E su condizioni di lavoro già così precarie la Regione ha dato ulteriore prova di sé nel voler a tutti i costi imporre la revisione dell’orario di lavoro, dopo aver solennemente promesso di non intervenire. Siamo dovuti arrivare a poche ore da uno sciopero unitario per scongiurarlo, con uno scenario comunque compromesso da interpretazioni soggettive delle nuove norme da parte di alcuni capi degli uffici
La situazione, ben riassunta dalla Presidente della Giunta ANM regionale Consuelo Pasquali nel suo intervento all’inaugurazione dell’anno giudiziario, pare dunque al capolinea!
La Fp Cgil del Trentino, insieme alla Fp Cgil nazionale, pur esprimendo per tempo un giudizio negativo sulla delega di funzioni, si è impegnata in un percorso di confronto serio e responsabile nelle sue varie fasi attuative, a tutela dei servizi e degli interessi delle lavoratrici e dei lavoratori coinvolti. Tuttavia, abbiamo dovuto affrontare persino un contenzioso legale e denunciare più volte la logica dogmatica con cui si vuole perseguire a tutti i costi un’armonizzazione contrattuale che confligge con il principio di realtà: due mondi completamenti diversi, quello regionale e quello giudiziario, non possono essere gestiti con medesimi strumenti e strategie.
Al punto in cui siamo, e sempre che non sia troppo tardi, parrebbe necessario condividere urgentemente una road map con carattere emergenziale sui vari temi, da quello assunzionale alle condizioni di lavoro degli addetti superstiti. Condizioni che ancora non si comprendono nella loro drammaticità, per le scadenze, le ispezioni ministeriali, le urgenze, il personale non formato, la conflittualità diffusa. A patto però di un serio coinvolgimento di tutti i soggetti interessati – Stato, Regione, Magistrati, e Sindacati - , altrimenti è il caso di fare un passo indietro. Perché sia chiaro che mentre Trento discute Roma ha fatto concorsi, assunzioni, progressioni di carriera. Dunque, incontestabilmente, per una sorta di eterogenesi dei fini, la delega ha comportato un peggioramento delle condizioni per il personale e per la giustizia trentina anziché il contrario come propagandato, e lo Stato ha invertito e sta invertendo la rotta con risposte concrete.
Pur con tutte le attenuanti possibili, a tre anni dalla delega, non possiamo dunque che confermare il giudizio negativo su un’operazione eminentemente politica che rischia di gettare un’ombra sull’Autonomia Speciale, in altre circostanze del passato invece assolutamente all’altezza della sfida. Si difende e si valorizza meglio l’Autonomia rinunciando a progetti non adeguatamente preparati, finanziati e supportabili dalle tecnostrutture. E visto che ci siamo, diciamo anche che funzioni e poteri fondamentali, quali quello giudiziario, dovrebbero restare in mano statale, a garanzia della separazione di poteri, autonomia e indipendenza. Ciò vale anche per le Agenzie Fiscali e Commissioni Tributarie, funzioni ad alto rischio di conflitto di interesse in seno all’Autonomia".