Trento - Allarme di Cgil, Cisl e Uil: "non siano le donne e le lavoratrici a pagare il conto più alto della Fase 2". C’è un alto rischio. secondo i sindacalisti, di tornare indietro su occupazione femminile e ruolo delle donne. Richiesto immediato un tavolo per condividere gli strumenti e i servizi di conciliazione e supporto.
"Le lavoratrici e le donne in generale possono essere tra i soggetti che pagheranno più alto il conto dell’emergenza sanitaria ed economica determinata dal Coronavirus. E anche la fase 2 più che un’opportunità rischia di tradursi in una trappola, se non si metteranno in campo in tempi rapidi misure a sostegno dell’occupazione femminile e della conciliazione tra lavoro e famiglia". A lanciare l’allarme sono le responsabili per le politiche di genere di Cgil Cisl Uil del Trentino, Claudia Loro, Milena Sega e Marcella Tomasi che oggi hanno scritto al presidente della Giunta Fugatti e all’assessora Segnana chiedendo l’apertura di un tavolo per aprire subito un confronto costruttivo su una serie di proposte che il sindacato ha già messo nero su bianco dal sostegno al reddito al supporto all’occupazione femminile, dai servizi fino ai temi della violenza di genere, dell’immigrazione e etc..
“Temiamo, infatti, che il combinato disposto comprendente la riapertura delle attività produttive e la chiusura dei servizi educativi e delle scuole si traduca in un’impossibilità di ripresa del lavoro per molte lavoratrici se non si prendono fin da ora adeguati provvedimenti per prevenire possibili comportamenti discriminatori. Crediamo sia intento comune uscire dalla crisi da Coronavirus senza penalizzare l’occupazione femminile e senza impoverire ulteriormente le donne già oggi mediamente più povere”, dicono le tre sindacaliste.
Nel dettaglio per quanto riguarda il reddito Cgil Cisl Uil chiedono misure straordinarie di sostegno per le donne lavoratrici e le famiglie che stanno fronteggiando la chiusura prolungata della scuole. “La nostra Provincia ha già tra gli strumenti di sostegno alle famiglie l’assegno unico: crediamo che vada rimodulato per questo periodo di emergenza, rivedendo i criteri di accesso e alzando la deduzione Icef del lavoro femminile fino a 14mila euro l’anno così da favorire ad un numero più ampio di famiglie e madri di accedere ai servizi di conciliazione, senza rinunciare al lavoro. Riteniamo altresì fondamentale per le donne che operano in proprio, come imprenditrici o libere professioniste, riattivare le misure di conciliazione come la positiva esperienza delle co-manager”. E ancora una maggiore copertura economica per il congedo parentale, almeno fino all’80%, e voucher baby sitter realmente fruibili. “La misura delineata dalla Provincia che esclude gran parte delle lavoratrici, ad eccezione di qualche categoria, non è la risposta al problema delle famiglie.