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I pubblici esercizi trentini temono l’ennesima beffa: “Il green pass non ci penalizzi”

martedì, 20 luglio 2021

Dimaro Folgarida – Dopo un anno e mezzo di prese in giro da parte della politica con cambi di colore, improvvise retromarce, chiusure e continue limitazioni, le attività appaiono generalmente divise sul Green Pass che in Italia si va a delinearsi anche in Italia: da una parte serve la garanzia che sia uno strumento per non chiudere anche in caso di peggioramento delle condizioni epidemiologiche, dall’altra ci sono i timori per costi extra e difficoltà di gestione.

“NO A DISCRIMINAZIONI”
L’Associazione pubblici esercizi del Trentino è favorevole alla campagna vaccinale e a tutte le misure che consentono di arginare la diffusione del coronavirus a beneficio di un ritorno alla normalità quanto più rapido possibile. «Occorre tuttavia – spiega la presidente Fabia Roman – fare molta attenzione affinché le iniziative messe in campo non diventino discriminatorie per alcune attività: ricordo che il nostro settore è quello che ha pagato forse più di tutti le conseguenze economiche della pandemia».

Anche l’Associazione pubblici esercizi del Trentino guidata da Fabia Roman entra nel merito del dibattito sulla proposta di rendere accessibili alcune attività solo a coloro che sono in possesso del green pass, cioè un certificato di avvenuta vaccinazione o un tampone negativo recente. Come già Fipe, la federazione di categoria nazionale, anche l’Associazione provinciale che riunisce i pubblici esercizi (bar, pub, birrerie, discobar, discoteche, ecc.) precisa che qualsiasi iniziativa messa in campo per arginare la diffusione del coronavirus non deve gravare sulle imprese in maniera incontrollata. «La nostra categoria – spiega Roman – ha subìto pesantemente le conseguenze delle chiusure, dei lockdown e delle zone gialle, arancioni e rosse, senza aver avuto ristori adeguati alle perdite registrate. Ma ora che possiamo guardare avanti, siamo tutti fiduciosi di poter recuperare quanto prima. Se però all’orizzonte si prospettano soluzioni che creano attività di serie A e serie B, questo non lo possiamo tollerare: non è giusto che a pagare sia ancora il nostro settore, che peraltro segue scrupolosamente e diligentemente tutte le prescrizioni e le osservazioni contenute nei protocolli. Va considerato poi che le imprese sono già quotidianamente sottoposte ad una gran mole di incombenze: aggiungerne altre sarebbe insostenibile».

«Il green pass, o qualsiasi altra iniziativa, deve consentirci di lavorare, non di chiudere. Il Governo ha il dovere di valutare le peculiarità di ciascuna tipologia di impresa, senza penalizzare nessuno.  Capiamo l’allerta sulle varianti e sulle nuove ondate, ma onestamente non possiamo credere che chiudere i bar sia la soluzione. E nemmeno limitare l’accesso a chi è in possesso di un certificato digitale la cui attivazione non è banale né immediata, soprattutto per alcune fasce della popolazione (per non parlare dei problemi di connettività che nelle valli montane non sono rari). Inoltre, cambiare le regole a stagione avviata rappresenta un danno notevole per le imprese e la loro programmazione, mai così difficile come in questa fase. Siamo comunque d’accordo con la posizione della nostra federazione nazionale: se serve davvero a contenere la pandemia, allora valga per tutti».



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