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La commemorazione dei caduti trentini della Grande Guerra

Promossa dal Circolo Gaismayr ha visto la presenza dell'assessore Marchiori

TRENTO - C'era anche l'assessore provinciale alle politiche per la casa, patrimonio, demanio e promozione della conoscenza dell’Autonomia, Simone Marchiori, ieri alla commemorazione organizzata dal Circolo culturale Michael Gaismayr per ricordare i caduti tirolesi trentini e le vittime civili della Prima guerra mondiale.
Nel corso della cerimonia un corteo con un lungo striscione sul quale erano scritti idealmente i nomi di tutti i dodicimila caduti ha percorso le vie del centro storico, quindi presso la lapide affissa a Palazzo Thun si è tenuta la deposizione di una corona.
"La memoria è la radice della nostra identità ed è fondamentale ricordare la nostra storia. Oggi c'è una maggiore consapevolezza e questi caduti non sono stati dimenticati, erano figli di questa terra e non sono morti con la 'divisa sbagliata'", sono state le parole dell'assessore Marchiori che ha puntato l'attenzione anche sulle devastazioni lasciate dalla guerra: "I nostri nonni, quando tornarono, non trovarono più le case, né i luoghi che avevano lasciato, ma solo macerie e distruzione".
Oggi, a centodieci anni dall’ingresso in guerra dell’Italia "dobbiamo continuare a tenere viva la fiammella del ricordo, perché non abbiamo più testimoni diretti e il rischio dell’oblio è reale. Solo così possiamo custodire le nostre origini e costruire un futuro di pace, senza confini né guerre", ha concluso l'assessore Marchiori.

Accanto all'assessore Marchiori vi erano la vicesindaca Elisabetta Bozzarelli e il presidente del Circolo Gaismayr, Flavio Marchetti, che hanno offerto prospettive complementari sul valore della memoria, della pace e dell’identità trentina. Bozzarelli ha commentato che "il ricordo della loro memoria è fondamentale per restituire dignità al nostro passato, ma anche perché la loro vicenda sia da monito per il presente, contro ogni guerra che porta distruzione e priva le popolazioni della possibilità di chiamare casa la propria terra", mentre Marchetti ha aggiunto: "Siamo qui per un gesto di affetto e di rispetto nei loro confronti, un rispetto che troppo spesso al termine della guerra è mancato" e poi citando le parole del filosofo Martin Heidegger: "Il progresso e l’innovazione nascono dall’essere radicati in una tradizione, in un senso di appartenenza".
Ultimo aggiornamento: 04/11/2025 19:10:21
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