Si è infatti constatato che la droga ordinata proveniva dalla zona della Brianza, da Torino e da Bruxelles.
I viaggi dello stupefacente fino a Livigno, dunque, sono avvenuti sempre sotto il costante controllo di personaggi albanesi, utilizzatori di fittizie utenze straniere spagnole, francesi, olandesi ed albanesi.
Lo schema del rifornimento di stupefacente si è basato su tecniche criminali ben consolidate e la cautela estrema osservata nelle operazioni (es. uso di linguaggio in codice, limitazione estrema delle comunicazioni) ha reso estremamente difficile la captazione di colloqui utili e la loro interpretazione, compresi i casi di conversazioni dal vivo. E’ stata accertata, inoltre, la maniacale attenzione nelle fasi precedenti e contestuali alla consegna della droga ed espedienti di estrema raffinatezza per tenere ben nascosta e protetta la figura centrale del latitante.
Una volta giunto in Valtellina, lo stupefacente veniva ritirato da un albanese, di 40 anni, che ha avuto il compito di trasportarlo fino a Livigno, luogo di sua residenza, pesarlo, dividerlo in dosi e cederlo agli spacciatori di riferimento. L’attività di spaccio è stata svolta con la costante mediazione di un altro soggetto albanese, residente a Livigno, zio del latitante.
Nell’ultimo periodo, in vista della stagione turistica invernale, il quantitativo delle partite di cocaina è aumentato. Con l’operazione dello scorso 3 dicembre 2023, culminata con l’arresto in flagranza di due soggetti albanesi, la Polizia ha intercettato 1 kg di cocaina destinata ad essere introdotta nel mercato di Livigno e dell’Alta Valle. Questa partita di stupefacente è stata acquistata in un quartiere della periferia di Torino da un soggetto legato ad un clan albanese, avente la propria base nel capoluogo piemontese, e trasportata fino in Valtellina. Lo stupefacente sequestrato, venduto al dettaglio, avrebbe garantito profitti tra gli 80.000 ed i 100.000 euro.
L’attività investigativa svolta ha generato un altro filone d’indagine. Monitorando le condotte ed abitudini degli spacciatori di Livigno, infatti, si è constatato che questi hanno venduto, oltre alla cocaina, anche l’ hashish. Il rifornimento dell’hashish, tuttavia, non è avvenuto attraverso l’abituale canale albanese, bensì ricorrendo ad altri fornitori localizzati nella zona della Bassa Valle e del lago di Como
E’ venuta così in rilievo la figura di un giovane marocchino di 24 anni ed è emersa una modalità di spaccio nuova, non basata sulla consueta attività di vendita nei boschi, bensì caratterizzata da dinamicità e dal sistematico utilizzo di macchine anche di grossa cilindrata a noleggio per raggiungere i clienti e per fuggire dalle forze dell’ordine.
Sono state documentate numerose cessioni di stupefacente (eroina, cocaina e hashish) a favore di molti clienti, tutte caratterizzate dal fatto che lo spacciatore, a bordo della propria macchina, si recava dagli acquirenti per la cessione. È stato accertato un fitto giro di affari, con continue telefonate per ordinare lo stupefacente ed appuntamenti per la cessione incastrati al minuto.
A riscontro di questa cospicua intensa attività di spaccio, accertata in entrambi i filoni di indagine, durante l’attività d’indagine, sono stati effettuati 8 arresti in flagranza e sequestrati 1823 grammi di cocaina, 190 di eroina e 1610 di hashish, utili anche per ricostruire il commercio illecito.
L’esecuzione delle misure cautelari, che ha richiesto l’impiego di 70 agenti della Polizia di Stato, è avvenuta contestualmente in Valtellina (nei comuni di Livigno e Sondalo) a Torino e Rimini, con la collaborazione delle Squadre Mobili di Torino e Rimini, del Settore di Polizia di Frontiera di Tirano, della Polizia Locale di Livigno e con il coordinamento del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato. Ancora in corso la cattura in Francia dell’ultimo indagato.
di A. Pa.