TRENTO - I proprietari dell’area ex Carbochimica – le società Tim, Imt, Mit, Idea - devono provvedere entro 30 giorni “all’occlusione delle tubazioni in corrispondenza dell’immissione nella fossa primaria di Campotrentino” per interrompere la fuoriuscita di morchie catramose. In secondo luogo devono trasmettere entro 60 giorni una relazione in cui vanno precisate le “ulteriori attività finalizzate al contenimento dell’inquinante” in modo da impedire che la contaminazione si estenda all’esterno del sito inquinato di interesse nazionale di Trento nord.

È questo il contenuto dell’ordinanza firmata oggi da Paola Ricchi, dirigente del servizio Sostenibilità e transizione ecologica del Comune di Trento, relativamente alla situazione della “contaminazione da catrame della fossa primaria di Campotrentino”. I termini dei 30 e dei 60 giorni contenuti nell’ordinanza scattano a partire dalla notifica del provvedimento alle società proprietarie dell’area.
Come noto, l’Agenzia provinciale per le Opere pubbliche (Apop) nel giugno 2023 ha comunicato al Ministero dell’Ambiente (Mase), all’Appa, al Consorzio Trentino di Bonifica e al Comune di Trento che, in seguito alle operazioni di scavo legate al progetto di bonifica delle rogge demaniali all’interno del Sin, è emerso dal tratto tombinato del materiale caratterizzato come morchia catramosa.
A luglio dello stesso anno il sindaco di Trento Franco Ianeselli ha dato mandato all’Apop di garantire la messa in sicurezza delle aree coinvolte dal fenomeno e ha sollecitato la costituzione di una struttura tecnica per predisporre un documento con tutte le analisi e i dati tecnici necessari alla definizione a un progetto di ripristino.
È stata dunque avviata una campagna di sondaggi il cui esito è stato così riassunto da una relazione dell’Appa: “Le morchie catramose, la cui lentissima avanzata è stata temporaneamente bloccata con interventi di sbarramento eseguiti nell’ambito del cantiere di bonifica, sono certamente ascrivibili alle attività esercitate a suo tempo dalla ex Carbochimica. Allo stato attuale, una serie di video-ispezioni della parte intubata della roggia primaria di Campotrentino hanno permesso di rinvenire una tubazione proveniente direttamente dall’area del Sin, da cui chiaramente fuoriesce la morchia catramosa. Vi è quindi evidenza che nel sottosuolo dell’area dell’ex Carbochimica vi sia la presenza di morchie catramose che si immettono nella roggia primaria di Campotrentino e da lì confluiscono nelle rogge demaniali di cui rappresentano una fonte di contaminazione. Le morchie sono state campionate e analizzate da Apop e risultano rifiuti di tipo pericoloso”.
Estesa poco più di quattro ettari, l’area ex Carbochimica è caratterizzata da un inquinamento dovuto prevalentemente a idrocarburi policiclici aromatici e solventi aromatici. La contaminazione è presente soprattutto nelle aree dove erano presenti i serbatoi, le aree di lavorazione e di deposito di due industrie di distillazione di catrame che si sono succedute nel corso di un’attività proseguita per ben 64 anni: tra il 1920 e il 1972 la società titolare era Prada Chimica, successivamente e fino al 1984 Carbochimica italiana. Come previsto dalla normativa in materia, il Comune di Trento ha condotto un’accurata indagine, anche consultando gli archivi delle Camere di commercio di Trento, Milano e Parma, per verificare se sia possibile rivalersi sulle società responsabili della contaminazione. Essendo entrambe estinte, il Comune ha fatto riferimento agli indirizzi emanati a suo tempo dal Ministero dell’Ambiente, secondo cui il proprietario delle aree, anche se non responsabile dell’inquinamento storico, è comunque tenuto a mettere in atto le necessarie misure di prevenzione in modo da impedire la diffusione della contaminazione.