Trento - Presentati i dati di attività del programma di screening del tumore del collo dell’utero, a conclusione della fase di transizione al nuovo modello che utilizza per la diagnosi precoce il test molecolare per la ricerca del dna del virus hpv. Il programma di diagnosi precoce del tumore del collo dell’utero, che attualmente viene svolto in provincia di Trento, utilizza l’hpv test per le donne tra i 31 e i 64 anni e il pap test per quelle tra i 25 e i 30 anni. Alla presentazione, nella sede dell’Apss, erano presenti l’assessore alla salute, politiche sociali, disabilità e famiglia Stefania Segnana, il direttore generale dell’Apss Paolo Bordon, il direttore sanitario Claudio Dario, il direttore del Dipartimento di prevenzione Antonio Ferro, il direttore dell’Area materno infantile Saverio Tateo e il direttore dell’Unità operativa multizonale di anatomia patologica Mattia Barbareschi.
«I dati scientifici dimostrano che la prevenzione è fondamentale e che quanto prima è diagnosticata la malattia, tanto maggiori sono le possibilità di guarigione» ha detto l’assessore Stefania Segnana sottolineando l’importanza di aderire a questo programma sottoponendosi ai controlli periodici proposti dall’Apss. «Lo sforzo dell’Azienda sanitaria, sostenuto dall’Assessorato e dal Dipartimento alla salute della Provincia autonoma di Trento, va in questa direzione da tempo e proseguirà anche in futuro. Sono convinta che il benessere della donna, colonna portante della società, rappresenti un beneficio per l’intera collettività. Auspico che le donne trentine accolgano tale opportunità, favorita anche dalla capillare distribuzione dei punti dove è possibile effettuare l’esame nelle diverse valli, modalità pensata proprio per garantire la maggior adesione possibile anche da parte di quante vivono in località distanti dal capoluogo».
Il direttore generale dell’Apss, Paolo Bordon, ha sottolineato: «L’incontro di oggi rappresenta l’occasione per porre l’attenzione sull’importanza di aderire alle campagne di prevenzione proposte dall’Apss perché intercettare casi di cancro, quando sono ancora in una fase iniziale, permette percentuali di guarigione significative, incidendo sulla qualità di vita delle persone. Il mio invito a tutte le donne trentine è quello non trascurare la chiamata allo screening perché più prevenzione significa più anni di vita in salute. Il nostro obiettivo è quello di intercettare un numero sempre maggiore di persone per portare l’adesione oltre il 62% attuale. Per questo mi rivolgo anche ai media perché ci aiutino a diffondere i messaggi di promozione della salute e l’importanza dell’adesione agli screening. Abbiamo deciso attivare ambulatori di prossimità con ostetriche appositamente formate e dedicate allo screening per ottimizzare l’accuratezza dell’esame e facilitare la partecipazione del maggior numero di donne possibile».
«L’organizzazione del programma di screening – ha affermato Antonio Ferro, direttore del Dipartimento di prevenzione da cui dipende il coordinamento degli screening attivi in provincia di Trento – prevede l’invio, ogni cinque anni, di una lettera con l’appuntamento per recarsi in una delle 13 sedi dell’Apss a eseguire il prelievo. Nel 2017 sono stati inviati appuntamenti per test a circa 14 mila donne, a 38 mila nel 2018 e, entro febbraio 2020, riceveranno l’invito circa 47 mila donne. Il nuovo modello organizzativo si è dimostrato valido ed efficace e ha già portato ad un significativo aumento dell’adesione nelle fasce di età coinvolte».
«Mi preme anche evidenziare – ha concluso Ferro – la notevole attività di supporto alle donne da parte del call center dedicato agli screening colorettale e cervicale che dalle circa 2.500 chiamate del 2016 è passato a gestirne circa 7 mila nel 2017 fino a superare le 8 mila chiamate nel 2018».
«Lo screening per il tumore al collo dell'utero – ha proseguito Mattia Barbareschi, direttore dell’Unità operativa multizonale di anatomia patologica – è attivo in Trentino dal 1993 e consente di prevenire lo svilupparsi di tumori invasivi, rappresentando quindi un importantissimo strumento di tutela della salute della donna: una diagnosi precoce di lesioni pre-invasive può infatti salvare la vita. Il programma è rivolto alle donne tra i 25 e i 64 anni, invitate a effettuare, a seconda della fascia d'età, il pap test (tra i 25 e i 30 anni) o l'hpv test (tra i 31 e i 64 anni). L’hpv test ricerca il papilloma virus umano, un virus che può portare allo sviluppo di tumore, mentre il pap test indaga le alterazioni delle cellule della cervice dell’utero che possono essere segno di un tumore iniziale o di un suo precursore.