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Nel 2025 Alpi e ghiacciai lombardi sempre più fragili

I casi del Campo Nord a Livigno e dell’Adamello-Mandrone

LIVIGNO (Sondrio) - In vista della giornata mondiale della montagna e nell’anno internazionale dei ghiacciai, Legambiente presenta il VI report Carovana dei ghiacciai con dati sull’instabilità in alta quota. Nel 2025 Alpi e ghiacciai sempre più fragili e instabili, la situazione in Lombardia nel report nazionale di fine campagna.

I dati in arrivo dagli operatori glaciologici del settore occidentale delle Alpi italiane indicano che i ghiacciai di questo settore restano in difficoltà, pur registrando perdite di spessore e volume meno estreme rispetto al biennio 2022–2023 — il peggiore mai osservato per la criosfera alpina — e comunque prossime o inferiori ai valori medi degli ultimi decenni. In Lombardia, la forte ondata di calore di fine giugno, con temperature medie di 7 °C a 3.000 metri (oltre 3 °C sopra la media quindicennale), ha rapidamente annullato le speranze di un’annata positiva.

A inizio giugno, molti ghiacciai presentavano un innevamento da buono a ottimo, ma il caldo eccezionale ha ribaltato la situazione in pochi giorni. Un intervallo leggermente più fresco a luglio ha solo temporaneamente attenuato gli effetti, seguito da nuove e intense ondate di calore ad agosto.

Emblematico il caso del Ghiacciaio del Campo Nord a Livigno: le misurazioni del Servizio Glaciologico Lombardo (SGL) indicano che i 170 cm di neve presenti il 7 giugno a 2.950 metri erano completamente fusi il 12 luglio, e la superficie di ghiaccio esposta aveva perso ulteriori 50 cm di spessore.

I primi “exit poll” sui bilanci di massa in Trentino — elaborati da Provincia autonoma di Trento, SAT, MUSE, SGL e Università di Padova — confermano un quadro pessimistico anche per i ghiacciai di questo territorio. Sul Ghiacciaio dell’Adamello-Mandrone, alla quota di 2.600 metri, si è registrato un abbassamento di 4 metri della superficie; fino a 3.200 metri di quota, le perdite risultano comunque significative.
La neve invernale residua, limitata ai settori più elevati, si è rivelata ancora una volta insufficiente a compensare le perdite estive. In conclusione, nonostante le abbondanti precipitazioni — talvolta eccezionali — e una stagione di ablazione iniziata relativamente tardi e terminata presto, il caldo estivo, intenso e continuo, ha determinato l’ennesimo bilancio negativo per i ghiacciai italiani. Si osserva tuttavia un ritorno a condizioni più simili a quelle precedenti le disastrose annate 2021–2022 e 2022–2023.

Nel settore lombardo, nonostante la situazione all’inizio della stagione si sia presentata molto positiva, con valori di accumulo ai massimi degli ultimi 20 anni (secondi solo al 2001), la seconda parte dell’estate, estremamente calda e umida, ha portato a una forte riduzione degli accumuli nevosi, specialmente al di sotto dei 3000 m di quota. Le temperature elevate, che hanno ininterrottamente interessato l’arco alpino dalla metà di luglio fino ai primi giorni di settembre, hanno provocato una consistente riduzione del manto nevoso e la fusione del ghiaccio alle quote più basse.

La stagione di ablazione si è conclusa attorno alla fine della prima decade di settembre solo alle quote oltre i 3000 m con le prime nevicate e temperature sotto le medie stagionali. Più a valle, si è avuta una ripresa dei fenomeni ablativi nel mese di ottobre con ulteriore, lieve perdita volumetrica delle fronti glaciali. "Carovana dei Ghiacciai ci permette ogni anno di tornare ad ascoltare e dialogare con il territorio, in Lombardia serve innovazione sia alle alte sia alle basse quote di montagna - afferma Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia - Dobbiamo prendere atto delle trasformazioni in corso guardando al futuro, per proteggere le comunità dagli effetti della crisi climatica in ambiente montano e comprendere il cambiamento vanno messe in campo nuove strategie economiche".
Ultimo aggiornamento: 10/12/2025 08:05:34

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