E se da un lato l’economia non sembra migliorare come ormai in tutto il mondo in questo momento, dall’altra parte lo Zimbabwe gode di un gran senso di adattamento e ottimismo.
In una delle mie giornate qui mi è capitato di portare del cibo a una comunità di bambini fuori Harare e vedere che molte persone qui donano cibo più che denaro garantendo almeno un pasto al giorno per questi bambini. La gente vive comunque in case in mattoni e non in case di paglia o fango come in Brasile o India. Il problema dell’acqua e dell’elettricità è un problema di ricchi e poveri a cui dovrebbe provvedere il governo...
Ci sono purtroppo molti street children come del resto in tutto il resto dell’Africa e molto spesso quelli sono i più difficili da recuperare.
E se da un lato ciò che vivo qui ha davvero qualcosa di magico e unico, dall’altra la nostalgia di casa si fa sentire forte anche se so già che sarà difficile lasciare questo Paese che mi ha coccolata protetta e aperto la mente.
Non c’è giornata che passi che non ci sia qualcosa da fare nuovo o che qualcuno organizzi qualcosa.
Shabbat, serate a tema, corsi di cucina, compleanni o un semplice caffè, cene diplomatiche, sono momenti di gioia e genuina, senza parlare poi della varietà di culture ed etnie e del fascino indistinto delle case che mi ospitano tutte coloniali e con tocchi di arte locale.
Ci sono posti incantevoli qui con persone davvero speciali e che hanno girato tutto il mondo, poi hanno deciso che questa era la loro casa, hanno creato luoghi in cui bere una tazza di thè con una tartina al limone o una centrifuga di mela e zenzero hanno un valore in più. Inoltre le galline e i pavoni fanno compagnia mentre ascolti un vecchio LP di Edith Piaf che suona la tua canzone preferita. E per un attimo ti dimentichi di tutto ciò che sta accadendo fuori e lasci che i tuoi sensi siano trasportati in un’altra dimensione di bellezza e pace.
Perchè con il coronavirus non possiamo che essere pazienti e non fare programmi se non vogliamo essere delusi, così aspetto il mio volo, il mio ritorno in patria quando le frontiere saranno aperte anche per i voli internazionali. Ma una cosa è certa non sarà un biglietto di sola andata...".