Trento – Il bonus chiesto da tre consiglieri provinciali – un albergatore della Val di Sole, un libero professionista della Val di Non e un avvocato del rovetano – sta scatenando reazioni tra i trentini, al di là che sia stato restituito oppure donato a persone in difficoltà. Fa scalpore che che i tre espoonenti di spicco della politica trentina, “lautamente pagati (5.300 euro al mese), hanno pensato bene di chiedere e ottenere anche loro questo bonus, qualcuno con scuse francamente ridicole riferite al fatto che un domani lontano non vivranno (forse) più di politica“.
“La chiarezza e la trasparenza servono sempre ma in un momento difficile come questo ciò è particolarmente vero –, per questo, Carmen Martini, candidata sindaca del M5S a Trento chiede – a coloro che già ricoprono ruoli politici retribuiti e che candidandosi nelle liste comunali prendono in giro gli elettori perché si sa fin d’ora che preferiranno tenersi la poltrona con stipendio annesso rinuncino alla privacy e chiariscano se hanno chiesto o meno i bonus governativi destinati alle partite Iva“.
“L’aver richiesto un bonus destinato alle persone più in difficoltà pur non avendone assolutamente bisogno è una scelta che denota come alcuni politici siano animati da assoluta mancanza di responsabilità e sensibilità verso quella collettività che dovrebbero amministrare. Il provvedimento governativo era stato emesso durante i mesi peggiori del Covid, quando c’era l’assoluta necessità di fare in fretta e imporre controlli e certificazioni avrebbe causato rallentamenti incompatibili col bisogno di prestare aiuto a tantissime persone che si erano viste da un giorno con l’altro sparire le fonti di reddito. Basta fare mente locale per ricordare che all’epoca chi strillava più forte che bisognava “fare in fretta” senza imporre controlli erano proprio le stesse persone che oggi attaccano il Governo per non averli messi“, conclude Martini.