Si è svolto martedì al ministero dell’Agricoltura il primo tavolo di confronto sulla grave crisi che sta colpendo il settore lattiero-caseario, convocato per affrontare l’emergenza prezzi e individuare misure di sostegno per tutelare gli allevatori e la filiera. Per Confagricoltura ha partecipato il presidente della Federazione nazionale di prodotto Latte Francesco Martinoni, presidente onorario di Confagricoltura Brescia, insieme alle principali organizzazioni agricole, alla cooperazione, ad Assolatte, Lactalis e al ministro Francesco Lollobrigida.
Dopo tre anni caratterizzati da quotazioni molto favorevoli, con prezzi del latte arrivati anche oltre i 70 centesimi al litro, il comparto sta vivendo una brusca e preoccupante inversione di tendenza. Il latte spot è oggi sceso sotto i 40 centesimi, mentre il prezzo riconosciuto all’industria si attesta attorno ai 54-55 centesimi, con una forbice che genera forte instabilità e timori per il futuro. Alla base della crisi vi è soprattutto un eccesso di offerta rispetto alla domanda, tanto a livello europeo quanto in Italia. L’aumento delle produzioni, favorito negli ultimi anni da prezzi sostenuti, ha generato oggi una situazione di surplus. A questo si aggiunge la ripresa delle esportazioni dalla Germania, dopo il superamento delle restrizioni sanitarie, con un incremento delle eccedenze che preme sul mercato italiano. Parallelamente si registra un calo dei consumi di latte alimentare, legato alla contrazione del potere d’acquisto delle famiglie e alla situazione economica generale. L’Italia, che fino a dieci anni fa importava circa il 40 per cento del proprio fabbisogno, oggi è sostanzialmente autosufficiente, con punte di eccedenza nel periodo invernale, quando la produzione è massima ma la domanda rallenta.
Durante l’incontro è stata condivisa la necessità di mettere in campo interventi strutturali urgenti per alleggerire il mercato e sostenere la filiera. La prima proposta è un impegno degli allevatori a non aumentare le produzioni nel 2026 rispetto al 2025, con la possibilità eventualmente di avere un doppio prezzo del latte, uno per i volumi in linea con l’anno precedente e uno inferiore per le eccedenze, al fine di disincentivare aumenti produttivi. A livello promozionale, è stato chiesto al ministero di rafforzare i programmi del “latte nelle scuole” e le forniture per gli indigenti, oltre che attivare campagne per il consumo del latte, anche per contrastare le azioni denigratorie verso il comparto. In parallelo, servirebbe un forte sostegno all’export, per individuare nuovi mercati, incentivi alla macellazione delle vacche e alla trasformazione del latte in polvere e misure per la riduzione dei costi energetici, con l’inserimento del settore lattiero-caseario tra gli energivori.
“Il nostro obiettivo – afferma Francesco Martinoni - è mantenere in equilibrio l’intera filiera. Un crollo incontrollato del prezzo danneggerebbe non solo gli allevatori, ma anche l’industria di trasformazione e la distribuzione. Il rischio concreto è che a fine anno vengano disdettati importanti quantitativi di latte, fino a 5-7 mila quintali al giorno, con effetti fortemente destabilizzanti sul mercato e sulle stalle. La speranza è che si possa frenare la caduta delle quotazioni, evitando che il prezzo scenda sotto la soglia critica dei 50 centesimi al litro, con un accordo per i primi tre mesi del 2026, oltre è difficile fare previsioni. È superfluo dire che siamo molto preoccupati, ma garantiamo la massima attenzione e impegno a tutela delle imprese zootecniche del nostro territorio, patrimonio fondamentale per l’agricoltura bresciana”.
Un nuovo confronto ristretto è previsto per martedì tra le organizzazioni agricole (sarà presente Martinoni), Assolatte e Lactalis per affrontare il tema del prezzo nei primi mesi del 2026.
Ultimo aggiornamento:
03/12/2025 23:37:22