L'Agenda delle Valli

Interventi forum Coldiretti

Inizio: 15/10/2025 dalle ore 23:00 - Fine: 15/10/2025 alle ore 23:30 IT

“Vogliamo che le future generazioni siano libere da meccanismi che oggi limitano la scelta e la qualità del cibo. La globalizzazione, che doveva sostenere i Paesi in difficoltà, ha spesso concentrato ricchezza e ridotto opportunità. La nostra risposta è chiara: il cibo deve rimanere un bene distintivo, legato a biodiversità, territorio e cultura, seguendo modelli millenari come la dieta mediterranea”, ha dichiarato il Presidente di Coldiretti, Ettore Prandini nel suo intervento che chiude la due giorni del Forum internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione a Roma. 

“Abbiamo già affrontato sfide concrete, come il Nutri-Score francese, dimostrando con dati scientifici la validità del nostro modello alimentare. Difenderemo anche il settore vitivinicolo e tutti i prodotti italiani, contrastando false narrazioni e promuovendo un consumo responsabile”, ha aggiunto.

La visione di Coldiretti si concentra sul medio-lungo periodo. Dal 2023 al 2024, circa 100.000 giovani italiani hanno scelto di vivere all’estero, e solo un terzo è rientrato. “Investire sui giovani significa investire nell’agricoltura, nell’occupazione e nel futuro del Paese”, ha sottolineato Prandini.

Sul piano energetico, Coldiretti ribadisce l’urgenza di garantire costi competitivi per la filiera agroalimentare, rendendo il cibo di qualità accessibile anche alle fasce più fragili della popolazione ma dando anche certezze alle imprese rispetto alle “devastanti oscillazioni dei prezzi. L’Italia può essere capofila in Europa, creando un esempio virtuoso di sostenibilità e sicurezza alimentare”, ha concluso Prandini.


Ue: Prandini (Coldiretti): “No al riarmo con i soldi degli agricoltori”

“Il bilancio comunitario 2025-2030 prevede un aumento degli investimenti, ma la maggior parte delle risorse va al settore bellico. Riarmare l’Europa mentre si riducono fondi per agricoltura e alimentazione è un rischio che non possiamo permetterci”, ha dichiarato il Presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, durante la chiusura del Forum internazionale dall’Agricoltura e dell’Alimentazione. 

“Il cibo è la vera arma strategica di un Paese: garantisce coesione sociale, sviluppo economico e occupazione. Paesi come Cina e India hanno costruito la loro influenza globale puntando sulla sicurezza alimentare, mentre gli Stati Uniti rafforzano le proprie filiere interne con politiche protezionistiche”, ha aggiunto Prandini.

L’Italia e l’Europa devono affrontare la sfida di rafforzare la produzione interna, ma senza adeguati fondi la politica agricola rischia di restare marginale. “Nel 1980 la Politica Agricola Comune rappresentava il 73% del bilancio comunitario, oggi oscilla tra il 14 e il 15%: così si mette a rischio un settore vitale per l’intera collettività”.

Il messaggio è chiaro anche per i cittadini: il 70% degli italiani sostiene la difesa della PAC, riconoscendone l’importanza per la sicurezza alimentare e sociale. Se vogliamo un futuro stabile e competitivo, il cibo deve tornare al centro delle politiche comunitarie. L’Italia può e deve guidare questa svolta”, ha aggiunto.



Forum Coldiretti, Gesmundo (Coldiretti): “Senza i contadini, in Europa non si governa”
«Senza i contadini, in Europa non si governa». Con queste parole il segretario generale di Coldiretti, Vincenzo Gesmundo, ha concluso il suo intervento al Forum internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione di Coldiretti in corso a Roma che ha affrontato i nodi più delicati della politica europea, dal bilancio comunitario al peso delle nuove spese per la difesa.
Il segretario generale ha espresso preoccupazione per la crescente distanza tra le istituzioni europee e i cittadini: «Se i popoli vanno da una parte e l’Unione Europea dall’altra, significa che qualcosa non funziona. Il progressivo indebolimento della linfa democratica è evidente: lo dimostrano la bassa partecipazione al voto e il malcontento diffuso anche tra i nostri produttori agricoli».
Riferendosi alle scelte di bilancio dell’Ue, Gesmundo ha poi aggiunto: «È legittimo domandarsi se sia giusto che l’aumento delle risorse per la difesa, parliamo di oltre cento miliardi di euro, debba pesare così tanto sul sistema agricolo, che la presidente del Parlamento europeo ha definito il settore da difendere con maggiore convinzione».
«L’agricoltura – ha concluso Gesmundo – non può continuare a essere la variabile di compensazione delle politiche economiche e industriali europee. È il cuore pulsante dell’identità e della sicurezza alimentare del continente. Per questo serve un cambio di rotta: senza i contadini, in Europa non si governa».
 
