Per raggiungere questi obiettivi, è cruciale una collaborazione stretta fra ricercatori UniTrento e clinici dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari, devo quindi ringraziare Fondazione Paolina Lucarelli Iron, perché ci ha permesso di aggiungere un altro mattone a questa collaborazione, trovando affinità tra il progetto della nostra giovane laureata e gli scopi previsti dal loro statuto».
«Abbiamo scelto questo progetto – chiarisce Vivian Jourdan, presidente della fondazione – perché guarda al futuro e perché è coinvolta una brava e giovane ricercatrice. Il nostro obiettivo è sempre stato quello di dare un aiuto a progetti specifici, che avessero un inizio e una fine, e che potessero garantire un alto grado di tangibilità. Per questo, molte volte abbiamo comprato e donato apparecchiature o macchinari. Questa è la prima ricerca che finanziamo, e lo facciamo perché vi scorgiamo quelle caratteristiche di efficacia e concretezza che caratterizzano i progetti che abitualmente finanziamo».
Una concretezza che è resa possibile anche dall’importante coinvolgimento della componente clinica, con medici che sono al tempo stesso i destinatari della ricerca e un imprescindibile tassello per il suo sviluppo: «Quello che Fondazione Paolina Lucarelli Iron rende possibile - spiega il dottor Silvio Sarubbo, direttore dell'Unità operativa di neurochirurgia dell'Apss – è il prosieguo della lunga collaborazione tra la Neurochirurgia Apss e il CIMeC. In questi anni abbiamo raggiunto risultati scientifici di rilievo e la definizione di un circolo virtuoso che lega ricerca, qualità e innovazione nell’assistenza. Tutto questo con l’obiettivo di sviluppare il settore delle neuroscienze cliniche e della medicina di precisione in campo neuro-oncologico, un settore che vede il Trentino e la Apss come una delle realtà più vive del Paese e ben inserita nel contesto internazionale. I contributi alla ricerca come questo, sono essenziali per portare avanti una delle lotte più complesse della medicina, quella alla patologia oncologica. E sono fondamentali per far crescere e trattenere sul nostro territorio giovani ricercatori preziosi e qualificati».
Beatrice Federica Luciani, laurea triennale a Milano e magistrale al CIMeC di Rovereto, si è laureata sull’analisi dei tumori cerebrali, più precisamente su come questi influiscano e cambino le connettività tra i diversi network funzionali. Da settembre, per un anno, la attende una nuova sfida: «L’obiettivo è quello di aiutare i clinici nella preparazione dell’intervento chirurgico di rimozione dei gliomi, i tumori cerebrali più frequenti negli adulti. Per farlo vogliamo utilizzare le neuroimmagini che raccogliamo attraverso una risonanza magnetica, per disegnare una mappa delle aree del cervello dove avvengono le funzioni cognitive, che possono essere linguistiche e motorie, o più “alte”, come quelle che regolano il pensiero o il ragionamento, così da cercare di preservarle sia durante l’intervento chirurgico sia dagli effetti della patologia».
Il progetto di ricerca prevede di migliorare ed estendere un software sviluppato congiuntamente dai gruppi di Jovicich e Sarubbo, affinandone la precisione e creando modelli che possano essere presentati, in tutte le loro possibilità, ai neurochirurghi che dovranno poi utilizzarli, e allargando questa possibilità anche ai dati raccolti con macchine di risonanza magnetica in altre strutture sanitarie.