Trento - I sindacati trentini commentano la recente analisi ISTAT e chiedono rinnovi e adeguamenti contrattuali.
"La crescita dei prezzi non è destinata ad esaurirsi nel breve termine. Dall’ultima analisi Istat le previsioni sull’aumento dell’inflazione, depurati dai costi dei beni energetici importati, (indice Ipca) è in crescita del 6,6% sul 2022, crescerà di un ulteriore 6,6% nel 2023 per attestarsi ad una crescita del 2,9% nel 2024. Segue che i prezzi subiscono nel triennio un aumento reale del 16,9% (dato composto). E’ questo tra l'altro il parametro, fissato dalle regole della contrattazione nazionale, i valori economici dei rinnovi e quindi gli adeguamenti delle buste paga. Il dato Istat dimostra che la componente dei costi energetici non è il fattore che determina l’aumento dei prezzi – chiariscono i segretari provinciali di Cgil Cisl Uil, Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti -. Quello è stato l’elemento che ha accesso la miccia, ma il fuoco dell’inflazione oggi è alimentato dall’aumento generalizzato dell'inflazione di fondo”.
In buona sostanza le imprese, soprattutto in alcuni settori, hanno scaricato sul prezzo dei beni prodotti non solo i costi reali ma anche gli effetti di una domanda sostenuta e in aumento, ampliando non solo i ricavi, ma anche i profitti. “Fino a questo momento a pagare sono state le lavoratrici e i lavoratori, ma questa situazione non può durare visto che si è determinata in Italia e in Trentino una vera e propria emergenza salariale”, incalzano i tre segretari che chiedono subito i rinnovi dei contratti scaduti e aumenti in busta paga commisurati al reale costo delle vita.