione subordinata, ha ricordato Franzoia; nella proposta di variante non è stato affrontato il tema della mobilità sostenibile che pur ha assunto una maggior rilevanza in termini internazionali e che sarebbe dovuto essere delineato in modo strategico nel Pup. Insomma, serve un piano generale e non si può trattare l’argomento per pezzi, perché così facendo si perde la visione di insieme facilitando o mettendo in crisi dati territori. Ancora: la variante non definisce un modello di viabilità; rimangono insufficienti i dati forniti a sostegno di qualsiasi scenario possibile e non risultano rappresentativi dell’impatto sulla città di Trento, descritta dal Pup 2008 come nodo di connessione. Difficile la fase partecipativa senza dati e senza conoscenza delle informazioni, ha riassunto Franzoia. Al documento, ha raccontato la consigliera, non sono arrivate risposte, sono arrivate solo alcune argomentazioni puntuali di carattere tecnico e la Provincia ha proseguito con la seconda adozione del progetto di variante. Da un raccordo con altre amministrazioni è stata prodotta una lettera al presidente Fugatti nel 2023 dai Comuni di Trento, Rovereto, Pergine e Lavis con la quale si chiedevano risposte e dati alla Provincia per poter avanzare osservazioni più concrete. I documenti sono riportati nell’allegato A del progetto di variante, nel quale si chiarisce che si è provveduto alla modifica degli elaborati solo nell’accoglimento di pareri che portano un arricchimento, una scelta metodologica molto difensiva che ha fatto sì che le richieste dei Comuni siano rimaste lettera morta, ha detto Franzoia. Per i Comuni il lavoro di revisione e integrazione tra la prima e la seconda adozione ha portato ad affinare lo strumento di pianificazione senza modificarne strutturalmente l’impianto. Partecipazione, ma senza tener conto dei contenuti delle osservazioni, ha sintetizzato la vicepresidente. Franzoia ha ricordato come i quattro sindaci si siano riservati, nell’eventuale assenza di una revoca, la possibilità di proporre ricorso avverso la deliberazione relativa alla seconda adozione del progetto. Quindi il ricorso avverso la delibera di Giunta provinciale. Ha quindi commentato le sentenze del Tar: non ha accolto l’istanza del Comune di Trento dicendo che in questa fase non c’era argomento su cui appellarsi perché la variante è vuota. Le sentenze si rispettano, ha affermato, ma si è avuta conferma della difficoltà di poter valutare la pianificazione senza i dati richiesti.

Michele Malfer (Campobase): grandi infrastrutture viabilistiche, anacronistiche
Malfer ha parlato di un mondo in cui il focus si sta spostando sempre più sulla sostenibilità ambientale e il rispetto dell’ambiente, in cui le grandi infrastrutture viabilistiche sono spesso anacronistiche. Perché, ha spiegato, incentivano l’uso dell’auto privata aumentando gli inquinanti, comportano l’uso significativo di suolo e perché il traffico veicolare genera un elevato livello di rumore. Ancora: non va trascurato l’effetto indotto che attira nuovi utenti; la realizzazione e la manutenzione di nuove infrastrutture è estremamente costosa e sottrae risorse ad altri settori cruciali. Una scelta strategica superata, insomma per Malfer. Non un “no” per dire “no”, non un rifiuto totale delle infrastrutture, ma l’espressione della necessità di un cambio di paradigma rivolto alla sostenibilità e incentrato sulle esigenze delle persone. Malfer ha parlato di incoerenza con gli strumenti di pianificazione, locali e non, e ha citato la Convenzione delle Alpi, la SproSS e le politiche europee che mirano alla creazione di un sistema di mobilità sostenibile intelligente e resiliente che miri a ridurre le emissioni e preservando la bellezza e la fragilità del territorio. L’inquinamento atmosferico ha ripercussioni sulla salute pubblica; puntare sulla mobilità sostenibile è un’opportunità per il turismo rendendo il Trentino ancora più appetibile, ha aggiunto il consigliere. Le Alpi sono particolarmente sensibili agli effetti del riscaldamento globale. La mobilità sostenibile si traduce in territori più vivibili, con meno rumore e congestione. Significa anche creare nuove opportunità economiche. La transizione verso una mobilità sostenibile è una sfida ambiziosa e necessaria per il Trentino. Ancora: prima di muovere verso la realizzazione di un’opera come la Valdastico vanno ascoltati i territori e gli attori locali che lo vivono e conoscono, perché i residenti sono i primi a subire gli effetti di un’opera sulla qualità della vita.
Ultimo aggiornamento: 02/10/2024 23:11:01
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