Questi manifesti sono ancora oggi molto apprezzati e forse, il merito maggiore, è di averli resi graditi anche al grande pubblico, notoriamente poco incline a certi fantasiosi ghiribizzi artistici.
La sua arte, tuttavia, gli aveva aperto le porte di gallerie e concorsi ben prima dei Mondiali di sci del 1985; infatti, lo troviamo a Bormio già nel 1965 fra i pittori del gruppo “En Plein Air” che organizzavano il concorso “Contea di Bormio”, e di questo bisogna dar atto al grande Walter Visioli che lo andò personalmente a “prelevare” nel suo studio bolognese e che instillò nell’artista veneto (Mainardi era nato ad Adria, in provincia di Rovigo) l’amore per la Valtellina (come racconta il sito www.amolavaltellina.eu).
A BORMIO DAL 1973 - Elvio Mainardi si trasferì a Bormio nel 1973 divenendo una presenza fissa e discreta, ma sempre ben ancorata al territorio che aveva scelto come proprio, tanto che in diverse occasioni donò i suoi quadri a fin di bene, per solidarietà verso qualche bisogno. Le sue opere venivano regolarmente esposte in diverse mostre e gallerie (anche all’estero, soprattutto negli Stati Uniti), oltre che nell’atelier che dal 1989 aveva aperto nella suggestiva chiesa di S. Barbara.
LA DONAZIONE - È proprio per onorare questo legame che Elvio, prima della dipartita, volle dare disposizioni affinché alcune delle sue tele fossero donate a enti ed associazioni in loco. Fra queste, anche l’US Bormiese è stata omaggiata dalla generosità del Maestro Mainardi e può oggi annoverare uno dei suoi quadri più significativi, legato alla tappa vinta da Nibali a Bormio nel Giro d’Italia del 2017. "Il quadro nacque un po’ per gioco – spiega il figlio Andrea –; ritrae un gruppo di ciclisti accompagnati da incitamenti ad alcuni campioni del pedale, ed alla fine ebbe un valore quasi “divinatorio” proprio perché premonitore della vittoria di tappa di Nibali Rimase legato a questa tela perché voleva far capire alle persone che tante volte le cose migliori nascono per gioco, per diletto… Così accadde a molte altre sue opere di carattere sportivo, un tema verso il quale ero io stesso a stimolarlo: prendeva spunto dalle gesta di qualche grande atleta e poi creava i suoi quadri senza pensar troppo a ciò che ne sarebbe stato. Eppure, tante di queste opere vennero richieste dagli stessi campioni che le ispirarono, come Michael Jordan, Boris Becker, Greg Norman».
Il quadro che Andrea Mainardi ha consegnato nelle mani del presidente dell’US Bormiese Pierluigi Spechenhauser è ora esposto presso il bar Pentagono, in una collocazione pubblica, in maniera che tutti possano fruire appieno dell’arte di Elvio Mainardi; che è anche un modo affinché il Maestro sia ancora presente in mezzo alla “sua” gente