Trento – “Sapete che sono uno spacciatore, ma oggi con me non lavorate”, con queste parole, J.A., un ventinovenne spacciatore nigeriano denunciato più volte perché colto a vendere droga, eroina ed hashish, in piazza Dante, si è rivolto agli agenti dell’unità crimine diffuso della Squadra Mobile, “gli Orsi”, che insieme alla Polizia Locale, l’hanno arrestato questa mattina nei pressi della stazione di Trento, su delega della Procura della Repubblica del capoluogo,
In quattordici occasioni dal mese di giungo fino alla fine di ottobre, l’uomo è stato denunciato perché colto a vendere droga ad acquirenti italiani. Ma proprio la circostanza che si trattasse sempre di una o due dosi, non ha consentito, perché modica quantità, l’arresto in flagranza.
Tuttavia, d’intesa con la Procura della Repubblica di Trento, i singoli fatti sono stati riuniti in un unico provvedimento che ha messo in evidenza la pericolosità e l’abitualità del cittadino extracomunitario a delinquere, in particolare a spacciare sostanza stupefacente sempre nei pressi dello scalo ferroviario di Trento.
L’uomo, giunto in Italia nel 2016 quale clandestino, arrivando con un barcone sull’isola di Lampedusa; è stato poco dopo denunciato per illecita vendita di sostanze stupefacenti, e condonato in via definitiva per detenzione di droga nonché lesioni e resistenza a pubblico ufficiale.
L’inclinazione a tentare di sfuggire alla Polizia non è mancata anche nel corso dei quattordici episodi che sono stati documenti dalla Squadra Mobile. In particolare, il 6 ottobre, il cittadino nigeriano si è rivolto ad un agente delle Volanti che l’ha bloccato in piazza Dante, mentre vendeva eroina e gliela ha sequestrata, con frasi minacciose ed ingiuriose, arrivando fino a “ricordare” all’agente di avere ben impresso nella mente il suo volto e comunque quest’ultimo non potesse fargli alcunché.
Ma questa spavalderia si è dovuta inchinare stamattina innanzi ad un provvedimento dell’Autorità giudiziaria, eseguito dagli agenti della Polizia di Stato e della Polizia Locale, che ha stabilito come la detenzione in carcere fosse l’unica misura idonea per il pusher nigeriano.