Si torna di fatto ai livelli del 2010, ma in ogni caso le casse pubbliche spenderanno meno di allora – precisa Cia -, infatti nel frattempo vi è stata una drastica riduzione del numero dei comuni e di conseguenza anche di sindaci e assessori (in Trentino, ad esempio, da 223 comuni si arriverà l'anno prossimo a 166)».
Nell’ultimo decennio le amministrazioni comunali hanno dovuto fare i conti con il costante calo delle risorse, mentre le incombenze sono aumentate, facendo crescere notevolmente il peso dell'amministrazione quotidiana, in particolare nei comuni più piccoli.
"Fare il sindaco, anche di un piccolo comune, è un lavoro a tempo pieno – evidenzia l’Assessore -, si è tutti i giorni in prima linea per risolvere problemi concreti, con un impegno in termini di tempo, sacrifici personali e responsabilità che spesso non sono commisurati alla retribuzione. Le indennità previste per i centri più piccoli superano di poco i 1000 euro lordi al mese. Trovare persone disposte ad impegnarsi per la comunità sta diventando sempre più difficile, e bisogna considerare il fatto che un comune di 500 persone ha gli stessi adempimenti burocratici di uno di 5.000, ma molte meno risorse. Con questo intervento non risolviamo i loro problemi, ma facciamo la nostra parte per dimostrare che la Regione riconosce l'importanza di questo ruolo, che ognuno di noi dovrebbe sperimentare per comprenderne le difficoltà".
"Se c’è qualcuno in Consiglio regionale che nella scorsa legislatura ha dimostrato con i fatti di essere contro ogni privilegio è il sottoscritto – ci tiene a precisare il neo Assessore regionale, che non ha mai chiesto un rimborso spese -, e qui posso dire con sicurezza che non c’è alcun privilegio. Quello degli amministratori locali è un impegno che solo raramente fa notizia ma che spesso comporta conseguenze spiacevoli, fanno di tutto tra numerose difficoltà burocratiche e il concreto rischio di dover far fronte a denunce o processi in tribunale".
Chi fa il sindaco in un piccolo comune, economicamente parlando, rischia anche di rimetterci parecchio, specialmente sulla pensione: "Ecco perché come Assessorato agli Enti Locali stiamo studiando una riforma che consenta di ristabilire un minimo di equità – spiega Cia -, per equiparare il trattamento degli autonomi a quello dei dipendenti, che possono contare sui contributi pagati e sull'aspettativa che consente loro di tornare a lavorare una volta terminato il mandato".