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Servizio di supporto alla TIN dal Fondo Giovannino e Fondazione Poliambulanza

Brescia - Fondo Giovannino e Fondazione Poliambulanza hanno creato il servizio di supporto psicologici presso la Terapia Intensiva Neonatale. Accogliere e sostenere emotivamente i genitori dei neonati prematuri e con patologie ricoverati nel reparto T.I.N. (Terapia Intensiva Neonatale) di Fondazione Poliambulanza. Con questo obiettivo nella struttura di via Bissolati è stato attivato un nuovo servizio sperimentale di supporto psicologico ai genitori ed alle famiglie, obiettivo reso possibile dal generoso contributo del Fondo Giovannino, recentemente costituito all’interno di Fondazione Comunità Bresciana.


Fondo Giovannino - Fondazione Bresciana 01IL SERVIZIO


Il servizio è partito all’inizio di giugno e per un anno si tradurrà nella presenza per due mezze giornate la settimana all’interno della T.I.N. della dottoressa Silvia Capra, psicologa e psicoterapeuta in forza ai Consultori CIDAF di Fondazione Poliambulanza.


“Siamo grati a Fondazione Comunità Bresciana e in particolare al Fondo Giovannino per il sostegno e la collaborazione fattiva nella ideazione di questo progetto.


Per CIDAF - Fondazione Poliambulanza la famiglia e il sostegno alla genitorialità sono due pilastri fondanti della società e parte fondamentale della nostra ferialità, delineata perfettamente nella nostra mission in consultorio, ma anche in ospedale” dichiara il Presidente di Fondazione Poliambulanza, professor Mario Taccolini “Perciò il CIDAF – Fondazione Poliambulanza ha subito mobilitato le proprie risorse interne per fornire un sostegno psicologico studiato su misura per la Terapia Intensiva Neonatale di Fondazione Poliambulanza, aiutando così i medici di reparto nel delicatissimo compito di gestione delle emozioni di una famiglia che si trova a dover affrontare l’arrivo di un neonato prematuro”.


“Rispondere ai bisogni che si manifestano sul territorio è l’obiettivo primario di Fondazione Comunità Bresciana che si adopera, fin dalla propria costituzione, per la crescita sociale e la diffusione di un maggior benessere nella comunità. Nella consapevolezza che le emergenze non sono necessariamente solo pratiche ma anche legate alla sfera emotiva e psicologica” spiega la presidente di Fondazione Comunità Bresciana Alberta Marniga. “Per questo FCB ha deciso di appoggiare con convinzione il progetto di sostegno psicologico alle mamme che danno alla luce un figlio che subito deve essere accolto nel reparto di terapia intensiva di Poliambulanza: offrire un aiuto immediato alle famiglie in questa fase delicata è determinante per non lasciarle sole, farle sentire accompagnate, ed anche per consentire di ristabilire l’equilibrio emotivo necessario ad accudire al meglio il neonato. Questo progetto permette inoltre alla nostra Fondazione di presentare il Fondo".


Fondo Giovannino - Fondazione Bresciana 02LA COSTITUZIONE


Il Fondo Giovannino, di recentissima costituzione, che si caratterizza proprio per la sensibilità verso le problematiche collegate alla salute ed al benessere dei bambini oltre che delle loro famiglie”.


E' stato costituito in Fondazione Comunità Bresciana l’11 dicembre 2018 ad opera di Diletta Nember Cavalleri, giovane imprenditrice bresciana, avvicinatasi al mondo della filantropia in seguito ad una drammatica vicenda personale.


“Il mio Giovannino non c’è più, è vissuto solo sei giorni. Ma non lo si poteva dimenticare, dovevo fare qualcosa per ricordare il mio piccolino - racconta Diletta Nember Cavalleri -. Incontrare Fondazione Comunità Bresciana mi ha permesso di trasformare il mio desiderio in realtà. Attraverso il Fondo Giovannino ora non solo verrà ricordato il mio bambino ma sarà anche possibile aiutarne tanti altri insieme alle loro famiglie".
“Mentre ero in ospedale accanto a mio figlio ho incontrato tante donne nella mia stessa situazione - spiega ancora Diletta - e ho capito quanto siano diffusi il senso di solitudine, impotenza, dolore, ansia soffocante, nelle settimane di ricovero ma spesso anche nella fasi successive.

La mia esperienza mi ha insegnato che l’appoggio di una figura professionale specializzata può fare la differenza per consentire alle donne ed alle famiglie di trovare un aiuto immediato senza il quale si rischia di impiegare mesi, se non anni, a rimettere insieme i pezzi della propria vita".


Negli orari di apertura del servizio, in collaborazione con il personale sanitario, i genitori e le famiglie dei piccoli pazienti ricoverati potranno essere ricevuti in colloqui individuali di supporto e sostegno psicologico qualora si trovino in condizioni di disagio o difficoltà emotiva per motivi legati alla malattia o condizione patologica del figlio o al lutto.


