Trento - “Le stanze del dolore siano stanze di resurrezione, di affetti e di umanità ritrovata attorno all’essenziale: un abbraccio, una carezza, una lacrima asciugata. Amare ed essere amati”. La preghiera dell’arcivescovo di Trento Lauro Tisi si alza durante l’omelia della Messa presieduta nel tardo pomeriggio di oggi nel giorno della 28? Giornata Mondiale del Malato, nella chiesa dell’ospedale Santa Chiara di Trento, davanti a decine di ammalati e familiari, medici e infermieri, presenti anche l’assessore provinciale alla salute Stefania Segnana e il direttore dell’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari Paolo Bordon.
Durante l’Eucarestia, concelebrata insieme ai cappellani ospedalieri don Cornelio Carlin, padre Davide Negrini e fra’ Ezio Tavernini e animata dal coro formato da personale del Santa Chiara, è stato conferito anche il sacramento dell’unzione degli infermi.
Don Lauro ha parlato del dolore e della malattia come “un’obbedienza pesante, a cui nessuno è mai preparato e quando arriva modifica sempre la vita”, con il suo carico di “smarrimento, angoscia, paura”. “Ma noi sappiamo, e in questa casa – precisa – avviene esattamente questo, che l’obbedienza prodotta dalla malattia in più di un caso diventa luogo di rivelazione, dove ti accorgi di chi ami e a chi vuoi bene. Ti accorgi che il nucleo della vita altro non è che una mano che ti raggiunge, un sorriso che ti guarda, una carezza che ti attraversa. Il luogo della sofferenza è il luogo della rivelazione di chi siamo e di cosa è essenziale alla vita”.