BRESCIA - “I fondi di Coesione europei sono uno strumento essenziale per la competitività dei territori e delle imprese. Pensare di accentrarne la gestione significa snaturarne l’efficacia, rendendo i territori beneficiari passivi anziché protagonisti attivi dello sviluppo”.

A dichiararlo è il presidente di Confindustria Brescia,
Paolo Streparava (nella foto durante il passaggio di consegne con Gussalli Beretta), che raccoglie e rilancia l’appello espresso nei giorni scorsi da Confindustria Lombardia – attraverso il suo presidente
Giuseppe Pasini – sulla necessità di salvaguardare la natura territoriale e partecipativa della Politica di Coesione dell’Unione Europea.
“Come rimarcato da Confindustria Lombardia, ogni euro investito tramite i fondi di Coesione genera in media 2,7 euro di PIL – sottolinea Streparava –
. Si tratta di uno degli strumenti europei che ha dimostrato di funzionare meglio nel tempo, capace di spingere la modernizzazione del tessuto produttivo, rafforzare la competitività e favorire lo sviluppo sostenibile.
È illogico e pericoloso metterlo in discussione proprio ora, in una fase storica in cui l’Europa deve fare squadra per non perdere la sfida globale su industria, energia e materie prime”.
“Ogni regione e ogni provincia – penso ovviamente a Brescia e al suo know how – ha peculiarità, bisogni e potenzialità diversi – prosegue il presidente degli industriali bresciani –. Un piano omnicomprensivo calato dall’alto non può cogliere le reali esigenze di sviluppo. I territori devono restare centrali nella programmazione 2028-2035, e le ultime notizie, che parlano oltretutto di un accorpamento tra PAC e Fondi di Coesione stessi, non ci lasciano certo più tranquilli”.
“Vorrei rimarcare come in Lombardia il dialogo tra la Regione, con l’Assessore Guidesi, e il mondo imprenditoriale abbia sin qui portato a ottimi risultati in tale ambito: perché modificare un processo che ha dimostrato di funzionare bene?”
Streparava invita infine le istituzioni europee e nazionali ad ascoltare la voce delle imprese: “Abbiamo bisogno di stabilità normativa, visione industriale e coerenza strategica. Le imprese lombarde sono pronte a fare la loro parte, ma serve un’Europa che le metta in condizione di correre, non che le rallenti con vincoli e burocrazia. L’abbiamo più volte ribadito: senza seguire questa strada, c’è il concreto rischio di andare incontro a un processo di desertificazione industriale, con tutte le conseguenze che da esso deriverebbero”.