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Tfr, il Tar condanna l’Inps al pagamento degli scatti di anzianità aggiuntivi

Accolto il ricorso di Spi Cgil per il caso di otto ex dipendenti delle forze dell’ordine

TRENTO - Può accadere di aspettare la liquidazione anche per tre anni e poi finalmente, quando arriva almeno la prima “tranche”, scoprire l’amara sorpresa: un importo inferiore a quanto ti aspetti. Questo almeno è quanto accaduto ad un gruppo di ex appartenenti alle forze dell’ordine, che si sono visti non calcolati nel trattamento di fine rapporto sei scatti di anzianità aggiuntivi, per un valore medio lordo totale di circa 6/7mila euro ciascuno. L’Inps ha ritenuto, applicando un’interpretazione restrittiva e superata dalla giurisprudenza, che i pensionati in questione non avessero i requisiti previsti dalla legge. Lettura non condivisa da questi ultimi che si sono rivolti allo Spi Cgil e con il Patronato Inca e l’avvocato Stefano Giampietro hanno fatto ricorso al TAR. Di ieri la decisione del Tribunale amministrativo che dà ragione ai pensionati, condannando l’Inps al pagamento dei sei scatti aggiuntivi e alle spese legali. Il Tribunale si spinge oltre, invitando anche l’Inps a prendere atto delle decisioni emersa dalla giurisprudenza sia a livello locale sia nazionale e, dunque, di adeguarsi ad esse senza aprire ulteriori contenziosi.

Nel dettaglio i fatti riguardano quattro ex poliziotti e quattro ex carabinieri in forze in Trentino. Tutti, nel momento in cui hanno raggiunto il requisito per la pensione, cioè i 55 anni di età e i 35 di anzianità di servizio, hanno fatto domanda di messa a riposo, approvata dall’Istituto.
I sei hanno fatto anche richiesta dei sei scatti aggiuntivi di anzianità sia per il calcolo dell’assegno pensionistico, sia per il trattamento di fine servizio sulla base di quanto prevede la legge 387/1981, relativamente ai trattamenti pensionistici per chi ha prestato servizio nelle forze di polizia. L’Inps ha riconosciuto gli scatti aggiuntivi, però, solo per l’assegno pensionistico, non per il Tfs. Da qui il ricorso che ha coinvolti Spi Cgil. L’Inps sosteneva infatti che il beneficio spettasse esclusivamente a chi “abbia presentato domanda di collocamento a riposo solo per raggiungimento limite d’età (quindi 60 anni), oppure per invalidità o decesso”, sottolineando come i ricorrenti non fossero in possesso di nessuno dei tre requisiti. L’Istituto, inoltre, affermava che il proprio compito si sarebbe limitato a “liquidare agli aventi titoli il trattamento di fine rapporto sulla base del computo del relativo ammontare previamente effettuato dalle Amministrazioni di appartenenza”, rimandando la palla sul terreno dei ministero. Un’interpretazione che il Tar ha rigettato sottolineando come sia l’Inps l’unico soggetto deputato a corrispondere il trattamento di fine servizio. Il Tribunale amministrativo richiama, inoltre, le sentenze già pronunciate dal Giudice d’Appello che includono tra gli aventi diritto al beneficio in questione anche le ex forse dell’ordine che fanno richiesta volontaria di pensione, se hanno 55 anni di età e 35 di servizio.

“Siamo soddisfatti della decisione assunta dal TAR e auspichiamo che l’Inps finalmente prenda atto di una giurisprudenza consolidata e non perseveri in un’interpretazione errata, che va a danno delle pensionate e dei pensionati. Un diritto è stato riconosciuto e difeso. Per noi è ciò che conta”, è il commento della segretaria generale Claudia Loro.
Ultimo aggiornamento: 24/07/2025 23:16:08
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