RIVA DEL GARDA (Trento) - L'amministrazione comunale di Riva del Garda ha celebrato oggi - sabato 8 novembre - il 107° anniversario della fine della
Prima guerra mondiale e la
Giornata dell'unità nazionale e delle forze armate.

Alle 10 l’alzabandiera al Pilone della Vittoria con autorità e rappresentanze, presenti per l'amministrazione comunale il sindaco
Alessio Zanoni, la vicesindaca
Barbara Angelini e gli assessori
Mario Caproni e
Stefania Pellegrini, una rappresentanza del Consiglio comunale con il presidente
Adalberto Mosaner e
Francesca Mercadante (consigliera con delega alla promozione e all'educazione ai valori della pace), e le rappresentanze delle forze dell'ordine, delle associazioni combattentistiche e d'arma con i Gruppi alpini della zona e, tra gli altri, il capogruppo di Riva del Garda Fabrizio Angelini e il consigliere sezionale Carlo Zanoni, dei vigili del fuoco, della polizia locale e dell’Unsi Alto Garda e Ledro.
A seguire ha preso avvio la
sfilata con in testa la Fanfara alpina di Riva del Garda e il gonfalone del Comune, che ha percorso via Gazzoletti, piazza Cesare Battisti, piazza Garibaldi, via Mazzini fino a piazza Cavour, dove nella chiesa arcipretale di Santa Maria Assunta il parroco don Dario Silvello ha officiato la messa in memoria dei Caduti e impartito la benedizione alle corone di alloro. Quindi il corteo si è ricomposto in piazza Cavour e ha percorso le vie del centro per le deposizioni delle corone di alloro ai monumenti a Cesare Battisti e ai Caduti del mare. La conclusione è stata all’Ara dei Caduti in piazza San Rocco con l’allocuzione del sindaco, il suono dell'inno nazionale e la deposizione di una corona di alloro.
«Questa giornata onora il sacrificio dei militari e di tutte le persone cadute in guerra - ha detto il
sindaco Alessio Zanoni - e a oltre cento anni di distanza, nel ricordo commosso di tutte quelle vite spezzate, siamo chiamati, oggi più che mai, a rivedere ciò che è stato, rivederlo con i nostri occhi come se fossimo lì, in quelle trincee, immaginandoci di vivere quelle tragedie, perché oggi è un tempo in cui bisogna ricordare, dove “ricordare” non è più solo un dovere ma diventa monito necessario per non cadere nuovamente nel baratro della guerra. Dobbiamo dirci, con tutta la convinzione che ci appartiene, che nessuna persona dovrà più morire in guerra, perché ogni vita è sacra e merita rispetto. Il nostro agire, i nostri pensieri, il nostro impegno, tutto deve essere rivolto alla pace, alla cooperazione tra i popoli, alla realizzazione di un mondo di tutti, dove tutti si sentano a casa in ogni angolo di questo mondo, che ormai è divenuto un villaggio globale. Eppure oggi stiamo assistendo a un dibattito pubblico mondiale che ci sconcerta e ci lascia interdetti.
Sembra infatti che il corso della storia stia andando a ritroso, spazzando via i sogni di Ventotene, e con essi anche le convinzioni successive che erano sorte nei popoli e nei loro governanti dopo la fine della seconda guerra mondiale: Mai più la guerra! Oggi invece la guerra è tornata prepotentemente alla ribalta, chi dirige le sorti del mondo usa questa parola quotidianamente, come a volerci preparare all’ineluttabile…»
«Per una persona come me - ha aggiunto il sindaco- che il giorno in cui è diventato sindaco come prima iniziativa ha voluto issare sulla facciata principale del municipio la bandiera della pace, e per le tante persone che mi hanno sostenuto, riconoscendosi nei valori che guidano la nostra attività amministrativa, e per le tantissime che, come me e come noi credono nei valori della pace e della non violenza, festeggiare oggi una giornata come questa si presta a tante riflessioni. Mi riferisco, naturalmente, a questa situazione geopolitica che da qualche anno, in un modo incomprensibile, ci ha precipitati in un mondo diverso, un mondo in cui la logica, l’alfabeto e i riti disumani e terrificanti della guerra sono tornati alla ribalta. È un vero incubo: noi, fondatori dell’Unione europea, noi convinti sostenitori e artefici di un mondo di pace e fratellanza, di libero scambio e di positiva contaminazione culturale, ci ritroviamo catapultati all’indietro nel mondo novecentesco dei nazionalismi e delle guerre. E tutto questo avviene, permettetemi di dirlo, in un momento buio in cui il nostro Paese è guidato da chi troppo spesso mostra nostalgia per il ventennio più oscuro della nostra storia, e non nasconde simpatie per i peggiori dittatori del presente. Chi oggi parla di riarmo ci sta accompagnando verso l’orlo di un baratro. Sono persone che sembrano aver dimenticato la storia, incapaci di immedesimarsi nel dolore dei singoli. D’altra parte gli equilibri geopolitici che ci hanno assicurato quasi un secolo di pace si stanno frantumando: gli Stati Uniti sono passati da democrazia di riferimento e da alleato, a soggetto inaffidabile e incomprensibile, e imperi guidati da dittatori si stanno facendo avanti con le loro mire espansionistiche. Una situazione di grande incertezza che è fonte di una preoccupazione angosciata, nella quale noi cosa possiamo fare?»
«Noi dobbiamo essere consci che il nostro futuro non è già scritto! Con le nostre scelte, i nostri pensieri e le nostre parole, siamo noi a tracciare il cammino. Siamo noi a dover dire no a un linguaggio che ancora ammette la violenza come unica risposta. Nessuna vita deve più spegnersi in guerra. Perché se la guerra ritorna, allora anche la memoria smette di insegnarci. Ricordiamo non solo per onorare, ma per comprendere, per trasformarci, per crescere nell’umanità. Dobbiamo restare, in modo limpido e chiaro, fermi sulle nostre posizioni, non smettere mai di far sentire la nostra voce, urlare la pace e ribadire allo sfinimento un secco no alla logica della guerra e allo smantellamento della democrazia. C’è un pensiero che mi fa guardare con speranza al domani: la folla di giovani che il 13 ottobre ha invaso le vie del centro nella marcia della pace, che sì abbiamo organizzato noi come amministrazione, ma che è stata fatta propria dalle scuole come qualcosa di necessario e vitale, qualcosa che era nell’aria come un’esigenza ardente. Una marcia della pace in cui ragazze e ragazzi di Riva del Garda e di tutto l’alto Garda e oltre si sono schierati con forza, voglio dire con gioia, dalla parte giusta della storia. Se ripenso a quella marcia della pace, ai volti dei nostri giovani, alle loro bandiere, ai loro disegni, al loro entusiasmo, penso che siamo in buone mani e che le giovani generazioni sapranno fare meglio di quanto non siamo riusciti a fare noi. E magari sapranno costruire un mondo in cui le forze armate non avranno più bisogno di esserlo, un mondo dove i sacrifici delle vite umane non saranno più richiesti a nessuno, un mondo dove tutti finalmente si potrà vivere in pace, dentro un mondo di uguaglianza e di rispetto nel quale le differenze non rappresentino più una minaccia ma una vera e grande ricchezza».
A seguire, delegazioni dell'amministrazione hanno deposto corone di alloro ai monumenti ai Caduti a Sant’Alessandro, a Varone, al cimitero del Grez, alla stele al parco della Libertà, al cippo di Alois Štorch, al cippo alpino alla chiesetta di San Michele, al cippo della Medaglia d’oro Bruno Galas e al Cristo silente.