Un sistema di incentivi che sia certamente sostenibile anche per il bilancio dello Stato e che sia frutto di una programmazione ben definita, articolata su un decennio”.
È per altro questo il contenuto stesso della proposta avanzata nelle scorse settimane da Ance a livello nazionale. Una proposta che si articola su una serie di misure ben precise, quali:
• Mantenimento della struttura di controlli, massimali, asseverazioni e qualificazione attualmente previsti per gli interventi del Superbonus;
• Orizzonte almeno decennale degli incentivi, per consentire una distribuzione degli interventi coerente con le scadenze previste in sede europea;
• Miglioramento energetico di almeno quattro classi per gli edifici ricadenti nelle attuali classi E, F e G;
• Miglioramento sismico di almeno una classe di rischio, nelle zone 1, 2 e 3;
• Mantenimento dell’attuale Sismabonus spettante per l’acquisto di unità immobiliari demolite e ricostruite in chiave antisismica, cedute dalle imprese che hanno eseguito l’intervento (cd Sismabonus acquisti);
• Mantenimento, a regime, dell’aliquota del 70% prevista per il 2024;
• Previsione di un’aliquota del 100% per i soli soggetti incapienti;
• Possibilità di cessione del credito o di sconto in fattura per i soli interventi di riqualificazione energetica e sismica di interi edifici;
• Interventi sugli edifici unifamiliari solo se destinati ad abitazione principale;
• Periodo di fruizione delle detrazioni in 5, 10 anni o 20 anni, a scelta del contribuente utilizzatore;
• Previsione di un Fondo di garanzia per l’erogazione di mutui “verdi” alle famiglie per il finanziamento della quota a carico degli interventi.
“Tale sistema di incentivi - conclude Fabi - permetterebbe, secondo Ance, di intervenire su circa 120.000 edifici ogni anno, con un costo annuo per lo Stato di circa 20 miliardi. Un investimento significativo, ma programmabile e sostenibile per lo Stato e le famiglie oltre che, soprattutto, fondamentale per riqualificare le nostre città”.