L'Agenda delle Valli

Politiche agricole europee, il punto presso la Terza Commissione

Inizio: 22/09/2025 dalle ore 15:00 - Fine: 22/09/2025 alle ore 16:00 IT
Presso la Terza Commissione permanente, presieduta da Vanessa Masè della Civica, si è parlato di agricoltura. L’assessora Giulia Zanotelli ha riferito sulla Pac e sulle difficoltà che il mondo agricolo sta attraversando, anche a causa del crescente centralismo di Bruxelles che delega la gestione delle scelte agli Stati, indebolendo il potere di intervento delle regioni e quindi della Pat. Sono quindi intervenute le associazioni agricole che sono state sentite dall’organismo per un parere sul tema. Da più parti è stata sottolineata per la montagna l’esigenza di interventi specifici, commisurati alle caratteristiche del territorio, una gestione dedicata e maggiore autonomia gestionale. Nel pomeriggio l’intervento presso l’organismo dell’europarlamentare Dorfmann.

Zanotelli: situazione preoccupante, no a tagli e Fondo unico
Nei giorni scorsi, ha sottolineato l’assessora Giulia Zanotelli, la Commissione ha presentato tagli dei finanziamenti all’agricoltura del 16%, passando da 37 miliardi a 31. Tagli sui quali l’assessora ha espresso parere negativo netto; no anche al Fondo unico, anche perché l’agricoltura non avrà più un canale dedicato. La posizione della Giunta, quindi, è di contrarietà a tagli e Fondo unico e c’è la massima attenzione sugli interventi del ministro e degli europarlamentari. Una situazione preoccupante, secondo Zanotelli, anche se è avviato un dialogo con le realtà dell’arco alpino e la speranza, rappresentata anche allo stesso ministro, è che ci sia un occhio di riguardo a questi territori e si sta lavorando a un documento che verrà presentato a Bruxelles. 
I temi prioritari, ha proseguito la responsabile dell’agricoltura, sono la gestione del rischio sul fronte della gestione passiva che attiva: su questo c’è stato un intervento contro i tagli nazionali e si sta lavorando ad una soluzione trentina. Altro argomento importante, quello dell’acqua: verranno chieste a gran voce risorse importanti per rendere più efficiente l’irrigazione; risorse che dovranno premiare i progetti dei territorio puntando sull’innovazione. Per questo, ha detto ancora Giulia Zanotelli, va rivista la legge 9 del 2007 per adeguarla alle nuove necessità e alle esperienze innovative che sono state avviate. Altro punto, quello dei costi dell’agricoltura di montagna rispetto a quella di pianura: si sta lavorando con Cooperfidi anche per affrontare la questione degli accorpamenti delle aziende e del ricambio generazionale. Sulle molecole, quindi sui trattamenti fitosanitari, la politica Ue fino ad oggi è stata quella di togliere strumenti di difesa agli agricoltori creando difficoltà anche sul piano della concorrenza con paesi che hanno normative meno stringenti. Si spera che si possano mantenere molecole che oggi sono disponibili e che, ha sottolineato Zanotelli, sono controllate dal Ministero della salute e da quello dell’ambiente e le nostre aziende seguono disciplinari molto rigidi. Altro tema quello della manodopera: si sta lavorando a un progetto sperimentale per dare alle aziende maggiori possibilità di trovare lavoratori. Sulla promozione, ha ricordato Zanotelli, l’Ocm non comprende quella per il settore zootecnico e si spera di trovare uno spiraglio per farlo entrare. Il tavolo degli allevatori sta definendo una strategia anche se non sempre si riesce a portare a casa tutto quello che si vorrebbe. Si è impostato, inoltre, un lavoro con Trentino marketing per trovare canali di promozione.  Il settore agricolo sta soffrendo per i dazi Usa e il calo dei consumi, anche se il Trento doc festival, in questi giorni, dimostra che gli spazi e le prospettive ci sono e il Trentino ha dimostrato e dimostra di saper stare sul mercato. Sull’agricoltura di montagna va condotta una battaglia con gli altri assessori, tenuto conto che questa rappresenta lo “zero virgola”, rispetto all’agricoltura delle pianure. Infine, l’assessora, sui nuovi Quaderni di campagna, che dovrebbero venire introdotti dal primo gennaio 2026 e che comporteranno impegni burocratici importanti per gli agricoltori, la richiesta fatta dall’assessorato al ministero è quello di spiengere prorogarne la data di introduzione.

