Bormio (Sondrio) – Sono stati registrati oltre 1800 arrivi sul traguardo dove 70 anni fa transitò per la prima volta il Giro d’Italia e dove già un secolo fa i primi “touristes” in bicicletta poterono scalare l’ingegnosa strada del Donegani contemplando l’Ortler in tutta la sua grandiosa maestà.
È anche sulle orme di questi pionieri che migliaia di persone si sono ritrovate a Bormio (Sondrio) per pedalare, correre e camminare insieme verso i 2758 metri del passo Stelvio; un’ascesa nel silenzio della montagna, rotto solo dal gocciolio dell’acqua nelle gallerie, dallo scrosciare della scenografica cascata del Braulio, dal respiro dei concorrenti, dalle incitazioni dei volontari ai ristori. Ciascuno a suo modo protagonista di una giornata in cui la montagna si è riappropriata del suo status più genuino, libero dai motori e dal frastuono con l’unica eccezione dei punti di ristoro, in cui speaker e volontari hanno accolto – e spesso rianimato – ogni passante (nella foto © Maiolanna).
Fra le migliaia di pettorali distribuiti c’erano anche quelli del sindaco Silvia Cavazzi, dell’assessore Samanta Antonioli, dell’ex campione di motociclismo Marco Melandri, dei campioni azzurri dello short track, di ieri come di oggi, o di ex atleti del fondo e del biathlon nostrano; tutti mescolati alla gente comune, e per ciascuno di loro, la fatica è stata la stessa. 
L’aspetto più squisitamente competitivo ha vissuto momenti esaltanti con la prova di Mattia Gaffuri (Asd Swatt Club), talento lombardo in procinto di passare al professionismo, che intorno al 5° chilometro dalla partenza ha rotto ogni indugio e iniziato una cavalcata solitaria che solo per 21 secondi (tempo finale di 01:02:46.27) non ha raggiunto il record, ancora imbattuto, siglato nel lontano 2007. In seconda posizione il bormino Andrea Prandi (Team Rebel Bike Paredi) a 01:06:09.69 e poco dopo un altro valtellinese, Matteo Moltoni (Team Mentecorpo) a 01:06:15.92.