Forum Coldiretti, Metsola: “Parlamento europeo pronto a dire ‘no’ al Consiglio se proposta Pac non adeguata”
 «Sui fondi destinati all’agricoltura è in corso un dibattito su come rivedere la misura. Fino al 2026 possiamo lavorare per trovare un accordo tra Parlamento e Consiglio. Il Parlamento è pronto a dire no se la proposta non sarà adeguata, ma continueremo a lavorare sulle proposte e sulla mediazione fino al 2026. I gruppi politici sono già molto attivi sul fronte della politica agricola. Anche voi potete collaborare con i partner degli altri Paesi», così la Presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola alla fine del suo intervento al Forum internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione di Coldiretti in corso a Roma.
“L’Europa ascolta gli agricoltori e agisce per semplificare la loro vita. Meno burocrazia, più risultati. Viviamo un momento complesso, pieno di sfide nuove e impegnative, che richiede unità e collaborazione. E la mia risposta è altrettanto chiara: il Parlamento Europeo vi ha ascoltato e sta agendo. Basta parole vuote. Guardiamo al prossimo bilancio pluriennale dell’Unione Europea e alla nuova Politica. La prossima Pac dovrà proteggere i redditi degli agricoltori, garantire condizioni eque, sostenere la produzione alimentare e promuovere l’innovazione, affinché le comunità rurali non solo sopravvivano, ma prosperino.
Quando i nostri agricoltori vengono penalizzati o messi in svantaggio, l’Europa deve intervenire per difendere i propri interessi, la propria qualità e la propria identità alimentare. A tutti i 9 milioni di agricoltori europei, voglio dire che l’Europa vi ascolta e agisce. Il Parlamento Europeo è al vostro fianco, e i risultati stanno arrivando. Ma abbiamo ancora molto da fare. Abbiamo imparato molto dalle ultime elezioni: la lezione più importante è che serve un’Europa capace di ascoltare e reagire, per garantire sicurezza alimentare, sviluppo economico e futuro alle comunità rurali.
Siamo stati eletti anche da voi, con un mandato preciso: far funzionare le cose, semplificare la vita di agricoltori, famiglie e imprese. Ridurre la burocrazia e rendere le regole più semplici significa permettervi di pianificare, investire e crescere. Solo la scorsa settimana, il Parlamento ha approvato provvedimenti concreti per rendere il vostro lavoro più facile e il futuro più sicuro. Il messaggio è chiaro: basta con il labirinto burocratico. Servono meno scartoffie, meno ostacoli, più prevedibilità e regole sensate, soprattutto per i piccoli agricoltori, che da anni si trovano a fronteggiare oneri crescenti con risorse decrescenti.
Difendere denominazioni e origini significa proteggere la qualità e la tracciabilità del cibo, dando ai consumatori la possibilità di scegliere prodotti locali, affidabili e sicuri. La tracciabilità è una priorità: dobbiamo garantire controlli efficaci alle frontiere e difendere i nostri standard, perché la sicurezza alimentare è parte integrante della sovranità europea. Anche la politica commerciale europea deve seguire lo stesso principio: difendere i nostri standard e la nostra qualità. Sosterremo sempre un commercio aperto e leale, costruendo partenariati internazionali che generino opportunità e crescita, ma la nostra prima responsabilità è verso chi produce in Europa”.
 
