TRENTO - È iniziata in Consiglio provinciale la discussione sul disegno di legge che istituisce l’Azienda Sanitaria Universitaria Integrata del Trentino (ASUIT), presentato dall’assessore Mario Tonina. La riforma ridisegna governance e struttura del sistema sanitario provinciale, introduce nuovi dipartimenti integrati e rafforza la collaborazione con l’Università di Trento, con avvio previsto il 1° gennaio 2026.

Nel dibattito generale sono intervenuti diversi consiglieri. Claudio Cia (Misto) ha riconosciuto l’importanza del ruolo dell’Università ma ha avvertito che “la politica non può abdicare”, chiedendo limiti più chiari nelle nomine. Mirko Bisesti (Lega) ha rivendicato la scelta di portare Medicina a Trento come decisione “lungimirante”, ricordando i 400 studenti oggi iscritti. Daniele Biada (FdI) ha chiesto che la riforma valorizzi la rete territoriale e metta “prima i pazienti, poi gli organigrammi”. Paola Demagri (Casa Autonomia) ha sollevato dubbi su attrattività, ricadute e benessere del personale, avvertendo che senza incentivi l’Università rischia di diventare “una vetrina vuota”. Stefania Segnana (Lega) ha difeso il percorso avviato nella scorsa legislatura, ricordando scuole di specializzazione, nuovi corsi e sinergie con i centri di ricerca trentini.
Riforma dell’Azienda Sanitaria: iniziata la discussione in aula
Presentata dall’assessore Tonina la riforma che porterà alla nascita dell’Azienda Sanitaria Universitaria Integrata del Trentino
Dopo l’approvazione della mozione Valduga sul percorso partecipato per il futuro della sanità in Trentino, è approdato in Aula il disegno di legge n. 66 che istituisce l’Azienda sanitaria universitaria integrata del Trentino (ASUIT), riformando in maniera sostanziale la legge provinciale sulla salute del 2010. Il provvedimento, proposto dall’assessore Mario Tonina, ridisegna governance e struttura del sistema sanitario: introduce dipartimenti ad attività integrata, nuove figure direttive, un Comitato di indirizzo e un protocollo d’intesa con l’Università di Trento che definirà l’integrazione tra sanità e ambito accademico. L’ASUIT diventerà operativa dal 1° gennaio 2026, garantendo continuità con l’attuale APSS. Illustrando il senso della riforma, Tonina ha parlato di un percorso “necessario per avviare una nuova fase”, ringraziando Commissione e soggetti auditi. Ha rivendicato il potenziamento dei vertici aziendali e il valore aggiunto dell’integrazione con l’Università: “Questa nuova Azienda è un unicum in Italia, resa possibile dalla nostra speciale Autonomia”. L’integrazione, ha precisato, non riguarderà un solo ospedale ma tutta la rete sanitaria e sociosanitaria provinciale. Tonina ha richiamato le sfide di attrattività del sistema sanitario, l’importanza della formazione dei giovani trentini e il ruolo strategico della ricerca, che sarà coordinata da un responsabile scientifico. Ha inoltre sottolineato la necessità di valorizzare tutte le strutture territoriali e il lavoro in corso sul protocollo d’intesa con l’Università, che tornerà in Commissione per la condivisione. In chiusura, l’assessore ha auspicato una “condivisione ampia” sul percorso riformatore, ricordando che l’Autonomia consente al Trentino di affrontare cambiamenti complessi con strumenti propri: “Non è sempre facile rispondere alle attese dei cittadini, ma possiamo migliorare grazie alla nostra Autonomia speciale”. Ha infine ringraziato struttura legislativa, APSS e Commissione, segnalando che sono allo studio emendamenti di maggioranza e minoranza per perfezionare il testo.