Il dibattito
Sulla Pac, rispondendo a Vanessa Masè, Zanotelli ha detto che è presto per parlare di risorse, ma ha ricordato che la Pat ha il 18% di possibilità di intervento finanziario rispetto a quelle gestito dello Stato e direttamente dall’Ue. Ma la richiesta è quella che vengano favorite le regioni virtuose. Sul Fondo unico, ha aggiunto, si dovrà capire quali interventi infrastrutturali saranno destinati al settore agricolo.
Roberto Stanchina di Campobase ha espresso preoccupazioni per la prospettiva dell’introduzione del Fondo unico e per i rischi legati alla disciplina dell’uso delle molecole contro le fitopatie a fronte anche dei cambiamenti climatici. L’esponente di Campobase ha chiesto poi il coinvolgimento della Terza commissione per l’elaborazione del documento da presentare a Bruxelles. Stanchina ha auspicato, inoltre, la cancellazione degli Eco schemi. Un sistema che, ha confermato Zanotelli, superato, con soddisfazione, e sostituito da altri strumenti come i Piani di sostenibilità. Sui nuovi Quaderni di campagna Stanchina ha sostenuto la necessità di un rinvio e di una loro revisione.   
Michela Calzà (Pd) ha messo l’accento sulla questione ambientale e ha chiesto che prospettive possono avere l’olivo e la coltura del castagno. L’assessora ha detto che il tema ambientale e climatico è e sarà rilevante, ma l’importante è capire come verrà declinato perché fino a oggi le scelte Ue su questo hanno creato più problemi che soluzioni in particolare alle coltivazioni di montagna. Fino ad oggi le politiche sembrano più rivolte ai paesi nordici che ai nostri sistemi agricoli. Ed anche per questo che si deve trovare una politica per l’agricoltura di montagna. I settori cosiddetti minori, ha continuato Giulia Zanotelli, troveranno accoglimento sulla legge 4, come si è fatto fino ad ora anche per ridurre la burocrazia del Psr. Perché le risorse europee sono corpose (circa 298 milioni) ma implicano complessità burocratiche a fronte della necessità di dare risposte in tempi rapidi. Inoltre, l’assessora ha ricordato che la situazione geopolitica attuale rischia di pesare il quadro delle risorse Ue per l’agricoltura. 

