Prodotti unici e vocazioni di vita che, ancor oggi, spingono molti giovani a scegliere la vita dell'agricoltura montana: e di vocazione si tratta, sì, perché è impensabile oggi scegliere di trascorrere mesi e mesi in alpeggio, lontano da casa, senza una forte passione motivazionale.
La Valtellina è terra di salumi prodotti secondo memoria, ma anche di tradizioni uniche come quelle dell'agricoltura e della cucina livignasca, “una storia nella storia” fatta di identità e termini temporali propri (qui, ad esempio, il periodo della stagione utile all’agricoltura e allo stesso alpeggio, data l’estrema altitudine, è ridotto rispetto ad altre realtà).
Una realtà, quella del comparto primario della provincia di Sondrio, che per essere competitiva deve essere aiutata e sostenuta: negli ultimi anni, la specificità dell'agricoltura montana ha evidenziato ancor più di prima il sostanziale gap che la differenzia da quella di pianura, complice anche la sempre più elevata e necessaria informatizzazione dei processi di produzione, controllo e vendita diretta online. Molto banalmente, dove non c'è copertura di linea dati – e in montagna il problema sussiste in maniera marcata – non è nemmeno pensabile un telecontrollo delle stalle o, in prospettiva, delle mandrie in alpeggio, ma nemmeno è possibile strutturarsi per la vendita diretta in e-commerce. Informatizzazione a parte, gli alpeggi oggi meritano un'attenzione maggiore, strutture adeguate, strade fondiarie percorribili ed efficienti.
L'assedio della fauna selvatica, con anche il ritorno del lupo, è un altro problema sempre più delicato in valle, che ha già portato all'abbandono di diverse attività di pastorizia, specialmente per quanto riguarda le greggi.
Insomma – conclude il presidente Bambini - “l'agricoltura di montagna va aiutata per poter esistere ed essere competitiva: lo chiedono soprattutto i giovani che intraprendono una scelta di vita coraggiosa e importante anche sotto il profilo culturale. Lo strumento che riteniamo più opportuno è un sorta di Psr della montagna, con misure specifiche e ad hoc. Non c'è molto tempo, perchè l'appuntamento olimpico è praticamente dietro l'angolo e il gancio di collegamento tra agricoltura e turismo non possiamo permetterci di perderlo”.
Circa l'annata agraria 2023, ecco alcune riflessioni per macro-settori.
MELE: A livello colturale raccolta delle mele è positiva, ad eccezione per gli areali dove la grandine ha colpito i meleti rovinando parte del raccolto. L'alternanza tra i periodi secchi e piovosi ha favorito lo sviluppo di buone pezzature. I quantitativi sono nella media, la qualità è buona.
VITE: in alcune zone tra cui la Sassella le grandinate hanno causato una perdita di produzione intorno al 40%, ma si tratta di casi isolati. Nello scendere, il danno si è progressivamente ridotto. Nel resto della valle, tutto sommato la stagione è stata discreta, con situazioni puntiformi di danni da peronospora. Annata complessivamente discreta, con l'autunno che ha consentito di recuperare buona uva. Bene anche la gradazione, grazie ad un marcato di sopramedia termica, in particolare tra agosto e settembre quando ha fatto molto caldo in assenza di pioggia.
ULIVO: Andata altalenante, ancora difficile dare un dato complessivo: c'è chi sta facendo o ha fatto un ottimo raccolto, per altri il calo è stato drastico. Soprattutto dove c'è stata fioritura precoce, l'allegagione è stata scarsa e con bassa presenza di olive sulla pianta. Purtroppo sono stati particolarmemte intensi gli attacchi della “mosca”: chi è intervenuto con trattamenti specifici è riuscito a salvare il prodotto. Olive molto sane, invece, particolarmente negli uliveti in quota. In sintesi, c'è stata una resa bassa (tra l'8% e il 10%) ma con buona qualità.
MIELE: in Valtellina la stagione è stata soddisfacente a parte la fioritura della varietà acacia, millefiori, castagno, tiglio e rododendro, con quest'ultima produzione che si attesta come vera peculiarità dei mieli di montagna, prodotto sul territorio fino a 1800 metri di quota.
MIRTILLI E PICCOLI FRUTTI: annata positiva, nella media, nonostante la presenza di Drosophila.
ALPEGGIO: dopo la situazione climaticamente disastrosa dello scorso anno, la stagione dell'alpeggio è stata positiva, con una discreta produzione di foraggi che hanno consentito in diversi casi un “quarto taglio” nel mese di settembre. A pesare è stata la difficoltà di reperire manodopera, cosa che ha portato a una riduzione del numero dei capi in diverse aziende (cosa che ha portato a un calo fisiologico di produzione pari al -15% circa), a fronte però di una richiesta molto alta di prodotto, e ciò vale per tutte le specialità casearie (Bitto, Casera, Grasso d'Alpe, ecc.).
AGRITURISMI: annata positiva, con prenotazioni alte anche nel periodo di bassa stagione; pesa in maniera preoccupante la difficoltà a ritrovare manodopera, problema che affligge anche gli altri segmenti delle attività lavorative e il cui fenomeno è accentuato in Valtellina e Valchiavenna, soprattutto per via della concorrenza svizzera che offre condizioni economiche che incentivano il fenomeno del trasfrontalierato nel comparto ricettivo.