La discussione generale
Cia: “Norma tecnica importante, ma la politica non abdichi al suo ruolo”
Claudio Cia (Misto) ha definito la riforma “una norma molto tecnica” che non risolverà da sola i problemi della sanità trentina, ma che riconosce “il ruolo importante dell’Università e della facoltà di Medicina”, frutto del lavoro nella passata legislatura del presidente Fugatti e degli allora assessori Segnana e Bisesti. Cia ha ricordato che alla selezione per gli 80 posti di Medicina hanno partecipato 500 candidati, segno del forte interesse. Il consigliere ha però segnalato alcuni limiti del testo, in particolare la previsione che il direttore dell’Azienda sanitaria venga nominato “d’intesa con l’Università”. “Come politica non possiamo abdicare”, ha affermato, richiamando il precedente dell’Opera Universitaria, dove l’assenza di accordo portò l’Ateneo a imporre il proprio nome fino al cambio della normativa. Per questo Cia ha presentato un emendamento che introduce limiti alla procedura d’intesa, ispirandosi al modello lombardo: la politica indica il dirigente e l’Università può esprimere un diniego motivato entro pochi giorni. “La Provincia ci mette i soldi e la faccia: deve poter contare”, ha concluso.
Bisesti: “Medicina a Trento è stata una scelta lungimirante, oggi ne vediamo i risultati”
Nel suo intervento, Mirko Bisesti (Lega) ha ricordato l’avvio del progetto della facoltà di Medicina, nato insieme all’allora assessora Segnana, sottolineando le dure opposizioni ricevute nel 2019 da parte di 120 docenti. “Cinque anni dopo abbiamo oltre 400 studenti iscritti, impegnati in un percorso di formazione e carriera”, ha evidenziato. Bisesti ha citato anche l’investimento sul NEST a Trento Nord, struttura che ospita studenti destinati alle professioni sociosanitarie.
Ha poi criticato le osservazioni avanzate da Paolo Zanella sul rischio di un eccesso di facoltà di Medicina sull’asse del Brennero, definendole frutto di “astio e rancore” per una scelta che, a suo avviso, il centrosinistra avrebbe dovuto assumersi anni prima. Per il consigliere, la riforma ASUIT sarà “fondamentale per garantire attrattività” e conferma la bontà delle decisioni politiche prese: “Parliamo di professionisti che si stanno formando e che si occuperanno della nostra salute e di quella dei nostri figli”. Bisesti ha rivendicato il provvedimento come uno dei più importanti per la Lega e ha detto che il ruolo della politica – interpretato dall’assessore Tonina – deve essere quello di stimolare e sostenere questo percorso, senza tornare “a sollevare dubbi su una scelta che caratterizza in positivo il sistema”.
Biada: “La riforma diventa opportunità se valorizza la rete territoriale”
“Prima i pazienti, poi gli organigrammi; nessun indebolimento negli ospedali di valle; meno burocrazia”. Questo, in estrema sintesi, quanto chiede alla riforma Daniele Biada (FdI). “Con questi impegni”, ha detto, “l’Asuit può diventare non solo una buona riforma, ma una opportunità per i cittadini”. Ha parlato di una riforma sostanziale, che vuole rendere il sistema sanitario sanitario trentino attrattivo per “chi studia, per chi lavora, per chi opera nel settore”. Ha parlato di prospettive di carriera chiare e motivanti. “Nel passato l’azienda sanitaria effettuava convenzioni con altre università, mentre ora potrà avere il proprio riferimento sul territorio”, “rafforzando le sinergie”. Ha parlato della rete dell’eccellenza che vedrà comunque l’Asuit lavorare con le facoltà di altre università come Verona e Padova. Ha poi posto due temi, il primo di carattere organizzativo, il secondo sul personale: “Nessuno deve sentirsi materiale di laboratorio accademico, ma ciascuno deve essere protagonista”. Ha poi posto il tema dell’equilibrio territoriale, ricordando l’importanza della rete con gli ospedali di valle.
