TRENTO - Studioso del progresso scientifico che spaziava con competenza dal Cinquecento al Novecento. Che amava la cultura italiana, leggeva il latino e commentava ciò che Galileo scriveva di Dante riguardo alla rappresentazione ultraterrena. Autore di una serie di interviste ai pionieri della fisica dei quanti e di una biografia su Galileo considerata la più completa scritta finora a livello mondiale.
La formazione tecnico-scientifica e gli studi umanistici di John Lewis Heilbron, assieme al suo interesse poliedrico per geometria, biologia, storia del clima e altre discipline, si rispecchiano nella sua libreria di lavoro di 8mila volumi, a cui ora è dedicata un’intera sala della Buc. Sugli scaffali giganti della scienza come Galileo, appunto, Einstein, Niels Bohr e Max Planck.
E figure meno conosciute come Francesco Bianchini (1662-1729), intellettuale veronese enciclopedico, appassionato di astronomia e storia antica, riscoperto proprio da Heilbron.
Dietro alla donazione, c’è un intreccio che lega l’Università di Trento allo storico della scienza statunitense, nato a San Francisco (17 marzo 1934) e morto a Padova (5 novembre 2023), dove si trovava per tenere la keynote lecture introduttiva al congresso della Società italiana di Storia della Fisica e dell’Astronomia.
Laurea in fisica a Berkeley, dottorato di ricerca in storia con Thomas Kuhn, nel periodo in cui questi scriveva La struttura delle rivoluzioni scientifiche (1962) e poi suo assistente e collaboratore nel progetto “Sources for the History of Quantum Physics”.
A illustrare ciò che ha reso possibile l’arrivo all’Ateneo di Trento della biblioteca di lavoro che Heilbron si era creato giorno dopo giorno con la scelta e l’acquisto di ogni titolo suscitasse il suo interesse, sono stati oggi in una conferenza stampa Vittorio Carrara, responsabile della Buc, e Stefano Gattei, professore di Storia della scienza all’Università di Trento e artefice dell’acquisizione.
Si spiega che c’è innanzitutto un’amicizia. Infatti, uno dei libri che più hanno fatto conoscere lo scienziato (Galileo, Oxford University Press, 2010) è stato tradotto in italiano (Galileo. Scienziato e umanista, Einaudi 2013) dal docente dell’Ateneo, Stefano Gattei. A unirli una lunga frequentazione per motivi scientifici, diventata poi amicizia profonda fino all’ultimo scorcio della vita. Heilbron nel maggio del 2022 aveva anche partecipato a un seminario di due giorni sulla metodologia della ricerca e tenuto una relazione sulla figura di Bianchini al Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale.
Si dà poi conto di una coincidenza fortunata. Quando, dopo la sua morte, in Consiglio di Biblioteca si incominciò a discutere della donazione di 8mila volumi offerti dalla vedova Alison, il rappresentante studentesco di allora, Mattia Rutilli, coinvolse subito il padre Guido, titolare della azienda di trasporti di famiglia. L’operazione è stata quindi svolta a titolo gratuito, evitando all’Ateneo un costo che si sarebbe aggirato intorno ai 15mila euro.
Per quanto riguarda la donazione, i libri provengono (in piccola parte) da Pasadena, in California (Usa), dove Heilbron risiedeva per circa sei mesi all’anno, svolgendo attività di ricerca al California Institute of Technology e la Huntington Library. E da Shilton nell'Oxfordshire (Uk), dove dagli anni Novanta si era trasferito con la moglie ed era stato fellow al Worcester College di Oxford.
Si riferisce che la vedova di Heilbron è molto contenta che la biblioteca di lavoro del marito sia rimasta unita. Ora è a disposizione di nuove generazioni di studenti e studentesse, studiose e studiosi alla Biblioteca universitaria centrale di Trento.