Le audizioni: preoccupazioni e appelli all’unità politica
Dopo l’ascolto dell’assessora, la terza Commissione ha ospitato le consultazioni sulla politica agricola comune (PAC) dell’Unione europea con i soggetti del mondo dell’agricoltura, intervenuti in forma congiunta.
Per Diego Coller (Confagricoltura del Trentino) la Pac è fondamentale, sebbene negli anni lo strumento si sia via via smagrito e ci sia stata una progressiva burocratizzazione che ha portato indubbio disagio ad agricoltori ed aziende. L’obiettivo dovrebbe essere quello di creare uno strumento più agile e che permetta di intercettare meglio le risorse. Vediamo nel complesso una situazione complicata, ha osservato, per la delicata congiuntura economica in corso, ma auspichiamo una soluzione a livello comunitario. Dobbiamo tornare a mettere maggiori risorse e credibilità nella politica agricola comune perché stiamo tutti pagando scelte sbagliate e i giovani stanno scappando. La lista della spesa sarebbe lunga e servono risorse: occorre tener conto che l’agricoltura e l’indotto ad essa collegato hanno un’importanza fondamentale per la Provincia. Le priorità potremo indicarle non appena le bocce saranno ferme e avremo contezza delle risorse disponibili, ha concluso.
Gianluca Barbacovi (Coldiretti) ha osservato che qui ci giochiamo una partita molto importante. Si parla di un meno 20-24% di fondi (294 miliardi di euro) e se le previsioni saranno confermate a farne le spese saranno gli investimenti. No al fondo unico, perché potrebbero esserci dei grossi problemi nell’accaparramento delle risorse. Sarebbe meglio avere fondi riservati per garantire una pianificazione ad hoc. Poi c’è la questione dei giovani: abbiamo strumenti non più idonei e ne vanno pensati di nuovi, non solo contributi e finanziamenti in conto capitale, ma fondi incentivanti per dare ai ragazzi la possibilità di fare investimenti e pianificare il loro futuro. Barbacovi ha quindi sottolineato le criticità del cambiamento climatico e il conseguente ragionamento sulla gestione del rischio e della difesa attiva. Sappiamo che gli eco schemi così come sono stati attuati non funzionano e su questo fronte occorre pensare degli strumenti che permettano di accedere alle risorse e si adattino meglio all’agricoltura, ha aggiunto. Infine, dovremmo pensare ad una maggiore autonomia e flessibilità nella gestione delle risorse degli stati membri.
Auspichiamo di riuscire a modificare quanto presentato, ha puntualizzato Enzo Bottos (Coldiretti). Innanzitutto va scongiurato il fondo unico perché non solo la dotazione economica è calata di quasi il 30% dei valori reali, ma l’impostazione di questa Commissione europea è quella di delegittimare espressamente un settore primario. Attenzione dunque a questo documento, ma serve anche un’analisi di quanto già da anni si sta portando avanti.
Paolo Calovi, presidente della Confederazione italiana agricoltori del Trentino (CIA) ha sottolineato in premessa la complessità del momento per agricoltura e per allevatori. La Pac è stato uno strumento fondamentale per far decollare la Comunità europea. Tuttavia, dagli anni ‘80 al 2013 abbiamo assistito ad un ridimensionamento delle risorse. Vero che il contesto è cambiato, ma le dotazioni della Pac per l’Italia sono stimate in diminuzione, nonostante l’aumento del bilancio europeo. Il peso della Pac scenderebbe al 15% del totale perdendo così ogni ambizione politica e finanziaria. Siamo molto preoccupati, ha detto, sopratutto perché questa flessione si inserisce in un contesto di precarietà e instabilità (la guerra commerciale con gli Usa, la svalutazione del dollaro, la riduzione dei consumi, la criminalizzazione del settore vino e  alcol ecc.). Le nostre imprese soffrono per l’aumento dei costi di produzione, mentre il carico burocratico e le richieste di sostenibilità ambientale crescono e sono sempre più gravose ed opprimenti. Il cambio generazionale è sempre più complesso per l’inverno demografico, ma anche per l’elevato impegno del lavoro e la mancanza di manodopera. Il fondo unico comporterà a suo avviso meno risorse a fronte di nessuna evidenza di riduzione di vincoli o di burocrazia. Per la montagna servono interventi specifici commisurati alle caratteristiche del territorio, una gestione dedicata e maggiore autonomia gestionale. Infine, l’appello “da agricoltore”: abbiamo bisogno di tutti, aldilà delle sfumature politiche: si tratta della sostenibilità economica e della sopravvivenza di migliaia di famiglie che mantengono questo territorio curato, bello ed attrattivo.
Giacomo Broch (Federazione provinciale allevatori Trento (FPA) ha osservato che la zootecnia ha davanti scelte importanti e strategiche. La Pac deve saper interpretare le difficoltà della montagna e tradurre l’importanza dell’ambiente e del territorio in strumenti adeguati. L’eco schema rappresenta a suo avviso un’opportunità per il settore, ma occorre lavorare per semplificare e sburocratizzare gli strumenti. La compensativa per mancato reddito è stata e rappresenta una misura semplice, ma importante per sostenere chi fa un lavoro che serve al territorio e che va riconosciuto. Le norme devono essere lineari e chiare, ha ribadito: il Trentino ha l’autonomia e deve saperla interpretare. Sono preoccupato per un progressivo abbandono degli alpeggi e dobbiamo trovare tutti i meccanismi per arrestare questo fenomeno perché le malghe sono fondamentali.