Demagri: “Il cambiamento spaventa, ma servono certezze su attrattività e ricadute dell’ASUIT”
Nel dibattito la consigliera Paola Demagri (Casa Autonomia) ha espresso numerosi dubbi, partendo dalla parola “cambiamento”, che “solitamente spaventa” e che, ha ricordato, aveva già suscitato forti perplessità nella scorsa legislatura, quando in molti si erano opposti all’introduzione della facoltà di Medicina a Trento. Pur riconoscendo che “ormai bisogna andare avanti”, Demagri ha messo in guardia sulla reale attrattività del nuovo modello: non è scontato che gli studenti di Medicina formati a Trento restino sul territorio, e l’attrattività non può essere misurata “con i proclami”, ma con investimenti concreti come borse di studio e contratti di ricerca. La consigliera ha anche evidenziato la difficoltà di spiegare ai cittadini cosa cambierà davvero con l’ASUIT e ha avvertito del rischio che, senza adeguati incentivi ai professionisti, l’Università si trasformi in “una vetrina vuota”. Ha richiamato i possibili attriti tra personale APSS e personale universitario e i vincoli che potrebbero derivare dal DPCM, temendo una cornice “non così trentina e territoriale”. Demagri ha sollevato inoltre il tema del benessere del personale sanitario, spesso trascurato rispetto all’attenzione verso gli esiti per i cittadini, e ha annunciato la presentazione di due ordini del giorno. “Per non farci spaventare dal cambiamento, ha concluso, approfittiamo di un cambiamento più ampio. Cogliendo gli stimoli che arrivano da quest’aula. Questo è un atto politico” – ha detto in chiusura - “fortemente voluto nel passato, raggiunto in questa seconda legislatura della maggioranza, nonostante le voci critiche non solo della minoranza ma anche dell’azienda stessa”.
Segnana: “Portare Medicina in Trentino è stata una scelta giusta e necessaria”
Nel dibattito sull’ASUIT, la consigliera Stefania Segnana (Lega) ha espresso un convinto sostegno alla riforma e ha ringraziato l’assessore Tonina per aver proseguito un percorso avviato nella precedente legislatura, quando lei stessa era assessora alla sanità. Ha ricordato che la decisione di portare in Trentino la facoltà di Medicina e Chirurgia era stata condivisa nella Giunta dell’epoca, nonostante le forti critiche ricevute nel 2019, anche da parte dell’allora rettore Collini, dopo l’annuncio ufficiale del progetto. Segnana ha difeso quella scelta come una risposta alla grave carenza di personale sanitario che già allora si stava manifestando, aggravata dai pensionamenti e dalla mancanza di ricambio generazionale. Per questo, ha spiegato, fu deciso di anticipare l’attivazione delle scuole di specializzazione – inizialmente con l’appoggio dell’Università di Padova – anche prima dell’avvio del corso di laurea completo a Trento. La consigliera ha elencato i risultati ottenuti negli ultimi anni: 12 scuole di specializzazione attivate, 62 posizioni accademiche e diversi corsi di laurea portati sotto la responsabilità dell’Università di Trento. Ha inoltre ricordato che alcuni percorsi – come infermieristica e tecnica di laboratorio – non erano stati autorizzati dall’Università di Verona, mentre ora, sotto l’ateneo trentino, potranno essere sviluppati in autonomia. Secondo Segnana, questi passi hanno permesso di costruire un sistema più attrattivo e competitivo, grazie anche alla sinergia con i centri di ricerca provinciali, come CIBIO, CIMEC e altri dipartimenti. Ha sottolineato che molti professionisti hanno espresso apprezzamento per il nuovo modello, che avvicina formazione, ricerca e pratica clinica. In chiusura, Segnana ha ricordato le iniziative realizzate con Trentino Sviluppo per rendere più attrattivo il sistema sanitario e ha ribadito che il percorso intrapreso negli ultimi anni va nella direzione giusta: “Quello che abbiamo fatto è stato fondamentale per rispondere alle necessità del territorio”.