“Un bambino su 10 nasce prematuro - sottolinea il dottor Paolo Villani, primario dell’Unità Operativa di Terapia Intensiva Neonatale in Fondazione Poliambulanza - nel 2018 in Poliambulanza sono nati circa 2.800 bambini, dei quali quasi 300 prematuri. La elevata tecnologia e le competenze sempre più qualificate dei nostri medici oggi permettono di far nascere bambini dalla 23° settimana, con lunghi ricoveri da parte della madre e del piccolo o piccola. La lunga degenza è fonte di grande stress e preoccupazione per i genitori, pertanto un sostegno psicologico durante la loro permanenza è di fondamentale importanza per il loro benessere psicofisico”.


Le famiglie coinvolte, se lo desiderano, dopo la dimissione del figlio potranno continuare nel Consultorio CIDAF il percorso psicologico intrapreso in reparto, in modo da vedersi garantita continuità assistenziale coerente con la mission di accoglienza di Fondazione Poliambulanza.


Si tratta, per il momento, di un progetto pilota ma se le valutazioni intermedie e il bilancio al termine dell’anno di sperimentazione saranno positivi in termini di efficacia e rispondenza alle necessità delle famiglie dei pazienti, la donatrice ha manifestato la disponibilità a rinnovare la liberalità per ulteriori sei mesi, previo impegno di Fondazione Poliambulanza ad istituzionalizzare il servizio.


L'INTERVENTO DI DILETTA


"Fin da piccola ho sempre desiderato fare qualcosa per gli altri, ma prima non avevo mai trovato il momento e il modo per attivare il processo. Poi nella vita accadono delle cose che ti fanno rendere conto che tutto è appeso a un filo. Allora cambiano le priorità. E’ quello che è successo a me. Adesso quello che sento giusto e che mi fa stare bene lo faccio".


Diletta è una giovane donna, sposata, impegnata con soddisfazione nel suo lavoro di imprenditrice. Una vita normale la sua, divisa tra professione e famiglia, nella quale la solidarietà era rimasta un bisogno inespresso e irrealizzato. Poi, nel giro di poco, il cambiamento, con la necessità divenuta urgenza di scendere in campo in prima persona per fare qualcosa per chi soffre. Purtroppo la strada che le è stata riservata per questo avvicinamento al mondo della filantropia è quella più dolorosa, quella che passa da una tragedia personale e ti impone di riconsiderare ciò che è davvero importante.


Fondo Giovannino 01“Il mio Giovannino non c’è più, è vissuto solo sei giorni. Ma non lo si può dimenticare, dovevo fare qualcosa per ricordare il mio piccolino, racconta ancora Diletta. Parlando con mio papà ci siamo chiesti cosa fare. Creiamo un’associazione? Una fondazione? Da principio abbiamo pensato al Nepal e alla possibilità di costruire là un asilo per i bambini. Ma un conto è immaginarlo, un altro farlo. Non avevamo l’esperienza, le conoscenze, la competenza, la formazione per muoverci. Ma abbiamo continuato a informarci ed a cercare, fino a che un giorno un amico commercialista ci ha parlato di Fondazione Comunità Bresciana… per me è stata la quadratura del cerchio!”


Diletta ora è una donatrice: all’interno di Fondazione Comunità Bresciana ha istituito il Fondo Giovannino, uno strumento grazie al quale verrà ricordato il suo bambino e allo stesso tempo sarà possibile aiutarne tanti altri insieme alle loro famiglie. Ha ripreso la sua vita di sempre, anche se il cammino verso il recupero della serenità è complesso, ma il desiderio di fare qualcosa per gli altri ora non è più un sogno, bensì una realtà irrinunciabile.


Il primo progetto sostenuto da Diletta è già partito in favore della Terapia Intensiva Neonatale di Poliambulanza. Un modo per alleviare il dolore personale aiutando chi si trova a vivere lo stesso calvario. Ma altri progetti sono alle porte, non legati ad ospedali né ad ambienti medici.


Determinante per Diletta è stato incontrare Fondazione della Comunità Bresciana, lo strumento, racconta, che le ha permesso di entrare nel mondo della solidarietà concreta in modo pratico e conciliabile con la sua vita, decidendo via via il livello di coinvolgimento per il quale si sentiva pronta.


“Perché, spiega sempre Diletta, quello della filantropia è un mondo complicato, forse perché è così l’Italia di oggi dove la burocrazia e le carte rischiano di soffocare tutto. Trasformare le idee in risultati, se non sai come fare, è difficile. Per contro qui in Fondazione Comunità Bresciana ho conosciuto persone che mi hanno accolto con calore umano e grande sensibilità, guidandomi con concretezza e competenza. La mia esperienza è solo positiva.”


“Molti pensano che bisogna essere ricchi per fare solidarietà, ma non è vero. Basta poco. Il mio poco, unito al tuo, ed a quello di altri diventa tanto. E così si cambiano davvero le cose. Quando mi guardo intorno e vedo aggressività, cattiveria, intolleranza, brama di guadagno spropositato e perfezione modello instagram che stanno prendendo sempre più piede mi si stringe il cuore. Io credo invece che ci si debba impegnare per un mondo migliore, un mondo più umano. E’ un dovere morale. E’ giusto, e voglio farlo".

Ultimo aggiornamento: 12/06/2019 00:19:37
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