Il dibattito
Antonella Brunet (Lista Fugatti) ha sottolineato oltre a quelli economici, gli aspetti burocratici che opprimono le aziende. Vorrei capire cosa si può fare a livello provinciale e dove si può intervenire, ha chiesto, dal momento che si parla di Stato e si parla di Europa. Barbacovi ha confermato con amarezza la criticità del carico burocratico e ha purtroppo espresso dubbi sulla possibilità di essere incisivi su questo dal livello provinciale: serve intervenire a livello europeo. Broch ha definito la burocrazia che affligge le aziende una “follia totale” e la dimostrazione pratica di come la politica statale sia lontana dalla realtà dell’agricoltura di montagna: occorre far capire a Roma che la montagna è diversa.
Michela Calzà (PD) ha colto la necessità di mantenere gli eco schemi, ma al contempo di capire come declinarli. Ha chiesto ulteriori approfondimenti sul raffronto con Bolzano, sul green deal, sugli accordi commerciali, sugli eco schemi e sulle stalle.
Broch ha risposto che a Bolzano l’eco schema è previsto, ma in Alto Adige la partita è un po’ diversa. Con riferimento alle stalle sono state sterminate e in questo vedo poco di positivo, ha detto, ma è evidente che c’era una linea politica ben precisa. Tuttavia non ci sono più animali, qualche errore si è fatto e in qualche modo si dovrà intervenire.
Barbacovi ha argomentato che gli eco schemi si dovranno ripensare integralmente: mi piacerebbe che venissero eliminati e che si pensasse ad una strategia nuova, ma non sarà così. Rispetto a Bolzano abbiamo politiche agricole di territorio diverse, mentre il green deal non è funzionato perché non è mai stato declinato sulle aziende e non si è passati dalla carta alla messa a terra.  Riguardo gli accordi commerciali Bottos ha detto che non siamo contro tutti gli accordi commerciali tout court, ma siamo contro certi accordi come il Necrosur: deve essere sacrosanto il principio di reciprocità e ci devono essere dei principi di salvaguardia.
Roberto Stanchina (Campobase) ha sottolineato che la Pat a volte dimentica che su alcuni temi ha competenza primaria, agricoltura compresa. La Provincia deve a suo avviso intervenire a colmare le lacune sempre più evidenti e problematiche. Va assolutamente posto il tema terre alte e agricoltura di montagna: noi siamo una sorta di minoranza da tutelare e da trattare con politiche mirate e diversificate, per necessità, per le differenti condizioni morfologiche, pena la morte delle nostre micro realtà e in generale di questo tipo di agricoltura. Occorre far capire che serve una differenziazione per tematiche. A questo proposito Stanchina ha suggerito di tornare ad investire pesantemente sulla ricerca, come sta facendo l’Alto Adige con il Centro di sperimentazione Laimburg. Dichiararsi minoranza e comportarsi da minoranza unendo le forze e concordando politiche comuni, aldilà del colore politico.

Barbacovi ha puntualizzato che la Fondazione Mach (della quale è vicepresidente) sta già facendo moltissimo e non può essere paragonata a Laimburg, sopratutto sul tema agricolo.
Calovi ha osservato che dal tavolo odierno sono emerse le criticità del settore. L’agricoltura di montagna ha dinamiche specifiche che vanno tenute in seria e speciale considerazione. Per questo serve una politica condivisa: dobbiamo fare lobby anche con l’Alto Adige, ma anche con le altre regioni e le aree alpine. Questo lavoro va fatto a Bruxelles, ma anche in Trentino e a Roma perché senza l’agricoltura di montagna morirà anche quella di pianura.

Bene esserci dedicati del tempo per discutere e approfondire, ha osservato Vanessa Masè che ha rassicurato le associazioni agricole della vicinanza della politica tutta.
 
Ultimo aggiornamento: 22/09/2025 13:35:09
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