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Fatture false, nei guai tre imprenditori bresciani

Indagati per un giro di 100milioni di euro

DESENZANO DEL GARDA (Brescia) - Fatture false per oltre 100 milioni di euro: perquisite aziende e abitazioni nelle province di Brescia e Mantova. Tre imprenditori bresciani del Basso Garda indagati, sequestrati 320mila euro in contanti.

I finanzieri della Compagnia di Desenzano del Garda e della Tenenza di Castiglione delle Stiviere, attraverso una complessa indagine coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Brescia, hanno ricostruito un esteso sistema di frode fiscale con riguardo a molteplici settori economici tra cui, prevalentemente, quello del commercio e della lavorazione di metalli ferrosi, con emissione di fatture false per oltre 100 milioni di euro, procedendo a numerose perquisizioni all’interno di abitazioni e uffici aziendali. Le indagini condotte nel territorio bresciano dalla Compagnia di Desenzano e dal Comando provinciale della Guardia di Finanza di Brescia, guidati rispettivamente dal Capitano Claudio Tedesco e dalò Colonnello t.ST Francesco Maceroni.


L’attività investigativa, svolta congiuntamente dai due Reparti, avrebbe permesso di individuare un sodalizio criminale operante tra le province di Brescia e Mantova, in grado di fornire ai clienti un servizio “all inclusive” di emissione di fatture per operazioni inesistenti e di riciclaggio dei proventi illeciti generati. Il gruppo criminale investigato, dalle indagini condotte, risulterebbe aver costituito numerose imprese e società cartiere, sia italiane che estere, amministrate da “prestanomi” compiacenti, utilizzate per emettere fatture per operazioni inesistenti, provvedendo al successivo riciclaggio del denaro mediante “monetizzazione” dei bonifici emessi dai clienti destinatari delle false fatture. In particolare, l'ingente flusso di denaro bonificato dai “clienti” del sodalizio per il pagamento delle fatture per operazioni inesistenti, in una prima fase sarebbe stato trasferito su conti correnti esteri e successivamente prelevato in contanti per essere, infine, restituito ("monetizzazione") agli "utilizzatori" delle fatture false, al netto della provvigione incassata dal sodalizio criminale, oscillante tra il 5% ed il 22% dell’importo oggetto di falsa fatturazione.

In una seconda fase, invece, il gruppo criminale avrebbe fatto ricorso a cinesi, in grado di fornire il denaro contante richiesto per alimentare la frode e consentire la "monetizzazione", in cambio di una provvigione del 3% calcolata sul totale del denaro trasferito.

Al fine di cristallizzare le ipotesi investigative e consentire di individuare ulteriori elementi di prova a carico degli indagati, sono state eseguite perquisizioni presso le abitazioni ed uffici aziendali in uso agli ideatori della frode, impiegando oltre trenta militari in forza ai Comandi Provinciali di Brescia e di Mantova.
Ultimo aggiornamento: 17/09/2025 15:03:54
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