BRESCIA - L’Ordine degli ingegneri della provincia di Brescia, guidato dalla presidente Laura Boldi, esprime preoccupazione per la sorte della misura Transizione 5.0 che, per impostazione e obiettivi, avrebbe potuto rappresentare un reale supporto all’industria, ma che nei fatti si è rivelata con gravi criticità attuative, incertezze normative e notizie contraddittorie.

I presupposti iniziali erano positivi: una forte spinta alla digitalizzazione delle imprese, in continuità con l’esperienza della Transizione 4.0, affiancata a incentivi mirati all’efficienza energetica, all’autoproduzione da fonti rinnovabili e alla formazione. Un approccio che avrebbe potuto generare non solo un beneficio fiscale immediato, ma soprattutto un vantaggio competitivo duraturo, favorendo un reale ammodernamento dei processi produttivi e dell’efficientamento energetico. Il piano, previsto sul 2024 e 2025, ha invece sin dall’inizio avuto un forte rallentamento e il 27 novembre la misura è stata chiusa: le domande presentate dopo il 6 novembre, quando i fondi sono stati ridimensionati senza preavviso e senza spiegazioni chiare, e sino al 27 novembre risultano oggi bloccate in uno stato di “tecnicamente ammissibile”, che non fornisce certezze né alle imprese né ai professionisti (comprese, assurdamente, quelle del 6 novembre stesso, prima del decreto che ridimensionava i fondi).
A un quadro già critico si aggiungono oggi notizie contrastanti sulla nuova misura per il 2026, che avrebbe dovuto garantire continuità e recuperare gli investimenti esclusi dalla Transizione 5.0. Indiscrezioni sembrano invece andare nella direzione opposta, penalizzando ulteriormente le aziende che non hanno potuto beneficiare della 5.0 a causa della chiusura anticipata. “
Un simile clima d’incertezza –
afferma Boldi –
è dannoso per le imprese, che programmano investimenti su base pluriennale e che si sono fidate di indicazioni poi disattese. L’effetto è una crescente sfiducia nel sistema degli incentivi, che finisce per rallentare l’innovazione e l’intero comparto industriale.
Per questo l’Ordine di Brescia chiede chiarezza, stabilità normativa e coerenza, affinché le politiche industriali non si traducano in un ulteriore elemento di rischio per imprese e professionisti”.
Il piano Transizione 5.0 ha visto l’apertura della piattaforma informatica e la definizione delle modalità operative ad agosto 2024, erodendo circa un terzo del tempo disponibile. Nonostante ciò, imprese e professionisti, in primis gli ingegneri, hanno continuato a crederci, affrontando una normativa complessa, vincoli stringenti e la necessità di dimostrare i risparmi energetici attraverso campagne di misura certificate. Con l’avvio operativo, sono emerse ulteriori difficoltà, tra Faq spesso contraddittorie, problemi tecnici del portale Gse, impossibilità fino ad agosto 2025 di gestire correttamente la “nettizzazione” di altri incentivi, tempi di risposta spesso ben superiori ai cinque giorni previsti. Nonostante tutto, il sistema sembrava gradualmente trovare un equilibrio e, a inizio novembre, con ancora risorse disponibili e investimenti ormai avviati, la fiducia stava tornando. Il 6 novembre ha però segnato una brusca inversione: i fondi sono stati ridimensionati improvvisamente, chi era “dentro” è rimasto tale, chi era “fuori” è stato tenuto in un limbo di incertezza, in alcuni casi con effetti retroattivi. Molte imprese, che avevano già effettuato o programmato investimenti significativi, si sono ritrovate senza certezze. Da quel momento si è aperta una fase di profonda confusione: comunicazioni e indicazioni spesso contrastanti, promesse di decreti e riaperture, pec inviate alle aziende con richieste di scelta tra 4.0 e 5.0, richieste di integrazioni documentali in tempi estremamente ridotti. Il risultato è stato che molte imprese hanno rinunciato alle prenotazioni 5.0.
“Oggi – dichiara Mariagrazia Cerchia, coordinatrice del gruppo di lavoro Transizione 5.0 dell’Ordine ingegneri di Brescia - le indiscrezioni della Legge di bilancio riportano l’intendimento di riversare le domande presentate dal 6 al 27 novembre (dopo dichiarazione pubblica del ministro Urso tesa a rassicurare che tali domande sarebbero state coperte) dalla premialità 5.0 a quella 4.0 (downgrading del credito d’imposta), con consistente penalizzazione delle imprese che hanno sostenuto tutti i costi per certificare i requisiti 5.0 ed evidente imbarazzo degli ingegneri, che sulla base della dichiarazione del ministro hanno compiuto uno sforzo, affrettando la presentazione delle domande per rientrare nel termine del 27 novembre. L’Ordine degli ingegneri di Brescia disapprova con forza tale soluzione e invita le istituzioni a dare seguito almeno alle dichiarazioni verbali recentemente esposte”.