Forum Coldiretti, Descalzi (Eni): “Europa ha trasformato transizione in bandiera ideologica, scollegata dalla realtà. Su nucleare serve consenso sociale””
“L’Europa ha trasformato la transizione in una bandiera ideologica, spesso scollegata dalla realtà industriale ed economica, e oggi i nodi stanno venendo al pettine”. Ad affermarlo l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, nel suo intervento al Forum Coldiretti.
Negli ultimi anni l’attenzione verso i temi dell’energia e della transizione energetica è cresciuta in modo significativo. Se ne parla molto, ma è bene ricordare che fino a poco tempo fa l’Europa non disponeva di un vero piano di sicurezza energetica. Lo si è compreso solo di recente, quando la chiusura improvvisa di alcune forniture ha messo in evidenza la fragilità del sistema.
L’Unione Europea, a differenza di Stati Uniti, Russia o Cina, non ha ancora un mercato unico dell’energia. Ogni Paese procede con strategie e tempistiche diverse, mentre altri grandi attori mondiali hanno avviato da tempo politiche di sicurezza logistica e di approvvigionamento, sia per gas e petrolio sia per i minerali critici. In questo senso, l’Europa è arrivata in ritardo.
La transizione energetica resta comunque un obiettivo fondamentale, soprattutto come strumento di diversificazione, che rappresenta l’unico modo per ridurre le vulnerabilità e aumentare la sicurezza. Tuttavia, non può essere solo una transizione “sussidiata”: il sistema deve reggersi su basi economiche solide e generare ritorni reali, altrimenti non è sostenibile nel lungo periodo.
L’errore dell’Europa è stato quello di affrontare il tema in modo monodimensionale, puntando quasi esclusivamente sulla riduzione delle emissioni e abbandonando fonti che restano centrali in molti Paesi. Il carbone, per esempio, rappresenta ancora il 34-35% della produzione elettrica mondiale. La Germania, dopo aver chiuso le centrali nucleari, ha riaperto impianti a carbone, con conseguenze anche sull’aumento delle emissioni.
La transizione energetica, dunque, deve essere complementare e non sostitutiva: occorre tenere conto della domanda attuale, che per l’80% è ancora coperta da fonti fossili. Anche l’intelligenza artificiale e le nuove tecnologie, che richiedono grandi quantità di energia, non potranno basarsi unicamente sulle rinnovabili. Serve un equilibrio, un mix diversificato che includa tutte le fonti disponibili.
Un esempio interessante è la Spagna, che ha tentato di coprire quasi il 100% del fabbisogno con rinnovabili, riducendo però la flessibilità del sistema. In alcune aree del Nord del Paese si sono verificati blackout localizzati proprio perché la rete non era in grado di reagire tempestivamente alla mancanza di sole o vento. Esperimenti di questo tipo sono utili, ma dimostrano che le rinnovabili da sole non bastano.
L’Europa continua inoltre a trascurare il ruolo dei biocarburanti, nonostante rappresentino una risorsa importante per la mobilità, che oggi dipende ancora per oltre il 95% dai carburanti tradizionali. In Germania, dove sono stati testati in modo più ampio, i biocarburanti di ultima generazione riducono le emissioni fino al 90%, garantendo le stesse prestazioni dei motori convenzionali. Nonostante ciò, Bruxelles continua a ostacolarne l’uso, privilegiando soluzioni elettriche che richiedono materie prime — come litio e cobalto — importate in gran parte dalla Cina.
Proprio la Cina, infatti, ha costruito negli anni una posizione dominante lungo l’intera filiera: dall’estrazione al raffinamento, fino alla produzione di batterie e veicoli elettrici.
La Francia, grazie al nucleare che copre circa il 70% del suo fabbisogno, ha un prezzo medio dell’energia intorno ai 60 euro per MWh. La Spagna, con una quota nucleare del 20% e un ampio utilizzo di rinnovabili, si mantiene su valori leggermente superiori, intorno ai 65 euro. L’Italia, invece, sconta una maggiore dipendenza dal gas e tariffe più alte, aggravate da costi di trasporto e differenze infrastrutturali.
Riguardo al nucleare, la risposta è sì: è tecnicamente possibile tornare a produrre energia atomica in Europa, ma servono tempi lunghi — da 6-7 anni in avanti — e soprattutto un consenso sociale e politico chiaro. In Paesi come la Cina si costruiscono centrali in cinque anni, ma in Europa le procedure sono più complesse. Nonostante ciò, il nucleare rappresenta una risposta credibile per garantire energia a basso costo e ridurre le emissioni.
 
Forum Coldiretti, Luciano Canfora: “L’Europa è un gigante incatenato, senza voce politica”
“L’Europa è un gigante incatenato: ha 500 milioni di abitanti e una cultura altissima, ma politicamente non conta quasi nulla”. Lo ha detto lo storico Luciano Canfora intervenendo al Forum dell’agricoltura e dell’alimentazione di Coldiretti in corso a Roma, criticando la “priorità armigera” imposta da una Gran Bretagna “che guida la corsa alle armi pur non facendo più parte dell’Unione”.
Canfora ha definito l’Ue “una macchina burocratica che si occupa di tappi e gabbie per le galline”, chiedendo un Parlamento europeo “davvero deliberativo e non subalterno ai Paesi del Nord”. “Solo riequilibrando il potere tra le diverse realtà nazionali – ha concluso – si potrà restituire vita alla casa comune europea”.
 
