Trento - Già in primavera era ampiamente prevedibile come - per la struttura del sistema-Italia - senza un ritorno quantopiù immediato alla vera normalità, la catastrofe socio-economica generata dalla gestione anti-Covid sarebbe stata devastante. Regole contraddittorie, inefficaci e controproducenti e la mancanza di reali risarcimenti sommate a un'incertezza sul futuro hanno fatto il resto, giungendo alla situazione di stallo totale che si ha oggi.
L'atteggiamento filo-governativo di molti 'illusi' da fantomatiche promesse di brevi restrizioni e da annunci di miliardi arrivati solo in minima parte nelle tasche dei cittadini, le scelte e gli appelli di istituzioni, esperti, scienziati, i numeri del contagio e il clima chiusurista instaurato nel Paese hanno portato alla proroga (non si sa fino a quando) di insostenibili limitazioni, arrivando al punto di darle quasi per scontate (le mascherine all'aperto in strada anche in condizioni isolate, il divieto di sport individuale lontano da casa ne sono un esempio lampante, senza alcuna motivazione scientifica), nascondendosi dietro alla dicitura di "attività non essenziali", senza considerare la crisi generata da chiusure e norme di vario tipo per molte attività.
Dall'assuefazione, una parte del Paese è passata ora all'esasperazione, sentimento palpabile nei "non garantiti", non compresi a fondo invece dai "garantiti" che continuamente invocano chiusure e lockdown in nome di una presunta "sicurezza sanitaria" ma che non vogliono sentir parlare di tagli del proprio salario, dimostrando non un atteggiamento proprio coerente.
La richiesta è sempre la stessa: "Tu ci chiudi, tu mi paghi". Non essendoci soldi per tutti i risarcimenti, sempre più esercenti hanno virato su una semplice, tardiva ma più realistica linea di opposizione alle limitazioni.
Tante le proteste anche in Trentino, dove nelle ultime ore è giunto l'ennesimo appello dei pubblici esercizi che vedono davanti a sè mesi drammatici dopo le ennesime decisioni di chiusure e limitazioni.
“SITUAZIONE DRAMMATICA PER I PUBBLICI ESERCIZI: AVERE UN FUTURO È UN DIRITTO DI TUTTI”
"Le tre organizzazioni di rappresentanza del settore della somministrazione di bevande e alimenti chiedono interventi rapidi e significativi. Le restrizioni introdotte dagli ultimi DPCM mettono in stato di lockdown l’intero comparto della somministrazione. La chiusura alle ore 18.00, significa rendere impossibile o quasi il proseguimento dell’attività. Molti clienti lavorano in modalità smart working ormai da mesi e da lunedì scorso, con l’inizio della didattica a distanza, abbiamo pochissimi studenti. Ci sono dei bar/bistrot/ e ristoranti nella nostra Provincia che lavorano solo la sera e non dimentichiamo la chiusura totale di sale giochi e simili. Questo DPCM ha messo ulteriormente in ginocchio tutto il comparto.