Rovereto (Trento) - Un lavoratore dello stabilimento
Dana di
Rovereto è stato allontanato dal lavoro e lasciato senza stipendio dopo che il medico del lavoro lo aveva dichiarato
inidoneo, seppur temporaneamente, alla mansione. Con l’assistenza della
Fiom del
Trentino e dell
’avvocato Giovanni Guarini, il lavoratore ha fatto ricorso al
giudice del
lavoro del tribunale di
Rovereto, che ha dato pienamente ragione al dipendente:
Dana avrebbe dovuto assegnargli un’altra mansione compatibile.

Il calvario inizia nella
primavera del
2023. Colpito da gravi problemi di salute, il lavoratore è costretto ad assentarsi dal lavoro seguendo le indicazioni dei medici, e alterna periodi di malattia e di ferie. A settembre viene giudicato temporaneamente inidoneo alla mansione, ma l’azienda rifiuta ogni ricollocazione, nonostante i ripetuti solleciti anche del sindacato.
Gli strumenti sin lì utilizzati dal lavoratore per coprire le assenze si vanno esaurendo e così, su consiglio del sindacato, si presenta sul posto di lavoro, rivendicando il diritto ad essere ricollocato in una mansione compatibile: l’azienda, però, lo respinge, chiamando persino le forze dell’ordine, adducendo una fantomatica violazione della proprietà privata.
L’Inps riconosce poi l’invalidità permanente, ma la situazione non cambia. L’indennità di malattia termina, e il lavoratore resta senza reddito né ammortizzatori sociali.
Ad agosto 2024, Dana compie un atto gravissimo: formalizza la sospensione dal lavoro senza stipendio, senza procedere al licenziamento né proporre alternative. Una condizione che, secondo la Fiom, ha prodotto una pressione implicita perché il lavoratore valutasse le dimissioni come unica via d’uscita.
Il Tribunale ha oggi stabilito che Dana avrebbe potuto ricollocare il dipendente senza costi aggiuntivi, e ha condannato l’azienda a versare tutte le retribuzioni arretrate e a riassegnare il lavoratore a una mansione compatibile. La tutela del lavoratore disabile e della sua dignità, infatti, prevalgono sul profitto della multinazionale. Il caso, secondo la Fiom, mette a nudo il divario tra slogan aziendali sulla sicurezza e pratiche concrete, rivelando il rischio che la tutela dei lavoratori diventi solo “safety washing”.
“Non è tollerabile che i lavoratori disabili vengano sospinti fuori dall’azienda lasciandoli senza reddito – afferma Michele Guarda, segretario della Fiom –. Dana ha usato la temporaneità dell’inidoneità come pretesto. Ma il giudice ha fatto chiarezza. Straordinario il lavoro dell’avvocato Guarini”.