Brescia - Traffici illeciti di metalli ferrosi, evasione fiscale per 90 milioni di euro, di cui 15 milioni di euro interrati nel giardino di casa, e fatture false per oltre mezzo miliardo di euro.
Pesanti condanne per la vasta operazione condotta dalla Guardia di Finanza e Carabinieri dei comandi provinciali di Brescia nel settembre scorso, che aveva coinvolto 22 persone su una presunta frode fiscale.
L'inchiesta era partita da una serie di lettere che Poste italiane aveva inviato a una presunta società bresciana in merito a bonifici online effettuati a favore di "conti esteri aperti presso istituti di credito asiatici". Tra l’agosto 2018 e l’aprile 2019 la società con sede nel Bresciano aveva movimentato 34 milioni di euro.
Oggi si è tenuta l'udienza preliminare e, oltre a Giuliano Rossini, sono finiti davanti al giudice Cristian Colombo, sempre per presunta associazione a delinquere finalizzata ad una frode fiscale multimilionaria, la moglie, il figlio e la cognata e altri 18 indagati. Il Pm Claudia Passalacqua aveva chiesto nella precedente udienza pene pesantissime, tutti hanno ricorso a riti alternativi. Al termine dell'udienza preliminare, il Gup Cristian Colombo ha condannato con rito abbreviato a 4 anni Giuliano Rossini e la moglie e inflitto 3 anni, 10 mesi e 20 giorni al figlio e alla cognata. Pene inferiori alle altre persone coinvolte nella frode milionaria.