Breno - Presentazione della mostra "Sguardi privati", in cartelllone al museo camuno di Breno (Brescia) dal lunedì al giovedì dalle 9 alle 12 e venerdì dalle 15 alle 18 sabato e domenica 9-12 e 15-18. Visite guidate e apertura straordinarie per scuole e gruppi su prenotazioone.
Il progetto
Il Museo camuno di Breno, nell’intento di valorizzare la storia e la cultura artistica camuna partendo dalle proprie collezioni, ha promosso uno studio sulla ritrattistica in Valcamonica tra Seicento e Ottocento, attraverso la ricerca e l’esposizione di opere d’arte, edite e inedite, di proprietà del museo e di collezioni private. Si tratta di una mostra di ricerca, che ha lo scopo di studiare per la prima volta alcuni ritratti di notabili camuni perlopiù inediti.
Il progetto ha proposto la mostra “Sguardi provati”, che coinvolge tutta la Valcamonica fino all’alto Sebino. La sede del Museo camuno è stata scelta come luogo espositivo centrale idoneo all’allestimento con le varie garanzie di sicurezza necessarie. Alla base dell’esposizione vi è un meticoloso lavoro di indagine che ha permesso di individuare, grazie alla collaborazione dei privati proprietari, un patrimonio, per la maggior parte dei casi mai censito, di ritratti di personaggi camuni anche di notevole valore artistico.
Il catalogo della mostra ha schedato tutti i dipinti, anche quelli eventualmente non esposti al pubblico, così da avere un corpus il più possibile esaustivo utile per gli studi futuri.
Oltre alle tele sono esposti e catalogati anche gli alberi genealogici originali, provenienti dagli archivi comunali e delle famiglie private, oggetti, abiti e libri inerenti i personaggi. Tra le preziose curiosità, è stato rinvenuto un manoscritto seicentesco sulla storia della famiglia Federici di Darfo, segnalato in passato ma ritenuto perso. Si trovano anche alberi genealogici originali datati dalla fine del 1700 al 1910.
La mostra è di notevole interesse non solo per l’aspetto artistico, ma anche per la restituzione di quel tessuto sociale e culturale riguardante l’istituto della famiglia in territorio valligiano. Molti i nomi delle famiglie di Valcamonica coinvolti nella mostra (il cognome identifica il casato del personaggio ritratto nel quadro): Albrici, Ballardini, Banzolini, Beccagutti, Bonettini, Bonfadini, Brichetti, Briscioli, Calvi, Cattaneo, Cismondi, Colmoscher, Corna Pellegrini, De Paoli, Fe’ D’Ostiani, Federici, Franzoni, Giordani, Griffi, Guadagnini, Guarinoni, Malaguzzi, Mauri, Moreschi, Panzerini, Prudenzini, Piatti, Quartari, Romelli, Ronchi, Rusconi, Simoni Fè, Taglierini, Tempini, Tonolini Spandre, Tovini, Viemi, Zanettini, Zanotti, Zitti.
Il catalogo è una coedizione Museo camuno - La Compagnia della Stampa, con 470 pagine, 140 schede catalogate, apparti degli oggetti, 28 alberi genealogici compilati, 4 saggi critici, 29 schede biografiche con documenti delle rispettive famiglie.
Il coordinamento organizzativo è di Ugo Calzoni, mentre il comitato scientifico è composto da Fiorella Frisoni, Oliviero Franzoni, Angelo Giorgi, Giovanni Gregorini, Silvia Malaguzzi e Federico Troletti. Le schede e i saggi in catalogo (oltre il comitato scientifico) sono di Luciano Anelli, Maurizio Mondini, Carlo Sabatti, Jacopo Colombo, Alberto Bianchi. La curatela dell’evento e del catalogo è del Museo camuno. Oltre a quest’ultimo sono coinvolti Accademia Tadini di Lovere, Museo Lechi di Montichiari, Museo civico di Oleggio (Novara), Pia Fondazione di Valcamonica e Fondazione Cocchetti di Cemmo.
Presentazione del catalogo
I volti delle donne e degli uomini che hanno vissuto e fatto grande, con il lavoro e con la cultura, la Valcamonica si ritrovano - a distanza di secoli e radunati in un dialogo storico e artistico - a convivere, per qualche mese, nelle sale del Museo camuno. L’occasione consente di mostrare molte opere d’arte inedite e che tali sarebbero rimaste, in quanto chiuse nelle dimore private e nei palazzi storici, se non raccolte per questa esposizione. In alcuni casi i ritratti degli sposi, ma pure di genitori e figli, si riuniscono nelle sale del museo dopo decenni di “forzate separazioni”, dovute a successioni familiari discontinue o anche ad alienazioni e dispersioni, connotando questa esposizione come una “riunione di famiglia” in occasione di un evento.
A livello metodologico si è indagato il patrimonio artistico dei ritratti, raffiguranti la nobiltà e la borghesia tra Seicento e Ottocento, di istituzioni pubbliche, musei e proprietà private (nelle abitazioni da Pisogne e Lovere fino all’alta Valle), valutandone altresì le condizioni di conservazione finalizzate a selezionare, per ogni famiglia, un campione di ritratti da esibire in mostra, inserendo comunque nel catalogo tutti i dipinti individuati nel corso della ricerca.
Il primo risultato, senz’altro positivo quanto inatteso, di un’operazione così vasta risiede nella generosità dimostrata dai proprietari privati che hanno condiviso i volti dei loro antenati con le altre famiglie. La raccolta ha permesso un confronto soprattutto utile ai prestatori, che hanno meglio compreso le proprie opere, a volte sconosciute anche a loro stessi. I ritratti, messi a confronto con quelli di altri privati, non solo hanno suggerito la ricostruzione, per alcuni esemplari, dell’attività dei pittori operanti di casa in casa, ma in molte circostanze hanno anche indirizzato la ricerca - archivistica e stilistica congiunte - che ha portato spesso a identificare molti personaggi raffigurati, oppure a contraddire una versione errata tramandata in famiglia oralmente, quasi come un mito. Lo studio e il riconoscimento di alcuni dipinti di proprietà privata si sono rivelati, similmente, assai utili per sviluppare confronti con molte opere conservate nel Museo camuno che finora erano prive di attribuzione e di necessaria contestualizzazione storica, geografica e artistica, ma sempre provenienti, in diversi modi e circostanze, dalle stesse famiglie camune.
Il materiale studiato nel catalogo conta più di centotrenta ritratti, alberi genealogici storici inediti, eseguiti dal 1794 al 1924, libri appartenuti ai personaggi indagati e stemmi di famiglia. Eccezionale e interessante, più per gli studi storici, è il rinvenimento di una genealogia, datata ai primi anni del XVIII secolo, compilata da Camillo Federici sull’origine della propria famiglia. In appendice al volume, inoltre, sono riportati gli alberi genealogici di molte famiglie camune, elaborati per questa occasione con schede biografiche dei personaggi, documenti con doti, atti notarili, spese per la moda e per la cultura.
Questo “sguardo privato” nelle famiglie camune si propone, quindi, come uno studio, prima storico e poi artistico, in cui i volti e i ritratti sono il pretesto per indagare storicamente i protagonisti della società camuna tra Seicento e Ottocento.
Presentazione scientifica
“Sguardi privati” è una mostra di ricerca che ha lo scopo di studiare per la prima volta alcuni ritratti di notabili camuni che la storiografia precedente ha tralasciato, perché appartenenti a collezioni private, perché sconosciuti o non legati ai più noti nomi della pittura.