L'Agenda delle Valli

Studio ASST-UniBs: HIV, la risposta immune alla proteina Tat determina il recupero dei linfociti CD4+ e controlla la viremia residua in pazienti in terapia cronica

Inizio: 21/04/2021 dalle ore 19:00 - Fine: 21/04/2021 alle ore 20:00 IT
Lo studio osservazionale pubblicato su The Lancet EBioMedicine,condotto in pazienti HIV+ in terapia antiretrovirale (cART) da vari anni, ha indicato il ruolo fondamentale della risposta immune contro la proteina Tat di HIV, nell’indurre un continuo recupero dei linfociti CD4+, e nel ridurre la viremia residua che cART non riesce ad azzerare.

 

Lo studio, condotto dal Centro Nazionale per la Ricerca su HIV/AIDS (CNAIDS) dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS) e al quale hanno partecipato, tra gli altri, ASST Spedali Civili di Brescia e Università degli Studi di Brescia, conferma il razionale scientifico alla base degli studi già pubblicati dall’ISS sull'importanza di un vaccino anti-Tat per potenziare la ricostituzione del sistema immune che la cART da sola, benché molto efficace nel bloccare la replicazione virale, riesce a ottenere solo parzialmente anche dopo anni di terapia.

 

“La soppressione della replicazione virale determinata dall'inizio della cART porta ad un forte e veloce recupero dei linfociti CD4+, le cellule immunitarie che “orchestrano” la risposta immunitaria e che vengono “aggredite” dal virus HIV, – spiega Barbara Ensoli, Direttore del CNAIDS dell’ISS e coordinatrice dello studio – tuttavia, dopo alcuni anni di terapia, l'aumento dei linfociti CD4+ rallenta ed eventualmente si arresta, anche se non ha raggiunto i livelli ottimali, soprattutto nei pazienti che iniziano tardi la terapia. Inoltre, anche nei pazienti in trattamento efficace permangono bassi livelli di viremia intermittente, denominata viremia residua, che è causa di progressione e co-morbilità.

Lo studio, condotto in pazienti in terapia cronica e seguiti per 3 anni, ha identificato nella risposta immune a Tat il fattore determinante per il perdurare dell’aumento delle cellule CD4 e per il controllo della viremia residua”.

 

D'altra parte, “gli anticorpi anti-Tat sono infrequenti nei pazienti infettati (20-30%), ma quando presenti si associano a un maggiore controllo della viremia residua, e a livelli di cellule CD4 più elevati, con dinamiche di incremento nel tempo superiori rispetto a quanto osservato in pazienti che non hanno risposte immuni anti-Tat – aggiunge la Dr.ssa Ensoli – In questi pazienti si ha anche un miglioramento del funzionamento del sistema immune (immunoricostituzione) rispetto ai pazienti che non hanno questa risposta immune alla proteina Tat. Ciò conferma i risultati positivi con il vaccino Tat che ha completato la Fase II di sperimentazione nell’uomo sia in Italia che in Sudafrica con effetti positivi che perdurano anche dopo 8 anni dalla vaccinazione” (Ensoli et al, Retrovirology 2015; Ensoli et al, Retrovirology 2016; Sgadari et al, Frontiers in Immunology 2019).

“Lo studio collaborativo condotto dall'ISS con la partecipazione, tra gli altri, del Centro di Brescia”, commenta Francesco Castelli Clinica di Malattie Infettive e Tropicali dell'Università di Brescia e della ASST Spedali Civili di Brescia “rappresenta un ulteriore tassello alla comprensione della immunità nei confronti della infezione da HIV e della sua progressione, offrendo promettenti orizzonti di ulteriore ricerca nella lunga strada per un vaccino HIV preventivo che si affianchi ai già spettacolari progressi terapeutici raggiunti negli ultimi anni”.
Ultimo aggiornamento: 14/04/2021 11:43:44