ROVERETO (Trento) - Sono tanti gli errori giudiziari in cui il sistema italiano può incorrere: secondo i dati di Innocent Project Italia, quasi 32 mila dal 1991 al 2024, per una media di 940 casi all’anno. Un danno anche economico per le casse dello Stato che negli ultimi 35 anni ha dovuto sborsare circa 1 miliardo di Euro in risarcimenti.
Partendo da questo (triste) primato italiano, Gian Maria Campedelli, criminologo e ricercatore al Mobile and Social Computing (MobS) Lab della Fondazione Bruno Kessler e Martina Cagossi, avvocata e program manager per Italy Innocence Project, hanno dialogato durante il Wired Next Fest Trentino - guidati dal giornalista Stefano Priolo - sull’utilizzo dei dati e degli strumenti scientifici, nonché sulle possibili soluzioni di intelligenza artificiale al fine di limitare il problema. Ma a che punto siamo in Italia? E quali sono i pro e i contro di queste soluzioni?
“Purtroppo il nostro Paese ha un grandissimo problema di disponibilità dei dati - ha spiegato Campedelli - rispetto ad altri paesi, l’accesso non è così facile e trasparente, a volte ci troviamo davanti a veri e propri “deserti digitali”. Ci vuole un’educazione digitale, cultura scientifica e, per come è impostato ora il mondo legale, una rivoluzione culturale”.
Martina Cagossi, da parte sua, mostra preoccupazione per l’introduzione di strumenti di questo genere, ad esempio durante le indagini, che potrebbero portare a disparità di valutazione; anche lo stesso accesso al dato potrebbe non essere garantito per tutti allo stesso modo. Oppure vedere una acquisizione acritica da parte di avvocati, PM o giudici.
Il tema è delicato, ma va necessariamente affrontato.
Importante è guardare agli altri Paesi, e se negli Stati Uniti l’utilizzo di dataset e algoritmi è ormai una realtà diffusa è fondamentale anche a livello italiano studiarne i risultati e allo stesso tempo analizzarne gli errori e da questi imparare.
Città come New York, Los Angeles e Chicago si appoggiano a strumenti molto avanzati per il controllo e la prevenzione della criminalità: come spesso succede i dataset possono contenere bias, come quello razziale che negli USA è molto forte. Questo deve portare a creare organismi di vigilanza, tenere alto il livello controllo sulle fonti e sulla “pulizia” del dato.
“Non mi definisco un tecno-ottimista assoluto - ha concluso Campedelli - ma credo fortemente che l'utilizzo di dati e un approccio scientifico possano, in un Paese come il nostro, dare un contributo estremamente positivo alla giustizia. Perché ciò avvenga, però, occorrono riforme strutturali che ripensino il legame fra istituzioni e ricerca scientifica e, soprattutto, la costituzione di organi che abbiano strumenti tecnici ed intellettuali per vigilare sull'utilizzo di metodi d'avanguardia scientifica in questi ambiti”.
Il WIRED Next Fest Trentino è organizzato da WIRED Italia in partnership con la Provincia autonoma di Trento – Assessorato allo sviluppo economico, lavoro, famiglia, università e ricerca – Trentino Marketing, Trentino Sviluppo, Azienda per il Turismo Rovereto, Vallagarina e Monte Baldo, Comune di Rovereto.
Lavora alla costruzione del palinsesto il Comitato scientifico presieduto dall’Head of Content di WIRED Italia, che vede la partecipazione dell’Università degli Studi di Trento, della Fondazione Bruno Kessler, della Fondazione Edmund Mach, della Fondazione Hub Innovazione Trentino, dell’Istituto provinciale per la ricerca e la sperimentazione educativa – IPRASE e del MUSE – Museo delle Scienze.