E ci sono riusciti.
Hanno quindi pian piano, prima individuato alcuni “covi” tra Trento, Rovereto e la provincia di Verona, a Oppeano, ad Arcole e a San Giovanni Lupatoto. Poi hanno compiutamente identificato i due arrestati e tre donne, loro amiche, che li ospitavano e nascondevano la refurtiva (favoreggiamento) e che si occupavano di far gestire la refurtiva (ricettazione).
Costruito quindi e riferito alla Procura della Repubblica di Bolzano un robusto quadro accusatorio, i carabinieri si sono preparati a intervenire. Nel frattempo il Pubblico Ministero competente ha chiesto al giudice per le indagini preliminari l’emissione di una adeguata misura cautelare, la custodia in carcere.
Giovedì mattina quindi i carabinieri bolzanini, con l’aiuto di un robusto rinforzo delle Compagnie carabinieri di Trento, Rovereto, Verona, Legnago e San Bonifacio, si sono presentati alle cinque del mattino alla porta delle abitazioni degli indagati per eseguire gli arresti e cinque perquisizioni.
Sono quindi finiti in carcere due stranieri nullafacenti già noti per reati contro il patrimonio, un 36enne moldavo e un 26enne albanese. Le loro case e quelle di tre donne che li avevano aiutati (indagate a piede libero a vario titolo per favoreggiamento e ricettazione) sono state setacciate dai militari dell’Arma.
Il risultato, sebbene non miracoloso (sarebbe stato impossibile trovare tutto il maltolto) è stato notevole e inaspettato. Decine di monili in oro e argento, addirittura monete e lingotti di metalli preziosi, trenta orologi di cui alcuni di estremo valore, sedici tra telefoni cellulari e tablet, due personal computer, oltre a quattro smerigliatrici, torce, guanti da lavoro, cacciaviti e piedi di porco. I militari hanno anche sequestrato i veicoli utilizzati per le scorribande dai ladri, tre potenti berline tedesche e una monovolume, anch’essa teutonica. Singolare che nell’auto appena usata per andare a rubare (sono in corso accertamenti su dove siano stati tra mercoledì e giovedì, l’auto era ancora calda) ci fossero diverse mascherine chirurgiche. Saranno servite per rispettare le norme anti-Covid tra “lavoratori” della stessa “azienda” oppure quale ausilio al camuffamento?
I due arrestati, sottoposti a rilievi fotodattiloscopici presso il comando provinciale carabinieri di Verona, sono stati associati al carcere scaligero in attesa dell’interrogatorio del giudice.
Sono tutti (anche le tre donne, due moldave di 37 e 27 anni e un’albanese di 37 anni) accusati di associazione per delinquere finalizzata a commettere furti in abitazione e gli vengono addebitati quarantasette furti per ora (33 dal 10/01 al 07/03 e 14 dal 30/05 al 05/07, nelle zone di Brunico, Falzes, Parcines, Andriano, Nalles, Appiano, Egna, Tesimo, Andriano, Cavaion Veronese, Trento, Feltre). Le indagini continuano sugli elementi raccolti nelle perquisizioni ed è molto probabile che si riesca a ricostruire altri reati da contestare loro.
L’operazione, quale ideale prosecuzione di quella dell’autunno-inverno 2019, è stata denominata “funambolo 2020”. Al netto degli ulteriori furti che saranno scoperti e chiariti nei prossimi giorni, al momento sono stati scoperti più di 100 furti da ottobre 2019 a oggi.
Ora arriverà la parte più bella, restituire alle vittime le loro cose (sono stati sequestrati, oltre alle quattro auto, 194 oggetti), spesso oggetti che oltre a un valore economico hanno anche un forte valore affettivo poiché regali ricevuti per occasioni speciali (battesimi, lauree, matrimoni, ecc.).