I temi nazionali, ma anche il quadro normativo a livello europeo che rischia di compromettere un'attività ultrasecolare della Val Rendena e del Trentino.
In apertura del convegno - promosso da Unione Allevatori Val Rendena e organizzato dall'Azienda per il Turismo Madonna di Campiglio, con il supporto di Comune di Pinzolo, Pro loco Pinzolo, Comitato Giovenche di Razza Rendena ieri sera al Paladolomiti di Pinzolo - è stato posto l'accento sulla necessità di salvaguardare l'agricoltura di montagna e il sindaco Michele Cereghini ha rimarcato la necessità di "approfondire in modo costruttivo il tema e ridare un po' di serenità agli allevatori", mentre il presidente dell'Azienda di Promozione Turistica, Tullio Serafini, ha evidenziato che "da anni siamo vicini all'agricoltura e ruralità, che interessa gli ospiti che frequentano il nostro territorio e nel nostro piano, puntando sull'autenticità della montagna a 360°".
Al convegno - moderato da Corrado Tononi - sono poi intervenuti Roberta Raffaetà (nella foto), professoressa di Antropologia Culturale - Ca' Foscari Università degli Studi di Venezia su "L'ecosistema malga tra passato, presente e futuro"; Roberto Mantovani, professore ordinario in Zootecnica generale e miglioramento genetico - Università degli Studi di Padova su "La Razza Rendena quale strumento di valorizzazione dell'offerta turistica della Val Rendena"; Giannandrea Mencini, giornalista e saggista su "Le mani sulla montagna: le speculazioni sulle Terre alte"; Linda Calandra, docente di Geografia presso il Dipartimento di Scienze Umane - Università degli Studi dell'Aquila su "Per una geografia delle speculazioni: dai pascoli d'Abruzzo, uno sguardo sul Paese"; Michele Corti, docente di zootecnia - Università degli Studi di Milano su "Le valenze m
ultifunzionali delle malghe alpine e le conseguenze delle derive speculative"; Bruno Zanon, docente universitario - Università degli Studi di Trento su "Il paesaggio alpino: plasmato dalle attività agro-pastorali, frequentato dai turisti" e Herbert Dorfmann, deputato al Parlamento europeo: "La politica agricola comune? Sbagliata o interpretata male?"
Tra gli interventi, spiccano quelli della professoressa Raffaetà che ha evidenziato la necessità di mantenere "Il senso di comunità del territorio della Val Rendena, in un periodo storico incerto come quello che viviamo e che fondamentale è il rapporto sull'ambiente". Poi si è chiesta: "In passato e ancor oggi si vive in modo diretto questo rapporto, in futuro arriveranno le grandi catene a venderci anche il prodotto malghe e alpeggi?". Il rischio - citando e presentando una canzone di Van de Sfross - di passare da "Paesani a Spaesati".
Sono poi intervenuti gli altri relatori denunciando anche la realtà e le gravi conseguenze della mafia dei pascoli (in Rendena "autoctona"), mentre l'onorevole Dorfmann ha espresso il suo sconcerto per le conseguenze della rivalutazione dei titoli PAC della montagna che sta portando all'accaparramento delle malghe da parte di allevatori più organizzati e spregiudicati con appoggi anche nel sistema istituzionale.
Il professor Michele Corti si è soffermato sulle derive speculative e sulla necessità di tornare all'antico e rivalutare l'attività in malga e negli alpeggi, valorizzando i prodotti della razza Rendena che per decenni è stato e in parte lo è tuttora sostentamento per intere famiglie, mentre per il professor Mantovani ha spiegato che "La razza Rendena ha ancor oggi una grande valenza, come lo è stato per l'economia della valle: se crolla la malga crolla la zootecnia, ma rischia di crollare anche la montagna". Non sono mancati i riferimenti da parte di Gianandrea Mencini sulla speculazione legate alle terre alte.
In conclusione la tavola rotonda con gli interventi degli assessori provinciali Giulia Zanotelli (Agricoltura) e Roberto Failoni (Turismo), il presidente del Parco Adamello Brenta Walter Ferrazza, il presidente del Cal Paride Gianmoena e il presidente della Federazione Allevatori Mauro Fezzi. Non è mancato il rimpallo di responsabilità, ponendo l'accento sul freno dei funzionari pubblici, ma la montagna non può aspettare ed essere dimenticata. Ed è quanto chiedono gli allevatori della Val Rendena.