Forum Coldiretti, Veneziani, “Ue è nata a rovescio, come un guanto. Debole fuori e vessatoria dentro”
“C’erano due modi di fare l’Europa: uno era quello di integrare le nazioni, l’altro quello di disintegrarle, ritenendo l’Europa un semplice gradino verso la globalizzazione. Noi abbiamo scelto questa seconda strada, ed è la ragione per cui l’Europa è sorta in qualche modo a rovescio, è nata male”. Lo afferma Marcello Veneziani nel suo intervento al Forum Coldiretti in corso a Roma, sottolineando come “l’Unione, là dove dovrebbe essere più unita – nella politica estera, in quella militare, nelle strategie internazionali e nella gestione dei flussi migratori – si mostra totalmente divisa. Al contrario, dove dovrebbe essere più flessibile, come nelle politiche interne, economiche e agricole dei singoli Stati, impone norme astratte, prive di qualunque riferimento alla realtà nazionale”.
“È un’Europa nata a rovescio – prosegue Veneziani – un vero e proprio guanto rovesciato: debole rispetto al mondo esterno e al tempo stesso impositiva e vessatoria verso il suo interno. Questo è, a mio avviso, il peccato originale dell’Europa”.
“Un peccato – aggiunge – che affonda le radici nella mancata accettazione delle scaturigini reali del continente. Nella Costituzione europea non abbiamo voluto riconoscere le nostre radici greche, romane e cristiane. Ci siamo innamorati di un modello astratto e ideale di Europa, e i risultati si vedono. Esiste una precisa connessione tra questo deficit culturale, che ha impedito di vedere l’Europa per ciò che è realmente, e le conseguenze politiche di oggi: l’impotenza strategica e la debolezza dell’Unione di fronte alla situazione attuale”.
 
Forum Coldiretti, dalle associazioni agricole Ue no compatto ai tagli Pac
Un no unanime al taglio dei fondi della Politica agricola comune viene anche dalle associazioni degli agricoltori, sulla scia della posizione di Coldiretti e di quella della presidente dell’Europarlamento Metsola. Nel corso del panel del Forum Coldiretti dedicato al tema il presidente di Asaja (Spagna) Pedro Barato ha rimarcato come “gli agricoltori non accetteranno tagli alla Pac: togliere fondi al cibo per finanziare le armi è un errore gravissimo. La sicurezza alimentare è la prima difesa dei popoli e i nostri trattori sono i veri carri armati d’Europa. Serve più bilancio, meno burocrazia e regole uguali per tutti. Non possiamo imporre vincoli ambientali ai nostri produttori e poi importare da Paesi senza gli stessi obblighi. L’agricoltura è la base dell’Europa: difenderla significa difendere la vita”.

Sulla stessa linea Álvaro Mendonça e Moura, Presidente della CAP, Confederazione Portoghese dell’Agricoltura. “Nessun taglio alla Pac – ha sottolineato -: servono più fondi e una governance chiara per garantire il futuro del settore. Agricoltura e coesione non devono essere messe in competizione, ma integrate in una visione comune europea. L’Europa deve restare unita e pragmatica, non ideologica. L’agricoltura è una politica strutturale, non temporanea: senza agricoltura non c’è Europa. Bilancio e governance sono la chiave per la competitività del sistema agricolo europeo”.

Una posizione ribadita anche da Jerzy Wierzbicki, Vice Presidente di FBZPR - Federazione delle Associazioni di Categoria dei Produttori Agricoli Polacchi: “La Pac va rafforzata, non ridotta: gli agricoltori europei chiedono un bilancio più alto per affrontare sfide globali e concorrenza sleale. L’Europa deve difendere i propri produttori da pratiche ingiuste e da una decarbonizzazione forzata che penalizza il settore primario. Servono regole di reciprocità negli accordi commerciali e tempi giusti per la transizione ecologica. L’agricoltura europea non chiede privilegi, ma pari condizioni per competere. Tagliare la Pac significa indebolire l’Europa”.
Ultimo aggiornamento: 15/10/2025 20:11:06