Abbiamo bisogno infatti di una ripresa di centralità regionale, ripartendo se necessario da una costituente che riporti la Regione al rango di volano del sistema autonomistico, in una cornice di Euroregione attorno a temi che solo questa dimensione sovralocalistica può garantire.
Riuscire a convincere Bolzano della bontà di una Regione forte, significa far capire loro che non esistono prospettive solitarie di successo fuori da una logica euroregionale nella quale Trento e Bolzano devono fare massa critica, per contare e determinare scelte. Sarebbe un errore imperdonabile quello di continuare, nella sola logica mercantile, a trattare a Roma attraverso azioni soliste da parte di Bolzano, e con singoli interventi trentini per quel che riguarda i temi trentini. L’azione disgiunta di due politiche solitarie, crea un’unica solitudine, una sterile solitudine idonea ad indebolire il nostro territorio sotto il profilo politico, sociale, ed economico. Pensare, e qui Bolzano in particolare deve fare un sforzo di adeguamento coi tempi, di ridurre la politica ad una contrattazione del contingente priva di una visione che abbia obbiettivi di medio e lungo respiro, significa portare il nostro sistema autonomistico al rischio concreto di un “infarto istituzionale”. Gli attacchi del neo centralismo culturale nazionale, che puntano a ridurre il nostro territorio ad un ambito di privilegio diffuso in virtù di vantaggi economici che non ci spettano, può e potrà trovare efficaci antidoti solo e solamente se la nostra azione regionale unitaria sarà foriera di forti novità e grandi capacità di essere alla fine migliori con risorse a scalare. È nel DNA della nostra Autonomia quello di dover mantenere standard di eccellenza, ma abbiamo la possibilità per farlo, uniti, in una Regione forte. Una Regione che va rivista, diciamo pure fortemente curata - sono d’accordo con la sollecitazione di Kompatscher -, ma attraverso una volontà partecipativa di Trento e Bolzano, in uno spirito di collaborazione vera e non “sopportata”. Qui non c’è nulla da sopportare, ma solo da supportare. Da supportare sono i nuovi percorsi che la nuova Regione deve pensare di attivare: si tratta della questione dei trasporti, dei temi ambientali, della partita sanitaria, della ricerca, della valorizzazione delle nostre eccellenze giovanili, solo per fare qualche esempio. C’è poi da governare una globalizzazione di cui conosciamo ancora troppo poco gli effetti, sovradimensionato alcuni benefici apparenti, privi di adeguata armonizzazione con la nostra Comunità.
Ribadisco che non c’è lo spazio a rivendicazioni o primogeniture di parte, ma la consapevolezza di un’emergenza che può travolgere tutti. Il rischio vero è quello di creare le condizioni per andare a raccogliere i cocci di un impianto che ha al suo interno forti ed immense potenzialità. Che poi il metronomo politico sia a Bolzano piuttosto che a Trento non è questo il punto. Ma che occorra scrivere un’agenda condivisa è indispensabile. Le condizioni storiche del 26 febbraio 1948 che portarono all’approvazione del primo Statuto d’autonomia, o quelle del 10 novembre 1971 col voto parlamentare del secondo Statuto sono cambiate ovviamente perché mutato è il mondo. Però l'impressione è che in alcuni cenacoli di partito ancora questo non sia stato perfettamente percepito, e che non compreso sia il fatto che l’Autonomia non è una formula matematica statica. Concepire la nostra Autonomia regionale come un algoritmo, attraverso il quale programmare tecnicamente con interventi di breve respiro, non funziona. La nostra Regione non può ridursi ad un foglio Excel, ad un copia-incolla di generici impegni dagli esiti segnati.
C’è più che mai bisogno oggi che Trento e Bolzano si riconoscano nella convinzione politica di stare su una medesima piattaforma, in una dimensione euroregionale, che deve saper cogliere ed anticipare le criticità a testa alta, superando ingorghi politici che inevitabilmente, da Trento a Bolzano, da Roma o Vienna, potranno crearsi", assessore regionale Claudio Cia.