Tra questi video si è riscontrata una particolare predilezione per bambine occupate a giocare su altalene o a immergersi (la scorsa estate) in alcune fontane, con videoriprese mirate e zoomate sulle parti intime, farcite da commenti irripetibili ed eccitati del depravato “regista”.
Infatti, questi si appostava negli angoli oscuri del paese, evitando d’essere visto da occhi terzi e, sfruttando le fessure delle tende dei bagni di private abitazioni poste al pianterreno, videoregistrava le bambine nella più ingenua e inconsapevole intimità loro; oppure ancora, sfruttando la posizione centrale della propria dimora in paese, dietro ai vetri del suo balcone puntava l’obiettivo verso una fontana del centro ove è consuetudine per i bambini (villeggianti e residenti) fare il bagno d’estate o giocare in costume; oppure ancora nei granai, posti in alcune case disabitate, si fermava in silenzio e riprendeva il piazzale della scuola elementare in attesa di qualche bambina che soddisfacesse i suoi malsani desideri; oppure ancora dietro alcune siepi del parco giochi si nascondeva per attendere il momento in cui delle bambine volteggiassero sulle altalene, scegliendo con pazienza il momento più opportuno per filmare solo certi specifici fotogrammi (fotogrammi che divenivano osceni nel momento in cui egli li accompagnava a voce commentando le proprie pulsioni irrefrenabili e psichiatriche).
Tale modus operandi smascherato dai militari del Nucleo Investigativo e precisamente reso noto all’Autorità Giudiziaria, ha consentito al Pubblico Ministero, di avanzare richiesta urgente di misura cautelare al GIP che, nella mattinata di lunedì 18, disponeva l’immediata detenzione del reo presso il Servizio di Psichiatria dell’Ospedale Santa Chiara per la reclusione e le cure del caso, riconoscendo il “concreto pericolo che l’indagato commetta delitti della stessa specie di quello per cui si procede” e aggiungendo pure che il quadro evidenziato dai carabinieri illustra dei “disturbi ossessivo-compulsivi che l’indagato non riesce a controllare” (così in Ordinanza).
L’uomo, che annovera, tra gli altri, precedenti specifici, è piantonato in ospedale e rischia fino a 12 anni di reclusione, accusato dei reati di detenzione di ingente quantitativo di materiale pedopornografico e per la relativa produzione. L’indagine, estremamente precisa e rapida, compiuta dagli specialisti del Nucleo Investigativo e soprattutto l’acume investigativo dei militari della stazione di Tione che hanno saputo sequestrare tutti i dispositivi telematici del pedofilo già alla prima perquisizione, sospettando solo minimamente quanto poi sarebbe emerso, è stata la chiave di volta che ha consentito di disvelare una realtà assurda, tanto pericolosa quanto concreta. Una realtà che nessuno può sapere tra quanto tempo sarebbe potuta sfociare in atti ancora più drammaticamente concreti.
Tutto ciò in un paese di poche anime, nella placida Val Rendena, dietro le finestre solo apparentemente chiuse, tra le pieghe delle tende di casa, sull’altalena di un parco giochi, nel piazzale della scuola elementare. Fin dentro al proprio bagno.