«Per loro è più facile», commentarono in molti in Italia: «Loro sono abituati a tenere i rapporti sul territorio, a stare dalla parte dei cittadini. Nelle Stazioni dei paesi il Maresciallo è un amico», una presenza certa e rassicurante. Non uno dei Carabinieri chiese di rientrare. Anzi, ci fu stilato un lungo elenco di richieste per partire. Il giorno stesso del funerale, i feriti testimoniavano la loro volontà di tornare in Iraq: «Questo è il nostro lavoro», dicevano, «e continueremo a farlo».
Nei giorni immediatamente seguenti alla tragedia, si affacciarono dai balconi e dalle finestre, in tutta Italia, moltissime bandiere tricolori. Testimoniavano lo sgomento di fronte ad un dramma immane, la vicinanza alle famiglie dei Caduti: in altre parole, amor di Patria.
In memoria di quanto accadde, il Parlamento nel 2009 istituì la “Giornata del ricordo dei caduti militari e civili nelle missioni internazionali per la pace”.
La situazione che sta vivendo l’Italia, e la Lombardia in particolare, non consente di organizzare le consuete cerimonie o commemorazioni ma nelle caserme viene osservato un momento di raccoglimento e di ricordo per i colleghi che hanno perso la vita nell’adempimento del loro dovere. Presso la sede del Comando Provinciale Carabinieri di Sondrio, nell’androne principale, sono presenti due quadri, nel primo sono riportate le fotografie con grado e nome dei Carabinieri caduti mentre nel secondo sono raccolti dei disegni e dei pensieri che gli alunni di diverse scuole della provincia consegnarono al Comando di largo Sertoli l’indomani della strage come testimonianza di vicinanza ed affetto.